«Romano presidente dei commercianti?
Rappresentanza claudicante,
ha già mancato l’elezione con la Lega»

MACERATA - L'intervento della consigliera dem Ninfa Contigiani dopo l'elezione dei vertici del sodalizio dei negozianti del centro storico. Ricorda come fu proprio l'ex candidato consigliere del Carroccio a consegnare la chiavi della città a Parcaroli: «Il confronto tra un’amministrazione comunale e i rappresentanti del commercio è sempre necessario, tuttavia l’opportunità di legare così strettamente ad un certo progetto politico quel confronto è tutta da valutare»

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Giuseppe Romano consegna a Sandro Parcaroli “le chiavi della città”

 

«Il confronto tra un’Amministrazione comunale e i rappresentanti del commercio in centro storico è sempre necessario – tanto più in questi ultimi anni di trasformazione sociale ed economica che ha messo fortemente in discussione la vitalità dello spazio urbano che tempi precedenti la globalizzazione era ‘cuore’ e ‘testa’ della città e prima ancora, storicamente, della provincia tutta. Tuttavia, l’opportunità di legare così strettamente ad un certo progetto politico quel confronto è tutta da valutare». Sono le parole della consigliera dem Ninfa Contigiani che interviene sull’elezione di Giuseppe Romano come presidente dell’associazione Commercianti centro storico di Macerata.  «Credo che ce la ricordiamo tutti la foto in cui, Giuseppe Romano, già candidato della Lega Salvini faceva mostra di sé proprio nell’atto della consegna – continua Contigiani – Allora viene spontaneo chiedersi, ma quanto pesa l’appartenenza politica di un presidente che tinge così fortemente dei colori della Lega tutta l’associazione dei commercianti del centro storico? Perché al di là di cerimonie e plateali festeggiamenti, salta subito all’occhio la claudicante rappresentatività di un presidente che ha mancato però l’elezione da consigliere comunale. Evidentemente non tutti quei commercianti si riconoscano nella visione politica leghista o in chi la proponeva. Infatti, se da un lato il rapporto con questa associazione sembra farsi privilegiato, dall’altro non si può fare a meno di pensare che non tutte le esigenze del commercio maceratese si possono ridurre a quelle del centro storico, profondamente diverso dai nostri più popolosi quartieri. Si corre il rischio di schiacciarsi del tutto su una prospettiva che si rende esclusiva, impedendo ragionamenti altri e visioni più ampie capaci di farsi carico di quella trasformazione di cui ho accennato sopra. Insomma, a fissarsi troppo sul fatto che bisogna stare attaccati a ciò che c’è (c’era?) qualche volta si rischia di non essere capaci di vedere cosa potrebbe esserci, certo con la partecipazione, l’impegno e soprattutto la professionalità anche dei commercianti che dovrebbero avere l’orgoglio e la disponibilità ad uscire dalle dinamiche del passato. In effetti, con la scelta fatta l’autonomia dell’associazione è di sicuro più difficile e rischia di far soccombere tutto sotto le esigenze della realpolitik».

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Ninfa Contigiani (foto di Fabio Falcioni)

Più che di rischio, Contigiani parla di una vera e propria certezza «se – aggiunge – guardiamo alla noncuranza dimostrata verso i residenti del centro oramai costretti a diverbi e soprusi quotidiani per via dei ‘passeggiatori a quattro ruote’ che parcheggiano dove vogliono dalla riapertura di piazza della Libertà. E più che noncuranza, sarebbe proprio tradimento se le voci sulla possibilità di un nuovo locale dedito alla ristorazione negli spazi dell’ex-Upim fossero confermate. Affiancare l’ennesimo locale per mangiare a quelli che ci sono già numerosi ha il sapore amaro di quel ‘me ne frego’ di mussoliniana memoria – sottolinea l’esponente dem – Concedere l’autorizzazione all’ennesimo ristorante per dire che lì si fa qualcosa sarebbe infatti una politica decisamente scorretta nei confronti di chi c’è già e ha tirato avanti la carretta fin’ora, senza aggiungere nessuna nuova prospettiva, quindi anche sbagliata vista la diminuzione di uffici e pubblico impiego in centro. Erano queste le ragioni per cui l’amministrazione precedente aveva chiarito con trasparenza che all’ex-Upim dovevano andare altre tipologie commerciali e non ristoranti. Magari ci potevano andare invece i piccoli artigiani di servizio molto più necessari e presenti a Macerata anche se il Comune li lasciati completamente a sé stessi in caso di Covid, oppure sbocchi commerciali di imprese agroalimentari e di prodotti tipici che hanno forse la sventura di essere fuori dalle mura, dove solo gli sguardi lunghi si sanno posare, oppure altro ancora purché ci sia la necessaria differenziazione di offerta. Sono solo esempi di quanto altro c’è nella nostra città e se, da storica e figlia di famiglia artigiana, mi posso permettere di dare un consiglio ai commercianti maceratesi del centro storico (ma mi verrebbe per correttezza da dire a certi commercianti, perché non voglio fare di tutta l’erba un fascio e non tutti paiono voler sentire) è quello – conclude – di puntare sulla propria professionalità riprogettando la propria attività su orizzonti che sappiano cogliere le nuove esigenze del cliente in un rapporto sempre più stretto di fiducia e non sulla volatilità di un rapporto politico locale stretto stretto».

 

Commercianti centro storico, Giuseppe Romano presidente



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