Civitanova, altra colata di cemento in vista:
23 varianti urbanistiche sul tavolo

L'INTERVENTO di Giuseppe Bommarito - In corso riunioni interne alla maggioranza in vista del passaggio in Consiglio comunale da qui a fine legislatura. Il settore costruzioni in città: dalla vicenda Civita Park, alla delibera 2012 della giunta Corvatta, ai super aumenti di cubature, al rischio riciclaggio, alle tante edificazioni senza una reale esigenza abitativa

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L’avvocato Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito

Sono ben ventitre le varianti che la maggioranza consiliare di Civitanova sta vagliando in una serie di riunioni interne in vista del passaggio in Consiglio Comunale nell’ultimo periodo della consiliatura, destinata a scadere a metà dell’anno 2027. Tra esse ci sono situazioni particolarmente significative per la città rivierasca. A titolo esemplificativo, basti pensare alla zona industriale B di Civitanova Alta, agli alberghi Chiaraluna e Acquamarina, allo Stella Maris, all’area del Castellaro. Presentata anche una richiesta dalla Pars per la creazione di un centro per l’autismo in contrada Mornano a Civitanova Alta con un aumento di superficie utile lorda che passa da 1200 mq a 2500 mq.

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L’hotel Chiaraluna

Tutte situazioni in cui si auspica che – come non sempre avvenuto, si pensi alla varianti Cristallo e Agriforest, respinte a furor di popolo – l’Amministrazione metta in primo piano l’interesse pubblico rispetto a quello dei privati, in una città dove l’urbanistica e i lavori pubblici hanno visto spesso prevalere solamente le esigenze dei soggetti impegnati nelle operazioni immobiliari più lucrative.

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Hotel Acquamarina

Certo, dopo gli ultimi clamorosi respingimenti e la lite furibonda che, proprio in materia di urbanistica, si è pubblicamente scatenata nei giorni scorsi tra la Lega e la lista Vince Civitanova, ora la maggioranza pare voglia procedere con i piedi di piombo per evitare ulteriori spaccature e portare a casa il massimo risultato possibile, in vista appunto delle prossime elezioni amministrative. In ogni caso, sembra profilarsi un’altra imponente colata di cemento nella città rivierasca, che già detiene in provincia il record assoluto per il consumo del suolo, con il 23,23% del suo territorio cementificato, a fronte di un misero 12,39% per il capoluogo di provincia (dati riferiti all’anno 2023). Il tutto in attesa che il sindaco Ciarapica scopra del tutto le carte sulla vicenda dello spostamento dello stadio.

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Vista di Civitanova dalla spiaggia: tra la caratteristica chiesa del Cristo Re e i profili delle gru

Va peraltro detto che in queste materie così sensibili, l’urbanistica e i lavori pubblici, la politica civitanovese ha da tempo mostrato, trasversalmente, una evidente deriva, in pratica una sconcertante disinvoltura, sin dall’epoca della vicenda Civita Park che dette vita al centro commerciale, nonché alla nuova fiera (dimezzata, e quindi resa inutile allo scopo), al palazzetto dove gioca la Lube, al Centro Covid. Proprio a tal riguardo una commissione di indagine consiliare, durata dal novembre 2015 al maggio 2017 e riguardante l’apertura di nuovi supermercati e in particolare la vicenda Civita Park, concluse i suoi lavori affermando che sia il sindaco della giunta di centro destra, Massimo Mobili (2007/2012), che quello successivo di centrosinistra, Tommaso Claudio Corvatta (2012/2017), che ebbero a seguire sul piano istituzionale-burocratico tutto l’iter della vicenda, erano perfettamente al corrente delle risultanze del casellario giudiziale dell’imprenditore Mauro Mattucci, deceduto nel mese di ottobre 2020, il soggetto attuatore di quell’immensa operazione immobiliare. Mattucci – come è noto – in seguito venne pure arrestato tra l’altro per le contestazioni di truffa e bancarotta nell’ambito di indagini legate alla sua attività di costruttore. Eppure l’amministrazione comunale decise egualmente di proseguire il rapporto. Una noncuranza a proposito di tali criticità che, sul piano politico e ancor più su quello etico, lascia veramente sbigottiti, senza parole, rimarcata con forza dalla stessa commissione consiliare nella relazione finale, mai pubblicizzata per l’evidente imbarazzo della politica locale nel suo insieme.

E – si badi bene – in quel caso non si parlava della ristrutturazione di una qualche vecchia casa colonica, ma del centro commerciale”, uno dei più grandi dell’Italia Centrale, un affare da 90 milioni di euro, oltre a 17 milioni di opere pubbliche, inaugurato nell’aprile 2014. Un’operazione immobiliare “monstre”, iniziata nei primi anni del nuovo secolo, probabilmente per Civitanova la più imponente dal secondo dopoguerra in poi, seguita passo passo, dall’ideazione alla progettazione e infine alla realizzazione – anche questo è un fatto notorio –, dalla massoneria affaristica civitanovese e fermana.

