Nuovo biodigestore al Cosmari,
mancano soldi e rifiuti:
i conti del faraonico progetto non tornano

L'APPROFONDIMENTO di Giuseppe Bommarito - I dubbi e le perplessità sorgono nel momento in cui si va ad analizzare la corposa documentazione tecnica presentata dall'azienda a supporto. Il costo: risulta essere quasi il triplo di quei 19,5 milioni di euro indicati dalla Provincia. I finanziamenti: prestiti con le banche e nuove azioni da immettere sul mercato, diventa quindi lecito chiedersi chi sottoscriverebbe questo aumento? E’ questa la strada per far entrare nella partita il soggetto privato? Inoltre le previsioni indicano un quantitativo totale di 70.000 tonnellate/anno di rifiuti organici per dimostrare la sostenibilità, ma il bacino d'utenza non arriva a 56mila tonnellate/anno. Ma allora di cosa stiamo parlando? La speranza è che qualcuno si decida a mettere realmente le mani su questa storia

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La sede del Cosmari

di Giuseppe Bommarito 

Nel mese di ottobre del 2022 la Provincia di Macerata ha avviato l’iter amministrativo per l’approvazione del progetto, presentato dal Cosmari, relativo alla realizzazione di un nuovo impianto di digestione anaerobica, che si andrà ad aggiungere alle strutture già esistenti. Non è affatto un procedimento semplice, al contrario si presenta come articolato e complesso. In primo luogo esso comporterà una variazione dell’Autorizzazione integrata ambientale necessaria per svolgere l’attività di smaltimento rifiuti, che sempre la Provincia aveva rilasciato nel 2016, anche in quel caso non senza qualche difficoltà e critiche, al termine di un iter durato diversi anni. Ora questa procedura autorizzativa per il nuovo impianto giungerà a conclusione, considerato che l’ennesima riunione (la terza) della Conferenza di servizi è stata convocata per il prossimo 25 luglio.

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Giuseppe Bommarito

Sull’esito, permangono perplessità e tanti dubbi sia per l’impegno finanziario da dover affrontare, sia per quanto riguarda la reale necessità di perseguire una diversa modalità di smaltimento. Quello del biodigestore è, del resto, un vecchio pallino nella stanza dei bottoni situata all’ombra della ciminiera (peraltro mai abbattuta, nonostante le reiterate promesse) del Cosmari, che ogni tanto rispunta dal cilindro. Il nuovo impianto, in estrema sintesi, andrà a trattare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani – la cosiddetta Forsu – per produrre biometano da immettere poi in rete.  Ma, al di là delle propagandistiche dichiarazioni di facciata proposte dai vertici del Cosmari, il sano buon senso imporrebbe di valutare con attenzione i costi e i benefici che un nuovo impianto andrebbe a determinare per la collettività e che andrà a stravolgere clamorosamente la filosofia originaria dello stesso, sempre proposto come mirabolante e avanzatissima struttura per la produzione di compost (il fertilizzante organico).

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Il Cosmari

I dubbi e le perplessità sorgono nel momento in cui si va ad analizzare la corposa documentazione tecnica presentata dal Cosmari a supporto del progetto, anche a seguito di numerose richieste di integrazione alle quali lo stesso Cosmari è stato costretto ad ottemperare. Balza innanzitutto agli occhi il costo di questo nuovo impianto, ben 56.312.062,70 euro, iva inclusa, secondo le ultimissime stime, ben distante dalle prime ben più ottimistiche quantificazioni. Una cifra ingente, che certamente non può lasciare indifferenti, anzi, dovrebbe far fare un bel salto sulla sedia agli amministratori e ai sindaci del Comuni soci del consorzio. Anche perché risulta essere quasi il triplo di quei 19,5 milioni di euro indicati dalla Provincia nel proprio Piano di gestione dei rifiuti, approvato meno di un anno fa. Stupisce infatti che, appena nell’agosto del 2023, i sindaci dell’Ato 3 riuniti in conclave si siano trovati a dover discutere e votare un documento con una previsione di spesa di 19,5 milioni di euro, quando fin dal 2022, nella documentazione ufficiale predisposta dal Cosmari, risultavano invece cifre ben più alte, cioè quasi 60 milioni di euro. Il Cosmari, per uscire da questa imbarazzante situazione di contrasto tra enti pubblici, ha presentato un “Piano industriale a 15 anni”, la cui ultima versione, rivista e aggiornata, vorrebbe spiegare come finanziare questa spesa esorbitante, e come dovrebbe essere raggiunta la sostenibilità economico-finanziaria dell’impianto nel medio-lungo periodo.

