Convitto, Monteverde: «Si farà il bando»
Miliozzi: «Siano mantenute le promesse»

MACERATA - Continua il dibattito sulla sistemazione delle classi dell'istituto. La vicesindaca assicura: «L'obiettivo è tornare nella nuova sede». E si rivolge alla Provincia: «da chi parla di sinergia ci si aspetta maggiore ascolto del territorio». Critico il consigliere comunale e candidato alle primarie: «C'è un finanziamento di 7 milioni di euro per la ristrutturazione, diamoci da fare»

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Stefania Monteverde

 

di Alessandra Pierini

«Tornare prima possibile nella sede storica. Adesso parte il bando». A dirlo è la vice sindaca di Macerata Stefania Monteverde (candidata alle primarie del centrosinistra) che interviene nel dibattito nato in seguito all’ipotesi di un trasferimento delle aule dell’istituto dal Pannaggi ai Salesiani. «La tragedia del sisma del 2016 ha danneggiato l’edificio  – ricorda  – e ha costretto a spostare le attività didattiche in un’altra sede antisismica. L’abbiamo cercata insieme la nuova sede, subito, in fretta, Comune e Scuola, le istituzioni in sinergia, senza perdere i giorni di scuola, aiutando il Convitto Nazionale a trovare anche una sede adatta per i convittori, e anche mettendo a disposizione spazi comunali per le cucine. La competenza sui Convitti è della Provincia, si sa, ma…lasciamo stare». Poi l’arrivo dei finanziamenti  per la ricostruzione. «Sono arrivati  – precisa – con l’Ordinanza 56 del 10 maggio 2018, approvazione del 2° piano opere pubbliche sisma. 2018, non 2016 dopo il sisma. E si farà il progetto, partirà il bando, la gara per la selezione della ditta, per restituire una scuola bella e sicura. Adesso c’è un solo progetto: tornare prima possibile nella sede storica, quell’antico convento domenicano che nel 1861 diventa patrimonio pubblico e sede delle scuole della città, prima scuola elementare, garanzia di diritto allo studio per tanti bambini e ragazzi senza possibilità, per essere la scuola del Centro storico di Macerata, eccellenza anche grazie al prestigio del corso musicale, unico in città». La vicesindaca rassicura: «La scuola oggi fa scuola bene nella sede messa a disposizione dal Comune, in attesa di tornare nella sua sede storica. Le chiacchiere stanno a zero. Adesso solo ricostruzione». E inifine  se la prende con la Provincia, come aveva fatto ieri il sindaco Carancini: «Ci sono argomenti in questa città su cui non c’è mai un tavolo e un interlocutore con cui parlare, per esempio della necessaria sede unica per il Liceo Scientifico o di una sede dignitosa per il professionale di via Barilatti. Sono scuole di competenza della Provincia, lo so, ma in questi dieci anni da assessore alla scuola una sola volta sono stata chiamata a un tavolo della Provincia per parlarne. E c’era un altro presidente. Da chi parla sempre di “sinergia per il territorio” ci si aspetta più ascolto della città e dei cittadini che la abitano. Le scuole sono un buon punto di partenza per rigenerare una città».

 

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David Miliozzi

«La scuola è il perno della società, non un soprammobile che si può spostare alla bisogna». Così David Miliozzi, consigliere comunale di Pensare Macerata e candidato alle prossime primarie del centrosinistra con la lista Macerata Insieme commenta il polverone scatenato dall’idea di trasferire il Convitto.
«C’è un finanziamento di 7 milioni di euro per la ristrutturazione del Convitto Nazionale,  – prosegue Miliozzi – diamoci da fare. Ma per ottenere risultati bisogna fare squadra e noi di Macerata Insieme abbiamo ancora una volta l’impressione (vedi la Sovrintendenza), che la politica della nostra città debba recuperare l’ascolto e la capacità di fare squadra.
Sono insegnante e genitore, ho frequentato le medie al Convitto, una scuola con la vocazione di recuperare i ragazzi che spesso venivano lasciati ai margini. Il Convitto Nazionale nasce come un’istituzione scolastica che permise dall’unità d’Italia in poi, per circa un secolo, la frequenza dei licei agli alunni dei piccoli centri periferici e ai ragazzi meritevoli ma poveri, permettendone così anche l’accesso all’università».
Oggi il Convitto ha una scuola primaria (prima e seconda elementare hanno due sezioni, terza, quarta e quinta una) e una scuola secondaria di primo grado, che ha formato 5 sezioni nei primi due anni e 3 sezioni nel terzo anno. «E’ una scuola in crescita  insiste Miliozzi – grazie al lavoro della dirigente, dei docenti e del personale Ata. Prima di aprire qualsiasi discussione su qualsiasi scuola bisogna ascoltare i Consigli di istituto, i presidi, i genitori. Ci batteremo tutti insieme affinché l’amministrazione mantenga la sua parola, affinché il Convitto non venga spostato dallo stabile di via Capuzi finché non sarà ristrutturato l’immobile storico di Piazza Marconi».

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Il Convitto

Tornano alla carica i genitori dei ragazzi del Convitto nazionale che chiedono «come mai le aule lasciate libere dalla Dante Alighieri non siano ancora state concesse ai ragazzi del Convitto, ma ci auguriamo che già da domani questa “dimenticanza” sia corretta». mamme e papà parlano dell’istituto come di una scuola ideale. «Come dovrebbe essere organizzata la scuola ideale?
Sicuramente con aule spaziose e con insegnanti preparati, non solo accademicamente, ma anche pedagogicamente. Le materie dovrebbero essere insegnate con metodi che sappiano stimolare la curiosità e l’intelligenza di tutti i ragazzi, rispettandone le attitudini e le individualità.
Dovrebbe fornire un’offerta a tutto tondo, includendo attività pomeridiane che vanno dallo sport, alla musica, al teatro, alle culture lontane, senza peso per quelle famiglie che non potessero (per tempo o per soldi) accompagnare i figli in lungo e in largo nel pomeriggio. Dovrebbe seguire i ragazzi nello studio affiancando loro educatori professionali e di livello, capaci di indirizzare le predisposizioni di ciascuno. Dovrebbe offrire assistenza psicologica a chi ne avesse bisogno, favorendo l’inclusione e la crescita di tutti.
Dovrebbe, dovrebbe… ma questa scuola a Macerata c’è. Si chiama Convitto Nazionale. È un fiore all’occhiello che buona parte della comunità non si è neanche accorta di avere e che invece brilla nonostante le avversità che affronta tutta la scuola italiana. Nell’attesa di tornare nella sede storica, mancano solo le “aule spaziose”. Anche quelle in realtà ci sarebbero, sono dentro lo stesso edificio e i nostri ragazzi aspettano di poterle utilizzare».

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