Il picciolo di rame, Caldarola
di Francesca Marchetti
«“Il Picciolo di rame” è stato il mio aereo privato sul mondo, passavano i grandi imprenditori, celebrità, anche un premio Nobel, ma le soddisfazioni più grandi me le hanno date i bambini che mangiavano tutto il piatto e poi mi lasciavano una dedica sul libro».
Silvano Scalzini
Silvano Scalzini, originario di Tolentino, ricorda con nostalgia i 21 anni passati ai fornelli del rinomato ristorante sotto le mura del castello di Vestignano a Caldarola: «Ho imparato le storie del territorio per poterle spiegare ai tanti turisti ma anche ai maceratesi e ai marchigiani, e le persone mi hanno portato le loro storie e il loro affetto, sono molto grato a tutti».
Silvano Scalzini con la mamma Rosa
«Chiudo il Picciolo perché sono rimasto da solo – afferma Silvano -. Mia mamma Rosa, la mia musa, ha 88 anni, ha avuto un’ischemia e non può più lavorare con me. Sono riuscito ad abbracciarla solo l’altro giorno, a causa della pandemia le parlavo da un vetro e da un microfono da due anni. Siamo sopravvissuti anche se con difficoltà al terremoto, alla pandemia, ora la guerra ha fatto alzare il costo della vita, figuriamoci di un ristorante. Non trovo personale e soprattutto entusiasmo e passione, le due caratteristiche che ho sempre messo in tutto quello che ho fatto, da quando aiutavo mio padre e facevo il camionista, a quando ho aperto a Tolentino il pub “Nursery crime” fino a miei hobby, la pittura e la fotografia all’infrarosso oltre allo scrivere libri sulla nostra storia locale. Sono stato presidente della società di football americano di Macerata, vincendo anche uno scudetto nazionale».
Vincisgrassi de lo batte
«Da bambino sognavo di fare il cuoco e il pompiere, che ho fatto da giovane per un anno – racconta il ristoratore -. Il Picciolo deve tanto ai miei genitori, mio padre Enrico, scomparso tre anni fa, allevava gli animali e mia madre si occupava dell’orto, una vera ricchezza. Con gli anni le cose sono cambiate, ma mai la mia passione per la cucina. Famosissime le carni cucinate da mamma, mi sono messo a studiare le vecchie ricette contadine e nel 2001 ho aperto il ristorante. Ho creato il mio ragù e il menù fatto di piatti tipici locali, spesso di ispirazione medievale o rinascimentale. Il locale è un vecchio frantoio che la signora Rita Staffolani, ormai defunta, mi diede in affitto come una scommessa. Il mio sogno era trovare un posto magico, mi sono messo a disegnare i tavoli che potevano entrarci, 5, e ho contato che potevano mangiarci 25 persone al massimo. Il mio amico scenografo Roberto Cetriolo pensò al resto, compreso il nome, che si riferisce ad una piccola monetina medievale, di basso valore, che riportava la croce gigliata e lo stemma del castello di Vestignano».
Scalzini e più a destra, Arrigo Sacchi
«Al Picciolo sono passati davvero tanti turisti e tanti personaggi – ricorda Scalzini -, dagli attori di Hollywood al premio Nobel per la letteratura Walcott, centinaia di giornalisti da ogni parte d’Italia e del mondo, addirittura dall’Australia. E pensare che non parlo neanche l’inglese. Sono passati chef e appassionati di cucina, una volta è venuto anche il signor Fileni, ma non l’ho riconosciuto. E con grande soddisfazione anche persone del posto, dalle province marchigiane. Tutto questo grazie al passaparola, è stato davvero incredibile».
Silvano Scalzini durante le riprese della web serie MaMa
«Progetti per il futuro? – conclude Silvano – Intanto posso finalmente presentare al pubblico il mio ultimo libro, “Al di là degli archi”, che ripercorre la storia di papa Pio VI in viaggio da Roma verso Vienna, nel 1792 fece tappa nel maceratese e nel libro racconto come fu organizzato il cerimoniale e i banchetti. Al Politeama di Tolentino ho anche presentato il mio nuovo mistrà, creato dopo anni di ricerca. Poi vedremo dove mi porterà la curiosità, il sale della mia vita».
Il giorno dell’inaugurazione
Scalzini con Vissani
Cargiò al tartufo di Acqualagna
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Una grave perdita per tutta la Regione. Un locale particolare, con pietanze appartenenti alla nostra tradizione, difficile da trovare oggigiorno. E l'entusiasmo con cui Silvano era solito descrivere il menù rimarrà certamente nel ricordo di tutti quelli che l'hanno conosciuto. Un abbraccio
Altra grande perdita per il territorio. In bocca al lupo Silvano!
Sei un mito
Chissà di chi sarà la colpa ??????
Rosella Luciani che la gente prende il reddito cittadinanza
Mi spiace
Che peccato!!
È un peccato, grande Silvano
Come ti capisco non si trova personale non hanno più voglia di lavorare nessuno dove andremo a finire con queste mentalità purtroppo
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Grande Silvano., mi dispiace veramente.
Ti ricordi di me? Sono l’amico di Eno Santecchia.
Nel tuo locale abbiamo parlato dei Celti.
Ciao e tanti auguri per il futuro.