di Alessandra Pierini
Un enorme campo fotovoltaico in contrada Boschetto Ricci? Non è fantascienza ma un’ipotesi molto probabile. Lo scorso luglio, infatti, la società Nereo Marche Energia Srl di Roma nella persona del suo legale rappresentante Juan Carlos Garcìa Alìa, ha presentato alla Provincia di Macerata istanza per l’avvio della procedura di Verifica di Assoggettabilità (VA) alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per un impianto di potenza pari 18,5 MWp (Megawatt di potenza) occupante un’area di circa 37 ettari, superficie comprensiva anche degli spazi liberi tra un pannello e l’altro, proprio nel Boschetto Ricci, che inizia a Sforzacosta e si estende lungo la strada che va a Pollenza e Consalvi. La Provincia ha attivato il procedimento per il rilascio della Autorizzazione Unica che prevede la verifica delle condizioni che possano portare alla assoggettabilità o no dell’impianto alla VIA , in questo ambito la Provincia (ente competente) ha interessato, per l’espressione dei relativi pareri diversi enti, tra cui il Comune di Macerata e di Pollenza e ha alla fine stabilito l’assoggettamento alla Valutazione di Impatto Ambientale.
Il 14 dicembre 2010 la Nereo ha presentato, all’ente competente, istanza di sottoponimento a VIA. Il procedimento di cui è responsabile Roberto Ciccioli è ora aperto alle osservazioni. La documentazione progettuale è depositata in Provincia e nei due comuni di Macerata e Pollenza a disposizione del pubblico per poter eventualmente presentare alla Provincia osservazioni e memorie entro il 21 febbraio 2011.
I dettagli tecnici dell’impianto sono definiti nella sintesi non tecnica, presentata dall’azienda richiedente e disponibili nel sito internet della Provincia di Macerata: « Il sito è ricavato all’interno delle proprietà del Sovrano Militare Ordine di Malta – recita il progetto – che possiede localmente circa 278 ettari, di cui 238 nel comune di Macerata e 40 contigui nel comune di Pollenza. L’area vasta è pari a quasi 56 ettari, mentre l’area racchiusa all’interno della recinzione ha invece una superficie di 37 ha, oltre a 2,3 ha per la sottostazione. La proiezione al suolo dei moduli coprirà nella soluzione prescelta (18,5 MW) una superficie di circa 10,8 ettari (tale valore è necessariamente approssimato perché dipende dalla ditta fornitrice e quindi dalle dimensioni esatte dei moduli che verranno utilizzati, ma le differenze sono molto piccole). »
Il progetto prevede anche diverse ipotesi di realizzazione ma propende alla fine per l’alternativa fin qui descritta, ridimensionata rispetto all’ipotesi originale: «E’ stata esclusa – si precisa nella sintesi – dal progetto l’area a sud della seconda fila di gelsi, sul lato sinistro (salendo) della strada comunale, per un totale di oltre 3 ettari. Lo scopo di tale esclusione dal perimetro dell’impianto è legata alla ipotesi di allontanare maggiormente l’impianto dai due casolari agricoli presenti in zona (che hanno così, lato nord-ovest, circa 5 ha di terreno libero circostante, mentre lato sud e lato est sono totalmente estranei al progetto) e di allontanare ulteriormente l’impianto dalla Villa Ricci. »
Nella sintesi tecnica presentata dalla Nereo Marche si legge: «L’area di progetto non interessa aree boschive (o con vegetazione di rilievo), aree di particolare interesse naturalistico ambientale, aree d’interesse archeologico, ambiti di rilevante pregio naturalistico (SIC o ZPS), parchi nazionali o regionali. Non si riscontrano impatti reali o potenziali su agricolture di pregio (vigneti doc, produzioni di cui all’articolo 21 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228) in quanto non presenti in aree prossime all’impianto, tal che non vi è alcuna interferenza di rilievo legata al progetto ».
In effetti è così ma basta un piccolo sforzo di memoria per ricordare che Villa Ciccolini Ricci è in stile neoclassico e prende il suo nome dalla famiglia che nel 1593 ne entrò in possesso. Successivamente la proprietà passò a Teodoro Ciccolini che la donò al Sovrano Militare Ordine di Malta e indicò nel suo testamento le sue volontà. Voleva che fosse trasformata in ritiro per i cavalieri stanchi dalle battaglie ma così non fu. Nell’anno dell’anniversario dell’Unità d’Italia, poi, non si può dimenticare che proprio Boschetto Ricci fu uno degli scenari in cui il 2 e il 3 maggio 1815 si svolse la sanguinosa battaglia di Cantagallo. C’è in questa terra l’abitudine di porre delle lapidi in ogni luogo da ricordare ma non si ha memoria di pannelli fotovoltaici posti a sottolineare i trascorsi storici.