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Il presidente Cosmari Massimo Rogante con il vice e storico dirigente Giuseppe Giampaoli

Tramontata l’ottimistica ipotesi iniziale di un fantomatico “contributo a fondo perduto nell’ambito delle linee d’intervento da Pnrr pari a 28.891.031,40 euro”, il Cosmari ora prevede:  versamento in equity (cioè con nuove azioni da immettere nel mercato) di 10 milioni ad inizio progettodue mutui per un importo totale iniziale di 51 milioni di euro, al tasso del 5,5%, con successiva riduzione e consolidamento della posizione debitoria mediante un nuovo mutuo a 25 anni da 37 milioni di euro, ad un tasso del 3%;  incasso al quarto anno di un fantomatico contributo a fondo perduto di 11.885.844,75 euro, di cui nella documentazione non viene specificata la natura. Qualche domanda sorge innanzitutto in merito all’ipotizzato versamento in equity di 10 milioni di euro. Dicitura che, nella sua elegante asetticità e apparente innocuità, apre la strada a scenari futuri tutt’altro che dotati di certezza, rimandando all’ipotesi di un nuovo ipotetico conferimento sotto forma di capitale sociale. Diventa quindi lecito chiedersi chi sottoscriverebbe questo aumento, dal momento che quella indicata appare una cifra difficilmente sostenibile da parte dell’attuale compagine societaria, composta dai Comuni della provincia di Macerata più quello di Loreto. Si rende pertanto necessario l’ingresso di qualche nuovo soggetto? Di chi si tratta: investitori istituzionali, o magari qualche nuovo partner privato di buona volontà, interessato ad entrare nel capitale? E’ questa la strada per far entrare nella partita il soggetto privato di cui da tempo si parla, che poi si papperà il consorzio con un solo boccone? Al momento non è dato saperlo, ma chiaramente l’apporto di questi 10 milioni di euro sembra essere cruciale ai fini della realizzazione del biodigestore.

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L’ultima assemblea dei soci

Non va poi sottovalutato il fatto che il Cosmari verrebbe a trovarsi sul groppone, a regime, un ulteriore mutuo ultramilionario, aggravando un’esposizione debitoria verso il sistema bancario già molto pesante, quasi 23 milioni di euro nel bilancio consuntivo al 31 dicembre 2022. Che ne pensa il Collegio Sindacale? C’è poi un altro dato che non convince nel Piano industriale del Cosmari. Si prevede infatti una produzione di 24.900 tonnellate annue di compost, che garantirebbe 124.500 euro di ricavi all’anno. Ma le cose stanno così? Queste stime sembrano essere troppo ottimistiche, per non dire irrealizzabili. E’ infatti assai difficile, fare un confronto con gli anni passati, non essendoci nemmeno dati certi circa le vendite di compost realizzate finora, ma da quanto si sa le stesse sono state sempre molto insignificanti rispetto alle aspettative, e quasi sempre si è trattato di cessioni a titolo gratuito ai contadini interessati oppure ad un prezzo puramente simbolico. Non sembrano tornare, poi, nemmeno i conteggi dei quantitativi di rifiuti.  Il Piano di gestione provinciale, come già detto approvato meno di un anno fa, conteneva una chiara fotografia della composizione dei rifiuti urbani trattati dal Cosmari. I dati più recenti del 2019 riportati nella Relazione mostrano che la quantità di rifiuti organici prodotti dal bacino di utenza del Cosmari è di poco superiore alle 56.000 tonnellate all’anno, di cui solo 46.000 tonnellate (di Forsu) veramente utilizzabili per la trasformazione in biogas. Tutto ciò mentre le previsioni economico-finanziarie elaborate dal Cosmari, anche e soprattutto per dimostrare la capacità dell’impianto di autosostenersi, si basano su un quantitativo totale di 70.000 tonnellate/anno, ossia la potenzialità massima richiesta.  Potenzialità, è bene sottolinearlo, mai raggiunta e mai raggiungibile con i rifiuti prodotti dai soli cittadini della nostra provincia.

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Brigitte Pellei, dg del Cosmari

Ma allora di cosa stiamo parlando? Chiaramente c’è qualcosa che non torna. Manca all’appello ben più di qualche migliaio di tonnellate, per far quadrare i calcoli.  L’incrocio di ulteriori dati contenuti nel Piano permette quindi di concludere che non potrà mai esserci, per la sola provincia di Macerata, una quantità di rifiuti organici tale da alimentare una produzione di compost, così come di biometano, nei quantitativi previsti dal Cosmari, quantitativi sui quali si basano i conteggi fatti per dimostrare la capacità del biodigestore di mantenersi in equilibrio economico. È quindi lecito chiedersi quale sia il senso di tutto questo progetto. Resta infatti l’impressione di un impianto faraonico, sproporzionato rispetto alle reali necessità, e che non pare idoneo a sostenersi economicamente e finanziariamente. L’unica certezza è la spropositata mole di pubblici denari che servirebbe per realizzarlo (a fronte di un bacino di utenza chiaramente insufficiente), ben superiori ad impianti simili realizzati in altre province delle Marche. In ogni caso, sfuggono i reali benefici che ne trarrebbero i cittadini della nostra provincia. La speranza è che qualcuno si decida a mettere realmente le mani su questa storia, che, come tutto ciò che proviene dal Cosmari (basta chiedere agli abitanti di Pollenza, Corridonia e Sforzacosta), non emana certo un buon odore.

 

 

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