
La scorsa edizione di Musicultura
di Luca Patrassi
“Prendi Musicultura, trattala male e poi vedrai che se ne va”: non è esattamente il testo di una canzone di Marco Ferradini ma potrebbe essere il teorema nella mente di alcuni amministratori.
Il direttore artistico della rassegna Ezio Nannipieri ha sottolineato giusto ieri che c’è stato l’ennesimo record di iscrizioni ricordando anche che la convenzione con Macerata è in scadenza.
Silenzio tombale dai politici maceratesi e da quelli regionali eppure Musicultura è un biglietto da visita della città e della regione, è un elemento di richiamo per i giovani musicisti e cantautori italiani, gode di grande attenzione sui media nazionali, attrae ogni anni migliaia di persone, dal periodo delle audizioni alle serate finali.

Ezio Nannipieri
Il tutto a prescidere dallo spettacolo stesso, pure di grande qualità. Eppure in una Regione che ha di recente assegnato (per fare un esempio, se ne potrebbero fare parecchi) a un determinato Comune centinaia di migliaia di euro per le luminarie, le sagre e le infiorate non sembra si trovi il verso di sostenere Musicultura.
Duecentomila euro la cifra erogata dalla Regione nel 2017, poi sempre tagliata fino allo zero attuale mentre il Comune di Macerata è passato da 190mila euro a 170mila euro.
A pensar male si fa peccato ma non sembra azzardato pensare che la questione sia ideologica più che culturale o di finanza pubblica. “Chi non balla è comunista” si direbbe, anche se a Musicultura fanno musica anzi propongono la musica dei gruppi italiani emergenti.
E’ anche vero che le amministrazioni sono state legittimate dal voto popolare (seppur scarso, il 50% degli aventi diritto è andato alle urne nelle Marche) e dunque fanno le scelte che più reputano opportune ma è bene anche dichiararlo senza ricorrere alla violenza degli impegni di spesa, all’asfissia finanziaria.
Non si dice cioè che non si vuole Musicultura, magari per promuovere l’ottantesima tappa della tournèe di un cantante, nella speranza che Il gruppo che fa capo a Nannipieri si prenda carico della decisione di andarsene. Giusto un attimo per ricordare che Musicultura è nata a Recanati per l’azione dell’indimenticato Piero Cesanelli ed è rimasta sempre nel territorio marchigiano, poi si può aggiungere che magari qualcosa ha dato alla cultura musicale italiana.
Questa storia sottintesa della motivazione ideologica (“quelli sono comunisti”) deve essere un’esclusiva maceratese e marchigiana visto che ci sono diverse e prestigiose città che farebbero “carte false” per avere Musicultura ed hanno già avanzato la loro proposta. Se dovesse andare in porto l’esilio di Musicultura, per il centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Udc) sarebbe un risultato di cui potersi assumere la responsabilità e festeggiare con una bella sagra, ovviamente a suon di decine di migliaia di euro. Le castagne costano, il problema è l’abbinamento con il vino. Il rosso è da evitare.
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