(foto di Guido Picchio)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Per PIETA’, risparmiateci questo ulteriore scempio!
…è arrivato il momento di dire BASTA al fotovoltaico selvaggio!
La provincia di Macerata è stata fin troppo deturpata.
Certo la ditta è di Roma…che interesse ha di preservare questo territorio!
Il nome del rappresentante, poi…. lascia proprio intendere la provenienza… quissu è de Pitì!
Condivido . Non sono contro al fotovoltaico a terra in modo preconcetto ma 18,5 Mwp in quel posto mi sembra davvero una operazione esagerata. Partiti e/o associazioni dovrebbero opporsi ; bisogna studiare bene la cosa . adesso le normative regionali sono restrittive ma bisogna vedere quando è stata depositata questa richiesta
Il fotovoltaico ve bane sopra i tetti, riempite prima le zone industriali e lasciate la nostra terra alla coltivazione come da tradizione, altrimenti tra 20 anni avremo un bel panorama a specchio. Che vergogna, ambientalisti falsi.
A compendio della notizia dell’impianto fotovoltaico riteniamo opportuno ricordare che la famiglia Ricci era imparentata con uno degli artefici del risorgimento: Massimo D’Azeglio.
L’atmosfera arcadica del vivere in villa traspare da una lettera datata giugno 1860, ritrovata fortunosamente da Beniamino Carlà in un mercatino, scritta dal marchese Ricci all’illustre storico dell’arte e zio Amico: “Ho ricevuto qui a Boschetto la carissima del 6 e dal Boschetto rispondo; ove son venuto con Papà a passare 7 o 8 giorni intanto che Rina trovasi a Filottrano dagli Accorretti. Gregorio ci fa da mangiare e ci pulisce le camere; il giardiniere ci serve a tavola, mentre tutti gli altri della famiglia e anche i cavalli sono rimasti a Macerata. Così si fa vita arcadica, e papà coi suoi disegni, io coi miei libri ce la passiamo bene”. E più avanti: “La stagione procede regolarissima, avremo un ubertoso raccolto; e già le fave stanno sull’aja, e sembrano molte. E’ stata proibita da qualche giorno l’introduzione per tutto lo Stato della Gazzetta di Genova che era l’unico foglio italiano, imparziale e ben fatto, che potessimo leggere. E ora siamo rimasti col Giornale di Roma e l’Armonia che fanno insieme un duetto meraviglioso.”
Ma è mai possibile che ci si debba indignare ancora e ancora e ancora?! Ma chi ci rappresenta?! Ma che la minoranza dei cittadini maceratesi si trovi tutta radunata in Comune e non si renda conto dell’opposizione di quella maggioranza che non sta seduta ma circola operosa guardandosi attorno?! Certo, la lezione di livello nazionale a cui stanno assistendo i nostri amministratori non è delle più edificanti, ma possono anche cambiare università, frequentarne una popolare … per esempio.
E’ ora veramente di dire basta a questo sconcio che sta giorno per giorno rubando terreno all’agricoltura e alle bellezze paesaggistiche. Perchè non utilizzare i tetti dei capannoni industriali? e poi non ci lamentiamo se fra non molto dovremo importare dalla Cina anche i prodotti della terra.
Tralascio le ovvie motivazioni contro la forsennata realizzazione di tali impianti a terra, ma perché non utilizzare i tetti di edifici privati e pubblici? Di certo non mancano! Basti pensare agli innumerevoli capannoni industriali che, purtroppo, occupano vaste superfici del nostro “bel paese”!
La risposta mi pare ovvia!
@maceratese DOP
….quillu de Pitì
http://www.ebcgeie.eu/JuanCarlosAlia.aspx
Grandi Paolo Ranzuglia e Maceratese dop, grandissimo Paolo Renna che saluto.
Quando 10 anni fa da Agronomo professionista impostai per lo S.M.O.M. un piano di rotazione agronomica quinquennale, fui preso poco sul serio. Mi dissero che l’azienda aderendo al basso impatto ambientale,( Reg Ce 2078 Misura A1D3), non sarebbe riuscita a contenere le perdite legate al contenuto uso di concimi chimici…
Tutte balle, l’azienda estesa su un totale di ben 312 ha di S.A.U.( sup. agricola utilizzabile),riuscì a reinvestire i propri profitti ed a mantenere il proprio carico zootecnico con ben 42 marchigiane iscritte ai libri genealogici.
