Mario Monachesi
di Mario Monachesi
“Befana e Bifania tutte le feste se porta via, ma Sant’Antò’ le ‘ravvia”.
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“Sant’Antonio del maialino
qui non c’è pane e non c’è vino
qui non c’è legna da bbrusciá’
Sant’Antò’ che duimo fa’?”
Sant’Antonio Abate nasce in Egitto nel 251(circa) d.C. e muore nel deserto della Tebaide il 17 gennaio 357.
È detto anche Sant’Antonio il Grande, Sant’Antonio d’Egitto, Sant’Antonio del Fuoco, Sant’Antonio del Deserto, Sant’Antonio l’Anacoreta e Sant’Antonio del porcello.
È protettore degli animali e di tutti i mestieri strettamente correlati al mondo animale, dai macellai ai tosatori passando per i salumieri che vendevano e vendono prodotti a base di maiale.
“Tempi areto, le rmaste (zitelle) e le vardasce da matrimoniu usava di’:
“O veatu Sant’Antoniu facce fa’ un bon matrimoniu”;
o pure:
“Sant’Antò’ famme spusá’ che so’ stufa de tribbulà'”.
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“Mejo commatte co’ lu demoniu che co’ ‘na femmena rmasta pe’ Sant’Antoniu”.
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“Se li diciassette de jenná’, jornu de la festa, nignia era usu di’: “Sant’Antò’ se fa la varba”, se invece pjuia (pioveva): “Sant’Antò’ se rlava la faccia e la tonneca”.
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“Sant’Antò’ da la varba vianca mette la née do’ manca”.
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“‘N’antru proverbiu dicia:
“Sant’Antò’ manna fori lu garzó'”. Cioè una volta usava in occasione di questa ricorrenza, dare un giorno di ferie al garzone per dargli modo di festeggiare l’inizio del Carnevale.
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“Per Sant’Antò abbate, maschere e serenate”.
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“Chj bon Carnevale vole fa’, da Sant’Antò’ deve cumincià'”.
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Siamo oramai oltre la metá di gennaio e le giornate iniziano ad allungarsi.
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“A Natà’ ‘na pedeca de ca’, a Sant’Antò’ un’ora vò’ (un’ora buona).
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“A Pasquetta un’oretta, a Sant’Antò’ un’ ora vona”.
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“Sant’Antò’ un’ora e ‘n po’, Sant’Antò’ un passu de vò (bue), Santa Caterina un passu de gajina”.
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Anni addietro “Sant’Antò'” era una festa importante e molto sentita, specialmente in campagna. I contadini accendevano i classici “focaracci” e, in alcune parrocchie, oltre alla distribuzione del pane benedetto, si allestivano alberi della cuccagna e si ballava “lu sardarellu”.
I festeggiamenti venivano annunciati in anticipo con spari di mortaretti.
Una tradizione voleva che durante la notte del 17 gli animali avessero facoltà di parola.
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La distribuzione del pane benedetto durante la festa di Sant’Antonio del 2019 a Civitanova
“Chj festegghja Sant’Antoniu, tuttu l’annu lu passa vonu”.
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Nelle immaginette sacre e nelle pitture Sant’Antonio viene raffigurato accanto ad un maiale, simbolo delle tentazioni carnali, accanto ad altri animali, con un bastone a forma di T, una campanella ed una fiammella.
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Non mancavano le filastrocche spiritose:
“Sant’Antonio de li desertu
se magnava li maccarù
lu demoniu per dispetti
je pijò lu forchettó’.
Sant’Antò’ non se rrabbia
co’ le ma’ se li magna”.
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Altri proverbi recitavano:
“Sant’Antò’ de lo velluto, famme rtroá’ quello ch’agghjo perduto”.
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“A San Mauro (15 gennaio) un friddo de rdiaulu, a Sant’Antò’ (17 gennaio) un friddo de rdemoniu, a San Sevastià’ (San Sebastiano, 20 gennaio) un friddo da ca'”.
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“Sant’Antò’ da la varba vianga o la née o la fanga (o la neve o la pioggia abbondante).
Anche per Pasquella un passo de vitella, per SantAntó un passo de vó, riferito alle ore di luce che reiniziano ad aumentare dopo il solstizio dinverno.
Leggo sempre i suoi scritti , mi fanno tornare in dietro e risento le parole della nonno.
Anche per Pasquella un passo de vitella, per SantAntó un passo de vó, riferito alle ore di luce che reiniziano ad aumentare dopo il solstizio d'inverno.
Bravo Giuseppe
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Il Corriere del Paradiso riporta però che il protettore degli animali rifiuta di proteggere anche noi no vax. perché dice che c’è un limite anche alla santità.
Ho messo il punto al posto della virgola, meno male che ora mi danno l’ora d’aria, ciao ciao.