Nel corso del 2008 il primo acquedotto di Gagliole compie cento anni. Peccato che la sorgente dell’acqua potabile si presenti coperta di rovi e in completo stato d’abbandono.
I lavori per l’acquedotto iniziarono nel 1904 e terminarono nel 1908. L’acqua della fonte giungeva al capoluogo mediante una condotta abbastanza rudimentale forse in cotto dove, inizialmente, alimentava solo due fontane pubbliche. Le donne marchigiane erano già abituate a portare l’acqua a casa con la brocca in testa da distanze maggiori. Una targa, oggi scomparsa, ricordava l’evento.
Quello di Gagliole è un borgo che ha radici lontane. Scavi condotti in località Ponte di Crispiero, San Giovanni di Acquosi e Collemarte nel 1919 e poi nel 1974 hanno consentito alcuni ritrovamenti risalenti al Paleolitico. Altri reperti rinvenuti a Collemarte sono conservati al museo comunale di Camerino.
Il nome di Gagliole ha probabili origini celtiche. Nel IV secolo a. C. i Galli Senoni, una popolazione celtica proveniente dall’Europa centrale, giunsero fino al fiume Esino e sconfinò a sud nel Piceno. Ciò, però, non avvenne nel VII secolo a. C. come riportato nel libro di C. Mazzalupi e F. Rocchetti “Gagliole: frammenti di storia”, ma tre secoli dopo.
Sulla strada che conduce alla località Torreto di Gagliole, si trova la fonte di Usciano. Nella targa scomparsa, forse si precisava che si trattava della fonte appartenente alla chiesa di Usciano. La chiesa, oggi non più esistente, si trovava nei pressi di un antico cimitero ora abbandonato. Il più antico documento che parla di Usciano risale al 1171 e riguarda la chiesa di San Lorenzo e Santa Maria, anche questa andata distrutta.
Ora la falda acquifera si è abbassata, ma ancora si avverte un minimo scorrere d’acqua.
Nell’agosto 2004 la Regione Marche indisse un bando per il miglioramento e la tutela del patrimonio rurale. Il Municipio di Gagliole inviò un progetto per il recupero della fonte del costo di circa 36.000 euro. Il progetto non riuscì a inserirsi nei primi posti della graduatoria, di conseguenza non poté beneficiare dei 771.000 euro stanziati.
Pochi metri più a monte della fontana vi è un’edicola dedicata alla Madonna, risalente al XVIII secolo e spostata per allargare la strada nei primi anni ’60.
Nelle vicinanze vi è il casolare del dr Alessandro Conforti, derivante da abitazione rurale risalente alla fine del 1700 e restaurata nel 1981. All’ingresso della stessa vi è una bella roverella (Quercus pubescens Willd.) della circonferenza fusto di m 2,90 e sotto la sua ombra un vecchio travaglio di legno. Questo dispositivo era utilizzato per ferrare i quadrupedi.
Una volta per chi viaggiava e lavorava le sorgenti di acqua fresca erano molto importanti. Era un luogo di ristoro, di serenità e di socializzazione: un mondo ormai perduto. Alla fonte si dissetavano uomini e animali e all’ombra della quercia ci si riposava, mentre il maniscalco sostituiva i ferri consumati ai buoi e ai cavalli. Il passante poteva anche pregare davanti all’edicola.
Un tempo dove non vi erano sorgenti non si poteva viaggiare, esse consentivano persino di attraversare vasti deserti. Quella di Usciano fu sicuramente utilizzata come fonte, come abbeveratoio e anche come lavatoio. Si faceva molta attenzione a tenere ben pulita la vasca destinata a dissetare gli animali di qualunque specie.
Come abbiamo visto, nel territorio di Gagliole, nei millenni ci sono state troppe opere umane cadute in rovina. Ci auguriamo tutti che si riesca a restaurare questa bella fontana, funzionante fino a trenta anni fa.
Eno Santecchia
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Leggo con piacere questo articolo del sig. Santecchia perché mi ricorda l’infanzia vissuta proprio nella zona descritta. La mia famiglia ha abitato per quasi 70 anni (dai primi del ‘900 fino al 1976), nel casolare del dott. Conforti con contratto a mezzadria e ha svolto tutta la propria attività, con altre famiglie vicine, attorno alla fonte di Usciano. Non si può dimenticare l’acqua abbondante e freschissima che richiamava gente anche dal vicino paese di Gagliole e oltre, soprattutto d’estate.
Devo però fare delle precisazioni riguardo l’edicola dedicata alla Madonna: non è stata spostata (era già pericolante e curiosamente inclinata) ma abbattuta con grande dispiacere della popolazione locale, molto devota a questa “guardiana“ della campagna circostante . Fu subito dopo ricostruita più piccola alla distanza di alcuni metri . Nel momento dell’abbattimento si era radunata una piccola folla, dispiaciuta e consapevole della perdita irreparabile di un oggetto antico, ma rassegnata perché la strada , in quel punto molto pericolosa per la presenza di due curve vicine, necessitava di un allargamento (circolavano già diverse auto oltre a grossi mezzi agricoli).
Per quanto riguarda il lavatoio c’era una vasca lunga e poco profonda (anch’essa scomparsa) adiacente alla fonte, dove le donne della zona si radunavano per lavare ma anche per fare “quattro chiacchiere”.
Luciano Burzacca
In realtà il lavatoio, a sinistra della fonte, esiste ancora, ma spesso è nascosto da una fitta vegetazione. M. Luce
Voglio raccontare un piccolo aneddoto a proposito dell’edicola ricostruita.
Quando il Comune di Gagliole decise di abbattere la vecchia edicola e di ricostruirne una più piccola nelle vicinanze, affidò il lavoro ad un muratore del luogo, tale Costantino Paggetti tutt’ora vivente ed abitante a Castelraimondo, che mi chiese di aiutarlo a sviluppare un piccolo progetto.
Va ricordato che in quell’epoca non esistevano le severe regolamentazioni edilizie di oggi e che molte di queste cose venivano fatte “alla buona”, quindi ci mettemmo al lavoro ed io sviluppai il disegno architettonico seguendo i consigli e le indicazioni del Sig. Paggetti.
Alla fine il disegno, completo delle nostre firme e della data di realizzazione,fu posto in una bottiglia che successivamente fu chiusa e murata all’interno dell’edicola.
Voglio sentitamente ringraziare l’autore dell’articolo, che purtroppo non ho il piacere di conoscere, per aver riportato l’attenzione su questi luoghi oggi abbandonati, che rappresentano pezzi della nostra storia e della nostra cultura e per avermi fatto rivivere un bel ricordo della mia giovinezza.
Pacifico Burzacca