Il Comitato Referendario “2 Si Per l’Acqua Bene Comune” di Macerata inaugura l’ultima fase della campagna a sostegno dei referendum con la Festa dell’Acqua Pubblica “Vogliamo l’Acqua, il Sole, mica la Luna!”.
Domani (domenica 22 maggio) al Parco di Fontescodella saranno presenti gli stand informativi sui referendum, a partire dalle 16 animazione per bambini con trampolieri, giocolieri, artisti di strada con i Benandanti, il Mago Caucciù e Johnny’s Big Party insieme al contest di street art a cura di Sisma ArtInProgress.Dalle 19.00 musica con Sweet Teddy djset, per tutto il pomeriggio merenda con panini, vino, birra e acqua, pubblica!
“Anche da Macerata e dalle Marche – si legge nella nota del Comitato – eravamo presenti lo scorso 26 marzo a Piazza San Giovanni, dove 300.000 persone hanno lanciato ufficialmente l’ultima fase della campagna referendaria che porterà fino al voto del 12 e 13 Giugno.
In quelle date il governo ha indetto le votazioni sperando nell’astensione. Lo ha fatto fissando la consultazione nell’ultima data utile sprecando circa 400 milioni euro per non aver proceduto all’accorpamento con le amministrative.
È palese il tentativo di depotenziare i referendum contro la privatizzazione dei servizi idrici e per fermare il nucleare: attraverso una censura sistematica nei grandi media, rinviando di un mese l’approvazione del regolamento da parte della Commissione di Vigilanza RAI, con l’approvazione di nuove normative, come il decreto che contiene la moratoria e la finta uscita dal nucleare.Una farsa ideata al solo scopo di delegittimare il voto popolare fino al tentativo di cancellare il quesito contro il nucleare.
Riteniamo che questa scelta sia dettata dalla paura che hanno tutte le forze che vogliono privatizzare l’acqua e tornare all’energia atomica.
Il re è ancora una volta nudo: si richiama al popolo ad ogni occasione, ma fugge a gambe levate quando il popolo può davvero pronunciarsi su temi essenziali per la vita e la società.
Siamo sicuri che tutto questo non riuscirà a fermare la grande mobilitazione popolare a difesa dei beni comuni cresciuta negli ultimi
mesi: i cittadini e le cittadine andranno a votare e rivendicheranno il loro diritto di esprimersi liberamente affinchè l’acqua e la sua
gestione tornino pubbliche e rimangano fuori dal mercato, per scongiurare il ritorno al nucleare.
La risposta delle urne rappresenterà la partecipazione e gli interessi della collettività contro chi vuole fare profitti sui nostri diritti.
Anche questa volta non ci riusciranno, il 12 e il 13 giugno tutte e tutti a votare per l’acqua bene comune. Perché si scrive acqua ma si legge democrazia!”
Per informazioni e contatti sull’iniziativa e per essere informati sulla
campagna referendaria: tel 328/6505665 – email
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Passata la sbornia elettorale mi auguro che anche le Diocesi e le Parrocchie delle Marche aderiscano alla campagna “Acqua dono di Dio e bene comune” lanciata dalla Rete Interdiocesana Nuovi Stili di vita (di cui fanno parte già 40 Diocesi italiane:
Acqua, dono di Dio e bene comune è «una proposta cristiana al di sopra di ogni schieramento politico e ideologico, è una campagna che invita ad adottare stili di vita e comportamenti che tutelino questo prezioso bene comune, garantendone la disponibilità per tutti».
Concretamente viene proposto alle «Chiese locali, la costruzione di percorsi pastorali, adatti al proprio territorio, che conducano i cristiani a riscoprire lo sguardo di Francesco, che chiamava l’acqua “sorella”, rinnovando così coerentemente le proprie pratiche».
Pochi suggerimenti efficaci: da una cultura del buon uso dell’acqua, evitando sprechi, alla scelta di prodotti la cui realizzazione richieda poco acqua. E ancora privilegiare l’uso dell’acqua pubblica, adeguatamente controllata o confezionata a chilometri zero.
L’acqua «è un vero bene comune, che esige una gestione comunitaria, orientata alla partecipazione di tutti e non determinata dalla logica del profitto». E a questo proposito si sollecita la partecipazione attiva «al dibattito legato al referendum sulla gestione dell’acqua, che mira a salvaguardarla come bene comune e diritto universale, evitando che diventi una merce privata o privatizzabile, ma ripubblicizzandola mediante una forma di gestione pubblica e partecipata dei servizi idrici».
http://reteinterdiocesana.wordpress.com/rete/