E così fino al 2002 quando la gestione centralizzata aziendale venne ripresa direttamente dal centro, Roma e Perugia, per il centro italia.
Da allora passando in Contrada Boschetto Ricci, per circa 6 volte al giorno,da e per la scuola dei figli, ho visto sempre più erbacce, sempre meno lavorazioni superficiali del terreno, sempre meno rotazioni agronomiche.
La stalla è chiusa, al posto degli animali si ritrovano ammassati sacchi di concime chimico pronti per l’uso.
Ora il tragico epilogo.
Stregati dai progettisti Romani ci ritroviamo a VIA con un impianto che di impattante ha perfino il nome del suo legale rappresentante.
E’ possibile che non sapevamo utilizzare pari superfici in zone industriali o sui capannoni dei tetti?
Perchè permettere uno scempio simile, vogliamo non essere secondi a nessuno e superare gli impianti di Tolentino in Contrada Casone del proprietario dell’API?Anche qui credo che le Associazioni, così come i singoli cittadini, debbano dire la loro.
Lo abbiamo fatto per il SUAP di questa estate, lo rifaremo per tante altre occasioni.
Non si può dormire su una aggressione massiccia al territorio.
E pensare che quel territorio era stato incluso nell’ipotesi di prefattibilità della pista ciclabile tratto Macerata_Frazioni, settore Sforzacosta_ Boschetto Ricci_Sasso d’Italia_Montalbano e che per la realizzazione ci eravamo già mossi per cercare dei fondi ministeriali ad hoc.
Che scempio, che delusione, aiuto
Per favore, va bene fare impianti fotovoltaici, ma metteteli sopra i tetti. A Piediripa, Casette Verdini, Sforzacosta ci sono centinaia di capannoni industriali. Metteteli li, stanno al sole e magari migliora anche il colpo d’occhio. Basta con questa corsa a mettere fotovoltaici su terreni agricoli o altre zone verdi. Gia’ ce ne sono poche, valorizziamole e facciamone tesoro.
Deturpate il territorio, lo svalutate (ci perde tutta la rete turistica locale), e poi va a finire che non potendolo piu’ riconvertire a terreno agricolo viene lottizzato, per la felicita’ di costruttori e amministratori che ci speculano sopra.
Bisogna organizzarsi per contrastare questo stupro continuo del territorio. In maniera trasversale, cittadini di diverso orientamento politico possono e DEVONO unirsi in questa battaglia di civiltà. E unire alle proteste anche le PROPOSTE: politica di risparmio energetico, fotovoltaico sì, ma non a terra..
“Sovrano Militare Ordine di Malta”
e purassà che non c’entrava la massoneria…?
è veramente assurdo deturpare una zona così bella! ma si sa, per i soldi si passa sopra a tutto!
Ma cara provincia e caro comune, perchè non individuate una zona , magari montana e possibilmente nascosta, da assegnare a questi imprenditori del fotovoltaico?
Invece di deturpare le nostre campagne un’ettaro qua ed uno la, perchè non date la possibilità di fare questi impianti solo in alcune zone libere dall’impatto ambientale, riuscendo così a tutelare le nostre belle campagne ed allo stesso tempo aiutare la produzione di energia pulita?
Nota Politica: Una volta c’erano i “Verdi” che bloccavano tutto, anche quello che non andava bloccato. Oggi che dovrebbero bloccare certi scempi non lo fanno: ma dove stanno questi uomini “verdi”?
….spariti!!!!!
