di Gianluca Ginella
Un caso di omonimia tra due pazienti, un farmaco somministrato nel dosaggio sbagliato e una donna di 78 anni, che era morta. Questo in sintesi il quadro di accusa per una dottoressa di 65 anni, maceratese, all’epoca dei fatti in servizio al dipartimento regionale interaziendale di Medicina trasfusionale, Unità operativa di Macerata, centro di sorveglianza anticoagulanti, che è sotto accusa per omicidio colposo della paziente. Oggi si è svolta l’udienza davanti al gup Giovanni Manzoni del tribunale di Macerata. E’ stata rinviata per fare un incidente probatorio. In particolare dovrebbe essere accertato se vi sia nesso causale tra il comportamento del medico e la morte della paziente, la 78enne Adele Luchetti, maceratese, paziente dell’ambulatorio Tao (Terapia anticoagulante orale) di Macerata. La difesa contesta le accuse «Il nesso causale non c’è, lo dicono tutte le perizie che abbiamo svolto».
L’avvocato Gabriele Cofanelli
I FATTI CONTESTATI – L’accusa, sostenuta dal procuratore facente funzioni Claudio Rastrelli, parla di un errore di attenzione del medico. I fatti risalgono al settembre del 2019. La dottoressa, dice l’accusa, «di fronte a due opzioni nominative, proposte dal sistema informatico Taone» invece di sincerarsi dell’oggettiva identità della paziente presente al centro Tao di Macerata, «entrava a livello informatico nella scheda individuale della paziente omonima, inserendo il valore Inr corretto per la paziente presente nel centro Tao nella scheda della paziente omonima di Tolentino». In questo modo avrebbe generato una prescrizione terapeutica errata della quantità di farmaco anticoagulante orale che la 78enne doveva prendere, continua l’accusa. Alla paziente morta sarebbe stato prescritto, continua l’accusa, il dosaggio del farmaco Coumadin che invece doveva essere somministrato all’altra paziente e dunque «assolutamente inadeguato» per la 78enne «che doveva utilizzare una quantità di farmaco molto più elevata». Secondo l’accusa a seguito della riduzione del farmaco la paziente veniva colpita da un ictus ischemico emisferico sinistro. Era morta il 21 settembre del 2019. La dottoressa è assistita dall’avvocato Renato Coltorti. Parte civile si sono costituiti i parenti della 78enne morta, assistiti dall’avvocato Gabriele Cofanelli. Prossima udienza il 6 luglio. In precedenza la procura aveva chiesto l’archiviazione, ma c’era stata l’opposizione dei familiari della donna morta e il giudice Domenico Potetti aveva fatto l’imputazione coatta.
L’avvocato Renato Coltorti
LA DIFESA – «Secondo noi nesso causale non c’è e lo sosteniamo in base a 3 relazioni del medico legale Mariano Cingolani e a tre di Franco Piovella, uno dei massimi esperti in materia – dice l’avvocato Coltorti -. Oltre al fatto che non è provabile il nesso causale, le caratteristiche dell’emorragia conducono a una formulazione diversa sulla causa rispetto alla cura del Coumadin. La mia assistita non vede i pazienti che si presentano all’ambulatorio, cosa che fanno gli infermieri. Lei ha fatto una prescrizione che nella intestazione riportava i dati dell’omonima, quindi codice fiscale ed età della omonima e a che la patologia diversa. È chi le ha dato i farmaci che doveva verificare. L’infermiere riceve e consegna al paziente, che dovrebbe essere intestatario della prescrizione, che dovrebbe far vedere al medico curante. Terzo passaggio, ammesso e non concesso tutto questo, manca il nesso causale. Piovella, esperto nazionale di coagulazione, ha citato i più recenti studi sulla posologia del Coumadin che tengono a ridurre i dosaggi. Quindi alla luce delle linee guida anche questa prescrizione era comunque idonea per questa signora».
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