Il Pdl alla resa dei conti:
faccia a faccia tra Giulio e Fabio

Aleggia il malumore anche tra le varie anime del Pd - di Mauro Montali -

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di Mauro Montali

Resa dei conti stasera nel Pdl, tra Fabio Pistarelli e Giulio Conti. Nel Pd, invece, la confusione regna ancora sovrana e Nino Delle Fave, uno dei quattro candidati alle primarie di coalizione annuncia una “bomba”: una lista tutta sua?
Si stringono i tempi e la politica maceratese è in fibrillazione. Vediamo cosa bolle in pentola.
A via Moje, dopo cena, va in onda l’ultimo atto  (ma forse è il penultimo) della tenzone tra il vecchio parlamentare  e il giovane consigliere regionale. Nella sede del Pdl si riunisce il coordinamento regionale del partito (Ceroni e Ciccioli), parte del direttivo comunale e i due contendenti. Per la prima volta, da molti mesi a questa parte, Conti e Pistarelli si troveranno faccia a faccia. Il summit  è stato convocato, dicono, dietro le pressanti insistenze dell’ex sottosegretario alla Sanità (primo governo Berlusconi) che vuole sapere ufficialmente se il partito è deciso a puntare i piedi su Pistarelli. In questo Giulio Conti, dicono fonti ben informate, darà di nuovo battaglia. E dirà, sempre secondo queste fonti, che il centrodestra, con Pistarelli capolista, è destinato a perdere le elezioni comunali. Intanto, perchè non c’è unita, su questo nome, tra gli alleati (ma dove sono?) e nello stesso Pdl. Giulio Conti si batterà per lui meme, in primo luogo, ma poi cercherà una mediazione su altri personaggi di spicco: l’avvocato Ballesi o il dottor Giustozzi, vicesegretario generale della Provincia.
C’è da attendersi, però, che gli organi dirigenti del Pdl facciano quadrato attorno a Fabio Pistarelli. Sarebbe un brutto segnale tornare indietro. In questo caso, l’ira di Conti sarà furibonda.  E come extrema ratio, ancora da dirigente di partito, si rivolgerà a Roma, alla trojka, che sovraintende il partito di Berlusconi. Una specie di corte d’appello. Ma la cassazione non è prevista. Poi, sempre ai dice, Conti “annuncerà quello che deve annunciare”, cioè, si porrà, di fatto, fuori dal Pdl, e formerà una sua lista autonoma. Con l’obiettivo dichiarato di far perdere Pistarelli e, di conseguenza, il centrodestra.

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A sinistra ringraziano. Senonchè dalle parti del Pd non tira una bellissima aria. Il partito è diviso tra varie anime e molti pezzi. E nessuno è più in grado di tirare una sintesi adeguata. I quattro pretendenti alla carica di candidato sindaco sono stati lasciati in grande solitudine. A parte l’avvocato Romano Carancini che ha incassato pubblicamente, nell’intervista al nostro giornale, l’appoggio del sindaco Giorgio Meschini. Che, pure, aveva espresso grande apprezzamento per Bruno Mandrelli. Ma gli altri due? Romano Mari e Nino Delle Fave (nella foto) non l’hanno preso mica tanto bene. E’ parso come se il primo cittadino avesse detto: voi due ritiratevi. Così, almeno, entrambi hanno letto l’esternazione di Meschini.
Nino Delle Fave, in particolare, è furibondo. “Lascio aspettare un paio di giorni – ci dice-  e poi farò esplodere la bomba”. Che se non abbiamo capito male è quella della presentazione di una sua autonoma lista. “Io dopo Mari son quello che cinque anni fa prese più voti di tutti per la Margherita. Ho realizzato la più grande opera pubblica di Macerata, la galleria, e per la fine di questa consiliatura porterò in Consiglio le delibere per la bretella e per l’ampliamento del Tribunale. Cosa si vuole di più da me? Invece, ora mi ritrovo in una condizione di assoluta solitudine. Non finirà qui”.
Ecco, questi sono gli effetti dell’atomizzazione della politica maceratese. I partiti contano più poco e il rischio è quello di trovarsi, a marzo, con decine di liste. Magari è una fase anche divertente. Per noi osservatori. Per i cittadini molto meno.



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