Mi sono trasferita da Roma per venire a vivere a Macerata, e proprio a Contrada Boschetto. Chi non la conosce dovrebbe dedicare un briciolo del proprio tempo per venire ad ammirare questo posto meraviglioso, prima che sia troppo tardi! Da Sforzacosta, superato il passaggio a livello vicino al distributore di benzina, basta procedere per qualche decina di metri e si scorge un viale alberato di altri tempi, quello che permette l’accesso alla Villa. Proseguendo per la strada principale dopo qualche centinaio di metri ci si lascia sulla sinistra “il boschetto” e superata una curva a gomito, comincia un meravilgioso rettilineo, leggermente in salita, lungo diverse centinaia di metri, che taglia una distesa immensa di campi, fino a poco tempo fà coltivati a girasoli o grano, Su questi campi gelsi enormi, querce secolari, casolari antichi e un tramonto da mozzare il fiato. In cima alla collina, alla fine del rettilineo una vigna ed un uliveto curati con amore, sempre, tutto l’anno. Quando tira vento, e quì tira, il grano, in tarda primavera, si muove come le onde del mare e le sere d’estate il giallo dei girasoli diventa così intenso da suscitare forti emozioni anche ai meno sensibili. Chiunque passa di lì, e soprattutto quelli che, come me, vengono dalla città e forse apprezzano di più tanta bellezza perchè meno abituati, ci lasciano il cuore. Almeno questo era quello che pensavo fino a quando non ho letto questo articolo … Eh già, ora si spiega perchè quella distesa meravgliosa, che ho appena cercato di descrivere, ormai da qualche tempo è stata abbandonata a sè stessa. Nessuno si è più preoccupato di ararla, di seminarla … e già ora le erbacce invadono ogni singolo centimetro di questa terra fertile e preziosissima. Se mi affaccio dalle finestre di casa mia che volgono lo sguardo verso Pollenza, vedo in lontananza uno scempio già compiuto: centinaia di pannelli fotovoltaici che al tramonto riflettono una luce innaturale, che rovina i meravigliosi tramonti e che gridano vendetta! Non oso immaginare l’incantevole Contrada Boschetto ridotta in quel modo. Aiutateci! E a chi ha questo compito gravoso di decidere o meno la fattibilità di un tale scempio chiedo, prima di apporre una firma, di non limtarsi a vedere le foto che ha sotto mano, ma di venire a farsi una bella passeggiata e a cogliere gli asparagi in questo angolo di Paradiso, come in molti altri che rendono questa regione una delle più belle d’Italia (e poi chiamiamo pure Dustin Hoffmann a fare la pubblicità per promuovere il turismo!) … Grazie
..ormai le nostre campagne a paesaggi sono pieni di quei pannelli fotovoltaici… money money money…ma i money poi a chi vanno!?
Credo che solo l’organizzazione, la collaborazione l’impegno di tutti possa salvarci da questo ennesimo attenatato al patrimonio comune
.
Le istituzioni parlano di paesaggio, di “eccellenze”, di valorizzazione dell’agricoltura, ma sono menzogne per accompagnare i cartelloni pubblicitari.
Nella pratica vanno a braccetto coi palazzinari (vedi recente terrribile ampliamento del piano casa regionale e le continue varianti ai piani regolatori) e coi nuovi speculatori della cosiddetta economia verde.
Larga parte dei nostri amministratori, al netto degli interessi personali, è inadeguata e obsoleta, utilizza gli strumenti di 50 anni fa per fomentare le attività economiche (la ruspa e la betoniera), come se nulla fosse accaduto nel frattempo.
Solo le persone informate, competenti e organizzate possono fermarli…forza allora!
Matteo
apprendo solo ora di questa “terrificante” notizia… siamo al parossismo più volgare di quello che dovrebbe essere un uso razionale e compatibile della fonte solare di energia, la migliore e più sostenibile fonte naturale assieme al vento.
Ciò dimostra che le norme vigenti al momento della richiesta di questo mega-impianto non erano affatto sufficienti a garantire un contemperamento tra l’ auspicabile incentivazione del fotovoltaico e la necessaria tutela del paesaggio e dei suoli agricoli.
E ciò ancora dimostra l’insufficienza e la tardività dell’entrata in vigore delle tanto attese “linee guida” regionali sulla individuazione delle cosiddette “aree non idonee”
L’allarme è generale, serio; la situazione è grave, esplosiva; persino il governo ha redatto una proposta di decreto legislativo che limiterebbe la concessione degli incentivi agli impianti fotovoltaici a terra fino ad un solo megawatt di potenza per singolo impianto ed con un rapporto max di 50 kWatt per ettaro; ma la norma tarda ad entrare in vigore e comunque prevede che sia applicabile agli impianti che saranno presentati dopo un anno dalla sua emanazione : come dire che è probabile che i buoi saranno già usciti dalla stalla…
Che fare? Penso che serva una grande mobilitazione di tutti coloro (associazioni, comitati e singoli cittadini) che hanno a cuore la salvaguardia della produzione agricola e del valore culturale ed identitario del nostro paesaggio al fine di “imporre” alla Regione marche di assumere quei provvedimenti atti ad evitare il disastro in atto e previsto; disastro che molti di noi avevano preannunciato, anche in queste pagine…
per il Coordinamento per la Tutela del Paesaggio delle Marche – Riccardo Picciafuoco
Tranquilli, fra due-tre mesi ci penserà l’ambientalista Capponi a sistemare questi affari fotovoltaici in tutta la Pronvincia.