Paziente protesta, identificato dalla polizia.
Matteo Ricci: «Clima di intimidazione»
L’Ast: «Accuse false, protocolli rispettati»

MACERATA - Il candidato governatore oggi ha incontrato in ospedale il maceratese Francesco Migliorelli, che accusa: «Ho esposto un cartello, poi c’è stato quello che chiamo un tentativo di intimidazione "ci devi dire chi ha fatto la foto, chi l’ha fatta circolare", ho detto di non saperlo, poi hanno chiamato la polizia». L'europarlamentare: «Un atto di coraggio civile. L’accaduto è molto grave per due motivi: tenere una persona al Pronto soccorso sei giorni prima di dargli un letto non è una cosa accettabile. Il caso di dimostra i problemi che ci sono nelle Marche». La versione dell'Azienda sanitaria

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Matteo Ricci seduto con Francesco Migliorelli (primo a sinistra) durante l’incontro di oggi all’ospedale di Macerata

di Luca Patrassi

Un cartello per segnalare quanto a suo dire (non) gli stava accadendo da sei giorni in un letto dell’Osservazione breve intensiva del Pronto soccorso dell’ospedale di Macerata, l’arrivo di una pattuglia della polizia – su richiesta dell’Ast – per identificare l’autore del cartello mentre la foto scattata in ospedale iniziava a girare diffusamente. Proteste in serie, accuse e smentite: stamattina il paziente in questione – il maceratese Francesco Migliorelli, sindacalista di lungo corso della Cgil – e il candidato governatore del centrosinistra della Regione, Matteo Ricci, hanno incontrato la stampa per denunciare ulteriormente l’accaduto.

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Ha aperto il confronto Francesco Migliorelli: «Dopo un mese di ospedale, compresa una settimana al Pronto soccorso, mi hanno detto che finalmente uscirò nei prossimi giorni. Mi hanno detto che serviva stare una settimana al Pronto soccorso a non fare niente, hanno detto che era utile a sistemizzare il paziente».

La questione del cartello e della identificazione da parte della polizia: «Io ho esposto il cartello, poi c’è stato quello che chiamo un tentativo di intimidazione da parte di dirigenti medici, “ci devi dire chi ha fatto la foto, chi l’ha fatta circolare” mi hanno chiesto e ho risposto di non saperlo visto che mi hanno fotografato in tanti dentro il Pronto soccorso. Poi quando ho fatto presente che non potevano farmi queste domande perchè non sono ufficiali di pubblica sicurezza, loro hanno replicato che potevano ed allora li ho mandati “a quel paese” e dopo un quarto d’ora è arrivata la polizia, hanno fatto irruzione nella mia stanza, mi hanno preso i documenti, mi hanno fatto domande e non ho risposto. Poi hanno tentato di perquisire i miei bagagli e non lo hanno fatto perchè ho detto loro che non potevano permettersi di farlo, ho dovuto fare la voce grossa».

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Osserva l’europarlamentare Dem e candidato governatore della Regione Marche Matteo Ricci: «Ringrazio Francesco per questo atto di coraggio civile. L’accaduto è molto grave per due motivi. Il primo perchè nonostante gli operatori sanitari facciano di tutto e di più, nonostante siano stressati da un carico di lavoro insostenibile, tenere una persona al Pronto soccorso sei giorni prima di dargli un letto non è una cosa accettabile. Il caso di Francesco dimostra i problemi che ci sono nelle Marche, non vedere questi problemi non significa essere di destra o di sinistra ma essere irresponsabili, le cose non vanno.

Se aggiungiamo a questo le liste di attesa che aumentano, la mobilità passiva che aumenta, il fatto che un marchigiano su dieci non si cura più e rinvia le visite non potendo pagare il privato, capite che la situazione è grave. L’altro motivo per cui sono qua è che non mi piace questo clima intimidatorio che c’è nelle Marche.

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Un cittadino che sta sei giorni al Pronto soccorso protesta nelle forme possibili e viene schedato? Stiamo scherzando? Non è la prima volta che capita, c’è stato l’episodio della ragazza di Ascoli lo scorso 25 aprile. C’è un clima di intimidazione che non mi piace, sto incontrando tanti medici, ne ho incontrati alcuni anche ieri ma vogliono incontrarmi informalmente, da soli, hanno paura di esporsi perchè temono ritorsioni. Il diritto alla salute è un diritto costituzionale che dovrebbe essere in cima agli interessi. Spero che il gesto di Francesco sia di esempio a tanti altri che hanno il diritto di denunciare». Con Matteo Ricci stamattina, nello spazio verde antistante l’ingresso dell’ospedale, c’erano diversi esponenti Dem e tra questi il consigliere regionale Romano Carancini e  la segretaria cittadina Ninfa Contigiani.

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Romano Carancini e Matteo Ricci

Dal canto suo l’Ast ieri sera aveva puntualizzato i vari aspetti della questione dando la sua versione dei fatti: «Il paziente è giunto in Pronto soccorso a Macerata il 28 aprile ed è stato prontamente preso in carico dal personale medico e infermieristico per il trattamento iniziale, l’inquadramento clinico e la stabilizzazione del tipo di patologia riscontrata. Il suo percorso clinico e gestionale ha richiesto nel caso specifico alcuni giorni, ma è lo stesso seguito in tutti i Pronto soccorso d’Italia. Il paziente durante questo periodo è stato ricoverato, come prassi, nei letti tecnici di pronto soccorso, allo scopo appositamente dedicati, e nelle sale sosta per questa tipologia di casi trattati. Una volta raggiunta la stabilità clinica, grazie alle terapie che gli sono state somministrate, lo stesso è stato trasferito in reparto. Il periodo trascorso in Pronto soccorso è il tempo necessario alla stabilizzazione clinica del paziente e al suo inquadramento diagnostico, grazie al quale lo stesso può in seguito giovarsi delle migliori cure nel reparto più adatto alla sua patologia.

Durante la degenza in Pronto soccorso il paziente si è fatto fotografare al volto con un cartello con frasi – appunto secondo la tesi della Ast – non veritiere nei confronti dell’Ast di Macerata e in seguito a questo riscontro è stato chiesto l’intervento della pubblica autorità per l’identificazione formale del paziente al fine di consentire alla Ast di tutelare la propria immagine, se ritenuto necessario, nelle sedi più idonee. Nessuna volontà da parte dell’azienda di reprimere la libertà di espressione del paziente, che è stato gestito in sicurezza e nel rispetto delle norme volte alla tutela della persona. La procedura gestionale nel caso in questione è la stessa che viene adottata ovunque per una patologia non tempo dipendente».

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