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Fonte Agliana, progetto approvato
La sorgente torna fruibile (Video)
Iommi: «Un luogo identitario»

MACERATA - Il piano elaborato dall'architetto Tobia Oresti e dal geologo Dimitri Mazza. Cisterne interrate per recupero di circa 40 mila litri d’acqua al mese per usi irrigui del verde pubblico e per l’igiene urbana

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Bypass interno al primitivo botticino di carico interrato, realizzato con l'intervento di ristrutturazione del 1777

 

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Lo stato attuale di Fonte Agliana

di Luca Patrassi 

La giunta comunale, nei giorni scorsi, ha approvato il progetto esecutivo per il restauro di Fonte Agliana per una spesa di 600mila euro finanziata con il Pnrr. E’ uno dei progetti che il Governo ha detto di voler tagliare, comunue togliere dal Pnrr per inserirli in altri capitoli di intervento per ora non individuati. In ogni caso il cronoprogramma imposto dal Pnrr stringe e il Comune, come già annunciato, va avanti in attesa di un chiarimento che si spera sollecito. Fonto Agliana, che si trova sotto via Leopardi (prima del parcheggio Garibaldi) è uno dei piani sostenuti dall’architetto e assessore all’Urbanistica Silvano Iommi.

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L’assessore Silvano Iommi

Allora assessore, anzitutto la presentazione della fonte: «Dopo essere stata abbandonata negli anni ’40 per una temuta frana, fu ritrovata nel 1984 dall’architetto Gabor Bonifazi; si tratta di una sorgente naturale antichissima, ancora ricca e attiva, posta nel dirupato e ubertoso versante nord appena fuori Porta S. Giorgio. Fonte Agliana è ricordata anche dal famoso incisore e scrittore Luigi Bartolini che tra il 1913 e il 1930 soggiornò Macerata producendo una ricca serie di grafiche sulle nostre fonti periurbane e le lavandaie che le frequentavano. I più antichi documenti attestanti l’esistenza di questo idro-toponimo sono i primi atti relativi alla costituzione del Comune di Macerata risalenti al 1116 e al 1138 (D. Pacini, Liber Jurum), in quegli anni, infatti, si fa menzione di una Fontem Allianum come termine di confine nord posto lungo la linea ideale che si estendeva da Fonte Maggiore a nord-est, sino alle Due Fonti (o Fonte della Pietà) a nord-ovest».

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L’accesso da viale Leopardi

Si parla anche di una fonte teatro di culti. «E’ appunto il diverso significato attribuito all’idro-toponimo dallo studioso maceratese avvocato Raffaele Foglietti (1847 – 1911), per lui si tratta di un ulteriore indizio a sostegno della tesi sulla permanenza dei culti solari antichi nella tradizione locale, sostiene infatti che Ajana, Alliana o Agliana sono nomi che discendono da Alios, forma dorica del nome del Sole». I dati catastali. «Al di là della disputa filologica, resta il fatto – dice Silvano Iommi – che nella documentazione relativa al catasto maceratese del 1268, in quella zona è attestata la presenza di un fundus rivi Solis, poi nuovamente ricordato nei documenti del 1459 con l’aggiunta di Fontis Solis. Una Fontis Agliani è ancora ricordata nella medesima zona nel catasto del 1363, mentre nei documenti del 1468 sono ricordati i lavori di ristrutturazione dello stesso fontanile ed è molto probabile che proprio in quella occasione fu monumentalizzato nell’attuale forma “rinascimentale”. Ancora lo storico locale Pompeo Compagnoni testimonia nel suo libro “La Reggia Picena” di aver visto, nell’ottobre del 1661 (anno di pubblicazione del volume), i frammenti di una lapide caduta in terra dall’alto fronte murario, descrivendone i dettagli epigrafici che riproducevano anche i nomi dei Priori in carica nel 1588. Altro importante intervento di restauro fu quello documentato dallo stesso cartiglio inciso all’interno dell’arcata centrale della fonte che riporta la data del 1777, mentre risale allo stesso anno anche il “cabreo” (mappa topografica) disegnato dall’Agrimensore A. Tartufari allo scopo di ricostruire l’origine e il decorso delle acque di Fontagliano e della vicina Fonte Ciambrione (oggi detta delle trippe). In questa mappa è anche interessante osservare sia il tracciato della “ammattonata” (tratturo pavimentato in cotto ancora esistente che da “Porta Agliana” -poi detta Porta S. Giorgio- arriva a S. Maria della Fede -oggi S. Stefano-), sia la presenza a valle della fonte di un “pantano da lavare i panni” anch’esso più volte citato nei documenti».

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Il pantano che raccoglie l’acqua di rifiuto della fonte

Il progetto esecutivo nasce da una serie di operazioni preliminari. «I recenti rilievi grafici, fotografici e video-ispezioni, unitamente alle indagini idrogeologiche eseguite per la redazione dell’odierno progetto esecutivo (commissionato dal Comune all’architetto Tobia Oresti e al geologo Dimitri Mazza), è stato possibile rintracciare e ispezionare l’interno del “botticino di carico” e l’antica canalizzazione in cotto che ancora alimenta la fonte (video).

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Ricostruzione grafica della lapide epigrafica ricordata nel libro di Pompeo Compagnoni nel 1661 (disegno di Gianfranco Pasquali)

In tal modo il complesso sistema idrico può essere reso riconoscibile non solo come manufatto architettonico ma anche nella sua caratterizzazione idrogeologica e funzionale. In definitiva il progetto, che prevede un importo dei lavori di circa 600mila euro consentirà il recupero funzionale e la completa fruizione del manufatto, il cui sito e contesto ambientale sarà valorizzato e attrezzato come luogo della memoria identitaria».

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Particolare di una cannella ancora funzionante

Non solo restauro del manufatto, dice infine Iommi: «Le dotazioni previste riguardano l’illuminazione architetturale, le sedute collettive con stalli per biciclette, impianto di video sorveglianza, pannelli informativi e, in particolare, cisterne interrate per recupero di circa 40 mila litri d’acqua al mese per usi irrigui del verde pubblico e per l’igiene urbana in generale».

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Fonte Ajana in una grafica del 1913 di Luigi Bartolini

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“Cabreo” del 1777, dimostrante il percorso a monte proveniente da Porta San Giorgio e (a valle del fontanile) il “pantano da lavare i panni”

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Planimetria di progetto della sistemazione esterna con arredi, lungo via due fonti e percorso pedonale a monte

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Sezioni trasversali del fontanile e della struttura idro-geologica mostrante il deflusso dell’acqua di falda

 

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