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Villa Lauri, patrimonio da difendere

I tesori di Macerata - Seconda parte

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di Gabor Bonifazi

“…Del tè delizioso, importato dall’Inghilterra, e latte ancora più delizioso, appena munto, con pane e burro, e biscotti di ogni genere, ci furono servita da un imponente maggiordomo in una parte del giardino dove fiori rari e felci crescevano fra le rocce portate lì apposta. Era quasi troppo inglese, e dovevo guardar fisso il Gran Sasso e più vicino le viti e gli ulivi per ricordarmi che non mi trovavo in qualche ben curata proprietà inglese. Ma la casa, per quanto perfetta nel suo stile, non era affatto inglese. Era sistemata per proteggere dal caldo piuttosto che dal freddo,; era infatti una abitazione estiva. C’era la sala del bigliardo, la sala per giocare a carte, il salotto per fumare, la sala di lettura, la stanza da bagno, tutto ciò che una comitiva maschile poteva desiderare. I mobili erano nuovi, graziosi e di buon gusto, e tutto in perfetto ordine. Però mancava quel calore di luogo abitato che quasi ogni casa inglese possiede, anche senza la presenza di una donna. Agli italiani piace la pulizia, la precisione, l’ordine, anche se sono troppo pigri per imporli, ma non ne ho mai incontrato uno che tenesse a quel certo senso di calda intimità che in inglese si esprime con la parola cosiness. Questo non era un palazzo, era piuttosto un cottage di stile ornato, e non si può dire che le comodità fossero state trascurate ma ai miei occhi inglesi qualcosa mancava. Se il conte si era dato premura di rendere la nostra visita piacevole, egli ebbe almeno la soddisfazione di vedere che le sue pene non erano state inutili; perché i bambini saltavano intorno esclamando: «Oh, quant’è bello!» e ogni novità loro mostrata suscitava la loro gioia. Per cui non c’è da meravigliarsi se furono dichiarati deliziosi; e ci separammo, soddisfatti di noi stessi e l’un dell’altro.

Deve essere piacevole veder realizzato il desiderio della propria vita. Il conte è ormai vecchio, e solo adesso, appena adesso, ha completato la sua villa, col suo giardino che coronano il lavoro di quarant’anni: Ma al piacere si mescola una punta di amaro. Non può aspettarsi di goderne a lungo. Un altro godrà di ciò che egli ha compiuto, ed egli non sa chi, perché non ha parenti stretti e non ha ancora deciso a chi lasciare il suo piccolo paradiso.

Il conte in questione Tommaso Lauri (Sindaco di Macerata, Senatore per censo, e Presidente della Provincia moriva nel 1894, dopo aver investito otto lustri della propria vita per costruire questo luogo dell’amore. Dalla descrizione della Margaret Collier si possono ricavare tutti gli elementi originari del giardino di Villa Lauri che nonostante le varie vicende era arrivato intatto ai giorni nostri. Del giardino, infatti, fanno tuttora parte diversi edifici di stile eclettico: la Torre Belvedere, la Capanna dello Zio Tom e il Tempietto. Tutti questi edifici sono collegati attraverso vialetti immersi nel verde in un bellissimo giardino abbandonato dove sono presenti numerose specie vegetali: acacie, sequoie, roverelle, tigli, lecci, lauri, pini, ippocastani, cedri, cipressi, abeti rossi e bianchi, palme, corbezzoli e altri.

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Tommaso Lauri donò alla città non solo il giardino e la villa, ma anche il viale e l’intero territorio di Sasso d’Italia: l’unica area di Macerata tutelata ai sensi della legge sulle bellezze naturali, ora quasi del tutto devastata da costruzioni dalla pessima qualità edilizia, compreso l’Osservatorio geofisico.

Villa Lauri venne ereditata dalla Congregazione di Carità, la quale nel 1901 la cedette alla Provincia che la destinò a sede distaccata del manicomio (in quegli anni c’era il boom dei malati di mente).

Dal verbale di consegna di Villa Lauri alla Provincia si possono ricostruire gli edifici scomparsi: la serra con cinque vetrate, il roccolo, la torre, la colombaia, il laws tennis, il capanno di legno, i vari accessori, la nicchia murata per il tiro a segno con bersaglio di ferro, i semibusti di Cavour e Vittorio Emanuele II su due nicchie murate lungo lo stradone di tramontana, una vasca e pozzo con collo murato di pompa lungo lo stradone che porta alla Capanna dello Zio Tom, altra cisterna e vasca di fronte alla torre munita di pompa, una cavallerizza recinta in parte con cancello di ferro e pozzo annesso, un fabbricato ad uso capanna, colombaia, porcile, pollaio, una lapide in memoria del conte Virgilio Lauri. Dietro il fabbricato centrale vi era inoltre un recinto con pilastri murati e sbarre di ferro e un tavolo di pietra con basamento in ferro. Nel lato Nord una gradinata con soglie di pietra ed una neviera in muratura coperta di tegole e, nel lato Sud, due tavoli di pietra con piedi di ghisa.

Si avanza l’ipotesi che la Villa Lauri sia stata progettata dall’architetto Ireneo Aleandri intorno al 1841. Ciò si deduce da un manoscritto conservato presso la Biblioteca comunale di Macerata: «Memorie di Ireneo Aleandri Architetto». Nel documento è scritto che l’Aleandri a Macerata aveva progettato il casino dei fratelli Paletti e quello del Sig. Giovanni Lauri (zio di Tommaso?).

Villa Lauri, in contrada Montalbano (monte dei pioppi), è racchiusa da un muro fatiscente che funge più da barriera psicologica che da recinzione protettiva. Sul complesso, abbandonato da anni, grava da tempo una cortina di silenzio spesso rotta da annunci e depliant patinati di scarso significato concreto, da slogan trionfalistici e protocolli d’intesa. Al contrario questa villa sta crollando grazie all’indecisionismo tipico degli amministratori. Tante chiacchiere e neanche un progetto esecutivo. Infatti dal 1982, dopo lo smantellamento del tubercolosario, la villa ha rappresentato in maniera egregia una sorta di biglietto da visita della Provincia di Macerata, la provincia dei primati e della Terra delle armonie. Nella prima metà degli anni duemila il complesso del conte Tommaso Lauri fu venduto all’Università. Singolare la motivazione dell’alienazione che ci diede un assessore: «Perché l’Università c’ha li sordi».

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La prima parte:

https://www.cronachemaceratesi.it/?p=19466



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