
L’avvocato Giuseppe Bommarito
di Giuseppe Bommarito*
Ancora profondamento addolorato per la recente morte della mia setter irlandese, la dolcissima Perla che mi ha accompagnato per ben quindici anni, mi ha fatto ribrezzo la foto apparsa qualche giorno fa su questo giornale dei tre setter irlandesi, due maschi e una femmina, uccisi da veleno per topi dopo un’agonia sicuramente lunga e molto dolorosa, stesi a terra uno accanto all’altro lungo un vialetto di ingresso di una villa nell’anconetano.
Una scena veramente tremenda a vedersi, degna di una galleria dell’orrore. Quella foto, orripilante al punto da scuotere lo stomaco di chiunque abbia un minimo di sensibilità, peraltro era già apparsa all’epoca dei fatti risalenti al febbraio 2021. È riapparsa ora sulla stampa perché in questi giorni è terminato il processo di primo grado contro il proprietario dei setter avvelenati, processo nel quale si erano costituiti la Lav, Lega AntiVivisezione, e l’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali). Si tratta dell’avvocato maceratese Marco Battellini, riconosciuto colpevole e condannato dal tribunale di Ancona a otto mesi per violazione dell’art. 544-bis del codice penale (uccisione di animali).
Si tratta ovviamente di una sentenza di primo grado, che sarà sicuramente appellata dall’interessato, il quale ha sempre reclamato la propria innocenza. Bisognerà quindi attendere che il processo si concluda con i vari gradi di impugnazione prima di emettere un giudizio definitivo su questa bruttissima vicenda, che peraltro non è un caso isolato, perché proprio in questi giorni, questa volta nel sud delle Marche, nelle campagne di Petritoli, c’è stato un ulteriore tentativo di avvelenamento di cani.

I cani di San Severino
In questo caso il criminale che ha operato ha pensato bene di piazzare delle esche in una zona molto aperta frequentata da cani da caccia, in pratica delle salsicce impregnate di veleno, ben visibili, posizionate con una raffinata crudeltà proprio in modo da attirare gli animali. Il cane che ha ingerito l’esca avvelenata si è salvato solo per il pronto intervento del proprietario, che si è precipitato dal veterinario per sottoporlo ad una lavanda gastrica di emergenza. Ora si cercherà di risalire al responsabile, anche se l’individuazione si presenta ovviamente come molto problematica.
Ma i casi di avvelenamento sono purtroppo molteplici, sia nelle città che nelle campagne, perché molti, per il piacere di fare del male a delle povere bestiole o per risolvere presunti fastidi, pensano bene di usare il veleno, arma inodore e quasi sempre letale. Altre volte l’avvelenamento è involontario e deriva dalle esche per topi che tanti Comuni dispongono senza le dovute cautele nelle città per sterminare i ratti e che tanti cani ingurgitano o leccano inconsapevoli della terribile morte che li attende.
Altre volte i cani a gruppi spariscono nel nulla, come avvenuto in località Ugliano di San Severino, dove nella scorsa estate per diversi mesi (dal precedente inverno) si è aggirato, nei pressi di un capannone mal recintato, un branco di cani randagi, dal corpo scheletrico, affamati e privi di qualsiasi aiuto. Qualcuno, dopo averli notati, ebbe ad avvisare le autorità competenti, intervenute due giorni dopo, ma nel frattempo i cani erano spariti. Tre furono invero rintracciati nei giorni successivi morti avvelenati, degli altri niente si è più saputo, come se fossero spariti nel nulla, probabilmente anche loro vittime di avvelenamento in qualche anfratto poco visibile.

Sono tutti casi emblematici, perché le situazioni di violenza e di crudeltà contro gli animali sono moltissime e solo alcune arrivano sulle pagine dei giornali. Nella maggior parte dei casi queste notizie non vengono nemmeno ritenute degne di considerazione. Eppure sarebbe necessaria una maggiore vigilanza e una maggiore tempestività, anche per individuare i responsabili di atti così scellerati, almeno quando ci sono segnalazioni precise e puntuali, dove la celerità nell’intervento fa la differenza, come nel caso di Ugliano di San Severino. E’ evidente infatti che chi è capace di usare violenza contro esseri viventi più deboli che non possono parlare e spesso non possono nemmeno difendersi con ogni probabilità è un soggetto pericoloso, insicuro, insensibile alla sofferenza altrui o che addirittura prova piacere nella sofferenza delle povere bestie loro vittime, animali visti come oggetti sui quali poter esercitare qualsiasi tipo di brutalità.
La speranza è che raccontare queste storie così tristi e vergognose possa essere di stimolo ai cittadini a denunziare casi di abuso verso gli animali senza girarsi dall’altra parte e, al contempo, alle autorità competenti per dotarsi di risorse umane e materiali utili a interventi tempestivi ed efficaci, che possano, se non prevenire tutte le violenze che avvengono verso gli animali, quanto meno, almeno nei casi più eclatanti, assicurare alla giustizia i responsabili, affinchè paghino il prezzo dei loro gesti così crudeli e sconsiderati.
* Presidente associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Grazie Giuseppe
Esistono le leggi ma sono di serie B!!!!!
Esiste una legge in vigore dal 2 agosto, sarebbe il caso di applicarla. Anche un cane a catena va denunciato. La civiltà di un paese si vede da come si trattano gli animali, e qui purtroppo siamo parecchio indietro
Anche a Macerata in via Mancini è sparita una colonia intera ... e gabbia trappola trovata nel balcone di un soggetto.
Forse xk non dovrebbero girare incustoditi soli e senza castrazione
Che siamo diventati..mostri
Su Uliano, la vicenda è molto più complessa. Purtroppo.
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