Insomma, una estrema disinvoltura del Comune costiero in materia urbanistica, dimostrata anche da un altro passaggio formale sicuramente inquietante. Si tratta della delibera immediatamente esecutiva della Giunta Comunale n. 449 del 22.11.2012 (Sindaco Corvatta), con la quale si diede la direttiva al Servizio Edilizia Privata e al SUE (Sportello Unico Edilizia) non di seguire l’ordine cronologico di presentazione, così come tuttora stabilisce l’art. 20, comma 2, del D.P.R. 380/2001, ma – incredibile a dirsi, eppure è scritto nero su bianco – di dare “priorità all’istruttoria delle pratiche sollecitate, valutando l’ordine di esame dei solleciti medesimi sia in relazione alla data di presentazione dell’istanza che all’effettiva urgenza dei vari interventi”.

In altre parole via libera alla possibilità di decidere quali pratiche dovessero passare avanti e correre velocemente (delibera di giunta che non risulta sia stata mai revocata).

Operazioni immobiliari, a Civitanova, dove purtroppo spunta anche l’ombra del riciclaggio, realizzato senza nemmeno rimetterci (parliamo di quel 20% fisiologico destinato a compensare i vari passaggi di denaro in vista della “ripulitura” completa di soldi sporchi), ma addirittura guadagnandoci sopra. Inutile sottolineare che queste imprese facendo le visure necessarie, risultano inserite in galassie sterminate di società, nelle quali, alla fine del giro, risulta veramente problematico arrivare ai reali proprietari.

E qui arriviamo d’un balzo allo strumento che oggettivamente ha di fatto aperto la strada, suo malgrado, al riciclaggio remunerativo: il Piano Casa. Piano casa che sta portando ad una massiccia edificazione senza una reale esigenza abitativa (gli abitanti di Civitanova sono in regresso, sempre oltre 42.000, ma il trend è in diminuzione sin dal 2019) e con sbalorditivi incrementi volumetrici (tutti legalmente consentiti). E tanti altri ne arriveranno a seguito delle varianti ancora da esaminare. A Civitanova, peraltro, il caso è particolarmente grave perché si è passati dal 40% di incremento di cubatura ammesso all’80/100% (il tutto in applicazione della inopportuna legge regionale n. 8 del 2019, voluta dal centrosinistra dell’ex governatore Ceriscioli, interpretata e applicata in maniera volutamente distorta dal centrodestra che dal 2022 governa il centro costiero). Insomma, anche in tal caso un disastro enorme ai danni di tanti cittadini, che si sono trovati sovrastati da palazzi di cinque piani eretti al posto di villette a due piani, privati della vista mare, in zone già carenti di parcheggi e già intasate di traffico, senza servizi adeguati alla nuova realtà. Nella quasi totalità dei piani casa autorizzati a Civitanova si è peraltro superato, arrivando a 18 mc/mq, il limite invalicabile di densità massima ammessa, come ribadito dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 217/2020, di 5mc/mq. Un disastro le cui responsabilità – come si è visto – ricadono, per un verso o per un altro, ancora una volta sia sul centrodestra che sul centrosinistra.

A Milano, roccaforte della sinistra (a dimostrazione di quanto la malaurbanustica sia trasversale), come si è visto in questi giorni, in una serie di vicende similari – tra cui quella riguardante il grattacielo della Torre Milano –, la cui gravità (intesa come livello di discostamento dai limiti massimi fissati dalle norme) è decisamente minore a quanto sta accadendo a Civitanova, la Procura si è mossa senza esitazioni per i reati di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso (in pratica, ha ritenuto illegittime e penalmente rilevanti nuove costruzioni, con notevole aumento di volumetria, fatte passare per ristrutturazioni, senza garanzia che in zona siano garantiti gli standard e i servizi necessari ai cittadini: verde, strade, trasporti, asili, fognature, posti auto, ecc.). In questi giorni è pure scattato il primo arresto a Milano, per il pericolo di inquinamento delle prove, dell’ex direttore del Sue del Comune.

Al tribunale di  Macerata, invece, con grande delusione delle tante vittime di questa gravissima storiaccia di malaurbanistica, e non solo, la Procura ha chiesto l’archiviazione. Ora, dopo l’opposizione degli interessati, dovrà pronunciarsi il Giudice per le indagini preliminari.

Intanto in città la tensione cresce, si parla sempre più frequentemente di dinamiche corruttive e collusive. Qui, infatti, come in tutta la fascia costiera, la criminalità organizzata, in primo luogo la ‘ndrangheta che è egemone, già da anni, più che con la violenza e gli omicidi, opera con il traffico di droga, le estorsioni, nonché, e soprattutto, con una silente penetrazione nell’economia legale e nel mercato tramite il riciclaggio del denaro, di fatto riuscendo a mimetizzarsi e a controllare l’economia e la politica locale, senza gesti eclatanti, ma assicurandosi la collaborazione di alcuni attori del settore immobiliare (politica, uffici e imprese), le cui scelte è evidentemente in grado di influenzare e condizionare.

 

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