Festività in zona rossa:
vola il domicilio, soffrono i ristoranti
«A gonfie vele il “compra locale”»

MACERATA - Negozi e società di consegna hanno lavorato intensamente nonostante le forti limitazioni previste dal Dpcm. Hanno dovuto rivedere completamente la loro organizzazione le attività di ristorazione, c'è chi ha chiuso o valuta la chiusura in attesa di tempi migliori visto che i loro prodotti non si prestano alle feste natalizie

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“Inconsegna” all’ospedale di Macerata

 

di Alessandra Pierini e Marco Cencioni

La zona rossa fa volare il servizio a domicilio e l’asporto nei giorni di festa e nel weekend. Stare a casa non è, per molti in provincia di Macerata, sinonimo di voglia di cucinare. Sono tanti i maceratesi che hanno deciso di affidarsi, seppur rinchiusi in casa, ai professionisti della ristorazione, ai produttori di buon cibo e buon vino, per i giorni di festa. Negozi e società di consegna a domicilio hanno lavorato intensamente nonostante le forti limitazioni previste dall’apposito decreto legge. E anche il “compra locale”, appello lanciato da amministratori e associazioni di categoria, ha fatto breccia nei cuori dei consumatori maceratesi che hanno scelto di far lavorare le piccole aziende e le attività del territorio. Più difficoltà per i ristoratori: alcuni hanno dovuto rivedere completamente la loro organizzazione mentre altri hanno preferito chiudere in attesa di tempi migliori visto che il loro prodotto non si presta alle feste natalizie. Più di 120 consegne a domicilio nel fine settimana. Un picco notevole per Inconsegna.com, il local e-commerce nato dopo il lockdown. «La realtà ha superato ogni aspettativa – racconta Marco Romoli – siamo molto soddisfatti e abbiamo dimostrato che non serve un gigante della Silicon Valley ma anche le piccole attività locali possono cavalcare l’opportunità della vendita online e della consegna a domicilio. Hanno aderito a Macerata, Civitanova e Corridonia più di 80 esercenti. Gli acquirenti hanno dimostrato di voler sostenere il territorio, abbiamo venduto di tutto, dalla carne alla frutta e verdura e persino i fiori. Tutta roba che su Amazon non potrebbe sicuramente funzionare». Le richieste sono le più disparate. «Consegniamo molto spesso al personale degli ospedali, non sappiamo se per i pazienti». Ma ci sono anche gli inconvenienti del mestiere: «Questa mattina un nostro driver è stato inseguito da un cane che gli ha strappato i pantaloni».

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Emanuele Conforti di MyMarca

Il modo di lavorare si è trasformato per MyMarca a Macerata che da anni vende online prodotti locali. «E’ cambiato tutto – spiega Emanuele Conforti, reduce da giorni di lavoro molto intenso – le vendite sono aumentate sia online che in negozio, ma sono sparite le grandi aziende non marchigiane. Quindi è aumentato il numero dei clienti ma con acquisti più piccoli. Sono cambiati anche i tempi con ordini all’ultimo minuto mentre in passato le spedizioni per Natale iniziavano già a novembre, quest’anno tutto è avvenuto negli ultimi 15 giorni. Anche per capodanno abbiamo un paio di proposte». Cambiate anche le richieste. «Una signora che vive in America ha ordinato per la mamma la consegna a domicilio di un menù completo dell’Osteria dei fiori. Diversi clienti ci hanno chiesto di mettere nei pacchi alimentari anche i regali di natale, ad esempio un nonno ci ha chiesto di spedire i peluche per i suoi nipotini visto che non avrebbe potuto incontrarli».

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Alessia Onofri di Very N’ice

E il Coronavirus ha trasformato anche il mondo del gelato. L’acquisto si è trasferito online, come spiega Alessia Onofri di Very N’ice a Macerata. «Le richieste attraverso piattaforme ed app sono state tantissime, per il 70% hanno ordinato il gelato classico poi anche crepes e pancake. Siamo così soddisfatti che abbiamo anche deciso di non chiudere per ferie e gennaio come facevamo in passato. Anche il giorno di Santo Stefano dovevamo essere chiusi invece abbiamo deciso di aprire all’ultimo e abbiamo lavorato abbastanza bene». A fare la differenza è la velocità nelle consegne: «Il gelato è un acquisto d’impulso, normalmente ordinano al massimo mezz’ora prima della consegna». Ma c’è anche chi, come Barbara Trozzo di Tutto Gelato, ha scelto di fermarsi fino a marzo. «Ho deciso di chiudere dopo che Conte ha annunciato il Dpcm Natale – racconta -. Gennaio e febbraio sono mesi in salita per la mia attività e c’è l’assenza di certezze su quanta merce preparare oltre alla paura che arrivi la terza ondata, così abbiamo preferito scavalcare queste festività e aspettare un periodo migliore. Nel frattempo stringiamo i denti e andiamo avanti, sfruttando questi mesi per un periodo di formazione: non sarà tempo perso, non lo è mai lavorare sulla squadra per essere ancora più professionali».

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Barbara Trozzo di Tutto Gelato

Situazione diversa per le attività di ristorazione, anche a seconda dei prodotti offerti e della clientela di riferimento. «Vista le limitazioni abbiamo deciso di non aprire il 24, 25 e 26 – sottolinea, Massimiliano Catalini, titolare del Palace Ristorante –  e stiamo valutando se chiudere anche i prossimi giorni, aspettando tempi migliori. Non credo molto nel menu per Natale e veglione da asporto, il prodotto non arriva a casa del cliente come dovrebbe. Ieri con le nostre pietanze, la pizza da asporto, frittura, panini e piatti unici, abbiamo lavorato ma la richiesta è chiaramente minima ed è più la spesa che l’impresa, aspetto che mi fa pensare che forse è meglio aspettare una riapertura concreta piuttosto che continuare in questa maniera». «Le consegne a domicilio le facciamo da sempre, non è un novità per noi – precisa Fabio Pelacani, titolare del Mcfast pizza & burger – Lavoriamo molto con gli studenti e quindi durante il periodo delle festività c’è sempre meno movimento, ora purtroppo è ancora peggio. Il sabato abbiamo qualche ordine in più rispetto agli altri giorni ma è tutto molto ridotto. Non avere i tavoli a disposizione è un problema, restiamo comunque aperti e a disposizione per quello che è divenuto un servizio: manteniamo così la clientela e paghiamo le spese, sperando con coraggio che questa situazione passi il prima possibile».

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Agnese Polverigiani con il figlio Mattia Baldoni

«Il 24 e 25 è andata benissimo, abbiamo lavorato molto – dice Mattia Baldoni dell’osteria “Agnese” -. E’ stato, a livello di incassi, come se fossimo stati aperti. Il problema sono stati i giorni successivi, dove c’è stato un drastico calo. Ora speriamo per il 31 di ricevere tante ordinazioni per il menù che abbiamo preparato, anche perché non potendo organizzare il veglione è logico sperare che i nostri clienti ci scelgano per godersi a casa i nostri piatti». Tra i primi a promuovere il “Compra locale” c’è Confartigianato Imprese Macerata che del “100% made in Marche” ha fatto uno dei suoi principali cavalli di battaglia. Anche le attività aderenti a “I menù delle feste” sono andati incontro alle necessità dei clienti, organizzandosi con il servizio a domicilio.

 

“I menù delle feste”: nei giorni rossi arrivano a domicilio

 



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