No’ smette pe’ li celli
de somentà li veselli

LA DOMENICA con Mario Monachesi
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Mario Monachesi

 

di Mario Monachesi

“Magghju è tembu de fava e…de veselli” (piselli). Buonissimi e tradizionali con gli spaghetti e con le seppie. In campagna, un tempo, era il primo pasto gustoso, appetitoso e “fresco” dopo la grande abbuffata di polenta invernale. Non c’era “ortu” che non li “ospitasse” e spesso era anche il “pranzo” per affamati uccelli, tanto che un proverbio, appunto, recitava: “No’ smette pe’ li celli, / de somentà’ li veselli”.

Il pisello è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Fabaceae, sulla cui origine non si hanno notizie precise. Probabilmente proviene dall’Asia centrale e diffusa in Europa dalla popolazione degli Arii (Anche Indoari. Antico popolo nomade appartenente al gruppo indoiranico dei popoli indoeuropei). La pianta ė suddivisa in tre qualità: nani, semirampicanti e rampicanti, “li contadì li sparte in “ardi e vassi”.

“A ogni pisello, / il suo baccello”. “Li veselli”, già noti ai Greci, agli Etruschi e ai Romani, raggiunsero il loro apice di diffusione nel settecento in Francia, durante il regno del Re Sole che ne era ghiotto. Durante tutto il Medioevo venivano usati “da li Signori” come salario per i contadini ed elemosina per i poveri.
Sono fra i legumi più consumati dall’uomo. In Asia Minore pare si conoscessero fin dal seimila a. C. Già nel Trecento i libri di cucina italiani prevedevano ricette di piselli con “carne di porco salato”. Nel celebre ricettario di Mastro Martino da Como (metà del quindicesimo secolo) figuravano “Piselli fricti in carne salata”. Il meridionale Liber de Coquina li vuole cotti nel lardo dopo essere stati frantumati (spappolati) col cucchiaio, fino a ottenere una sorta di purè spesso e compatto.

“La pernice ama i piselli, ma non quelli che finiscono piselli-1nella pentola insieme a lei”. In passato i fiori bianchi e gialli di questa pianta venivano intrecciati in ghirlande bene auguranti per le spose.
“Piselli e fiori son belli, / solo quanno sono infanterelli”.
Prima di consumarli freschi come oggi, in tempi abbastanza lontani venivano fatti maturare bene, seccarli per poi ridurli in farina da mescolare a quella di altri legumi e cereali. Con queste farine si facevano pappe, polente e talvolta anche il pane.
Solo nel tardo Medioevo si cominciò a consumarli freschi e pare che i primi siano stati gli olandesi. Sempre molti anni addietro, la prima acqua di cottura “de li veselli” veniva riutilizzata per preparare una sorta di zuppa insaporita con cipolla, pane sbriciolato, erbe profumate e spezie, servita poi dentro un pane scavato in forma di scodella.
I piselli sono ricchi di fibre, di ferro, sali minerali e vitamine, la C e la B9. Sono poco calorici e di facile digestione, contengono molta più acqua di tutti gli altri legumi. Ogni 100 grammi, solo 52 calorie.

Oggi l’Italia è uno dei maggiori produttori al mondo. Negli ultimi anni, il maceratese con i suoi 1700 ettari, è la prima terra di produzione delle Marche. Segue Ancona con 1400 ettari, Ascoli con 600, Fermo 500 e Pesaro 200. In tutto vi sono impegnate oltre 500 aziende. Questo successo è dovuto al buon terreno e al clima particolarmente favorevole di cui gode la regione e soprattuto la nostra provincia. Ecco perché esiste una “zuppa di piselli alla maceratese”. Di origini contadine ė un piatto molto gustoso e semplice da preparare. Tagliare la pancetta in piccoli quadratini, aggiungerla ad un trito di cipolla, aglio, prezzemolo e maggiorana. Versare il tutto in un tegame con olio e far soffriggere, appena raggiunta la dorazione, aggiungere polpa di pomodoro e abbondande acqua fino a riempire “la teja”. Appena portato il tutto a bollore, versare i piselli e far cuocere per altri 20 minuti circa. Servire in piatti con pane tostato.

L’ho giå scritto altre volte ma lo ripeto: “La robba de campagna, / adè cojò’ chj no’ la magna”. Anzi, aggiungerei: “Adè proprio un…visellottu”.
Per le seppie con i piselli (“Secce co’ li veselli” a Civitanova), per quattro persone, 800 grammi di seppie, 400 di piselli, uno spicchio d’aglio, olio, sale e un bicchiere di vino bianco. Lavare le seppie, tagliarle a striscioline sottili, i tentacoli a pezzettini. In una padella scaldare l’olio e far rosolare l’aglio, aggiungere le seppie, poi piselli e sale. A temperatura elevata, sfumare con il vino e lasciar evaporare. Mescolare il tutto ė lasciar cuocere per altri 10 / 15 minuti.
Qualche curiosità: “Le seppie con i piselli”, è un gustoso racconto di Achille Campanile, tratto dal libro “Manuale di conversazione”. Notissima invece la fiaba “La principessa sul pisello” di Hans Christian Andersen.
Può mancare l’ironia? No! “Ultim’ora: Scatola di piselli scoppia in un supermercato: 5 donne rimangono incinta”.



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