La legge sul prezzo del libro, approvata dal Parlamento lo scorso 20 luglio, non piace ai fautori del libero mercato. L’ editore Liberilibri e l’ Istituto Bruno Leoni la considerano contraria alla Costituzione e propongono sul sito www.chicago-blog.it una petizione per chiedere al capo dello Stato di non firmarla. L’ Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori (Aduc) la giudica frutto di una «famigerata logica anticoncorrenziale». Un caso di cui ieri e oggi si è occupata gran parte della stampa nazionale (leggi) mettendo in risalto la posizione presa dalla Liberilibri di Macerata. Alla stessa casa editrice abbiamo chiesto un intervento.
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di Serena Sileoni *
Dal primo settembre i maceratesi non potranno più avvantaggiarsi di sconti sui libri superiori al 15%, oltre a ulteriori restrizioni sulle promozioni di vendita. Questo perché entrerà in vigore una legge che, con il pretesto di diffondere la cultura, in realtà intende proteggere il mercato tradizionale rispetto a quello elettronico e, solo apparentemente e per un breve periodo, tutelare gli
interessi dei piccoli dell’editoria.
In pochissimi hanno levato la voce contro una legge che ostacola la lettura, dal momento che diminuisce la capacità di acquisto da parte di giovani, di studenti e di chi, comunque, non ha un reddito sufficiente da potersi permettere spese solo apparentemente voluttuarie, come quelle per i libri.
La gran parte del settore editoriale, compresi i piccoli librai e editori, crede che questo provvedimento sia la panacea contro le ultime tendenze del mercato editoriale, ovverosia il mercato elettronico e la concentrazione dei grandi marchi. Al di là di impostazioni ideologiche proconcorrenziali da un lato o protezionistiche dall’altro, occorre chiedersi, più pragmaticamente, a chi giova questa legge.
A leggerne le finalità, essa dovrebbe servire a diffondere la lettura. Dunque, si propone come destinatari e beneficiari i lettori. Come si può, però, pensare che essi ne verranno beneficiati, se i libri non potranno subire sconti superiori agli attuali? Secondo molti piccoli editori e librerie, a beneficiarne sarà la cultura, perché questo neocolbertismo consentirà loro di sopravvivere al far west di sconti che solo i grandi, con le economie di scala proprie, possono permettersi.
Ma ciò che davvero resterà come effetto della legge è quanti lettori in meno si avranno, quante occasioni in meno di pubblicazione, quanti libri in meno in circolazione si avranno, proprio a danno della diffusione della cultura.
Convinta di quanto sopra, la Liberilibri di Macerata ha sottoscritto la petizione che l’Istituto Bruno Leoni ha aperto sul chicago-blog (http://www.chicago-blog.it/2011/07/24/disciplina-del-prezzo-dei-libri-petizione-al-presidente-della-repubblica/) e che in meno di 48 ore di un fine settimana estivo ha ottenuto, oltre a quasi 1000 firme, vivaci e critiche reazioni da parte dell’Associazione italiana editori, di alcuni esponenti politici e di personaggi noti del mondo della cultura.
La petizione è rivolta al Presidente della Repubblica perché verifichi in sede di promulgazione, al di là dell’opportunità sostanziale, se ricorrono profili di illegittimità costituzionale per contrasto con il diritto all’intrapredenza economica e irragionevolezza sotto il profilo dell’uguaglianza dei cittadini/lettori.
* Serena Sileoni
Responsabile editoriale Liberilibri
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Naturalmente sono d’accordo con la petizione e vorrei aggiungere una cosa.
Se fino ad ora ho comprato libri, letti e poi messi da parte (in un’apposita libreria ), vuol dire che da ora mi metterò d’accordo con le amiche per comprare un libro a testa e poi farli girare….
Noi perderemo il 15% di sconto ma gli editori perderanno almeno il 70% di guadagno!!!
Triste a dirsi… ma a mali estremi, estremi rimedi!
Liana Paciaroni