Tolentino Popolare all’attacco:
«Legnini fermi l’amministrazione
sulla scuola Don Bosco»

PROGETTO - L'associazione, che vede tra i suoi esponenti anche l'ex assessore Massi, torna a criticare la scelta di delocalizzare il nuovo istituto in contrada Pace e si appella al commissario alla Ricostruzione: «Così a breve ci ritroveremo con dei cadaveri strutturali in centro storico, una scelta che condizionerà la vita dei cittadini per i prossimi cinquant’anni»

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Da sinistra: Diego Aloisi, Alessandro Massi, Fabio Montemarani e Joseph Fogante

 

di Francesca Marsili 

«A breve ci ritroveremo con dei cadaveri strutturali in centro storico, ci appelliamo al Commissario alla ricostruzione Legnini affinché valuti attraverso un confronto politico se è il caso di assecondare la volontà dell’amministrazione di spostare la scuola Don Bosco fuori dal centro storico, una scelta che condizionerà la vita dei cittadini per i prossimi cinquant’anni». A dirlo è l’ex assessore Alessandro Massi, esponente dell’associazione Tolentino Popolare che questa mattina, è tornato sulla questione dello spostamento della scuola Don Bosco dal centro storico alla zona est della città. L’incontro, promosso con l’obiettivo di fare chiarezza anche sugli scenari che potrebbero presto venirsi a configurare, arriva a seguito della delibera di giunta del 7 maggio scorso con cui di fatto si approva l’avvio dell’iter per l’acquisizione delle aree in contrada Pace per la realizzazione della nuova scuola Don Bosco. «Che l’intenzione era quella di non recuperare la scuola in centro dopo l’evento sismico del 2016 lo avevamo già detto due anni fa e così è stato – dice Massi, che proprio per il mancato allineamento politico su questa questione fu sollevato dall’incarico di assessore – non è questione di nostalgico sentimentalismo, come ci è stato detto, ma di buon senso. Quando c’è un’emergenza come quella del sisma del 2016 – aggiunge – c’è bisogno di trovare gli strumenti normativi tecnici per risolvere prima possibile i problemi che si sono creati e non di andarseli a cercare, questo è quello che abbiamo contestato. E soprattutto – continua – siamo rimasti coerenti con il programma dichiarato ai cittadini che prevedeva il rilancio del centro storico, cosa che sottraendo servizi diventa impossibile».

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Alessandro Massi

Gli esponenti di Tolentino Popolare nell’incontro hanno sottolineato come la scelta dell’amministrazione di decentrare la Don Bosco sia l’ennesimo peso posto su di una bilancia locale che sposta ulteriormente l’asse dei servizi verso la zona est della città, spostamento che segue quello del nuovo Campus scolastico, che però è ancora sulla carta. «Un’amministrazione deve essere equilibrata nelle scelte che intraprende – continua l’ex assessore – non possono essere squilibrate solo verso una zona e meno verso un’altra, bisogna avere una visione sempre armonica dello sviluppo». Il gruppo di Tolentino Popolare mette sotto la lente anche l’annuncio fatto dal sindaco – che definisce un contentino – di recuperare lo stabile ex Pie Venerini nel quale l’amministrazione prevede di spostare parte della scuola Don Bosco per mantenere una parte dei servizi in centro e denuncia: «Non esiste alcun documento che attesti trattative in corso tra la Curia e il Comune per l’acquisizione dello stabile». Quello che è stato l’oggetto della rottura del matrimonio con la maggioranza, Tolentino Popolare ha deciso di analizzarlo sotto tutti gli aspetti, anche quello più strettamente legato alla causa: la sicurezza dello stabile a seguito del sisma che «per l’amministrazione – dice Massi – non è recuperabile, mentre il responsabile delle Sovraintendenza che noi contattammo a marzo del 2019 ci disse che la scuola lo era pienamente. E se così non fosse come mai alcune classi continuano ad essere li dentro? Ecco perché ci appelliamo al commissario straordinario alla Ricostruzione Legnini facendo riferimento alla norma che prevedeva la delocalizzazione delle scuole fuori dal centro storico solo per reali esigenze di sicurezza». La parola è poi passata al segretario dell’associazione Fabio Montemarani che sulla questione dell’ennesimo decentramento verso la zona est, comunemente conosciuta come “Oasi” pone un pesante interrogativo che assume i toni della denuncia. «Credo che in quella zona – affonda – stia avvenendo una grossa speculazione edilizia, altrimenti non si spiega il motivo per cui si stanno spostando tutti i servizi in quell’area». A concludere l’incontro è il coordinatore dell’Associazione Diego Aloisi con un intervento più politico. «Il messaggio che sta arrivando ai cittadini è quello di un’amministrazione che non crede nel centro storico, noi – conclude – abbiamo una visione diversa della città, e del suo futuro soprattutto per i giovani».

 

 

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