Sisma, l’allarme di Coldiretti:
«In due anni si è perso
il 6% del Pil agricolo»

TERREMOTO - La presidente dell'associazione Maria Letizia Gardoni: «Le imprese attive nelle province del cratere sono diminuite di quasi il 5%, il rimpallo di responsabilità è inaccettabile. Con il nuovo Commissario speriamo si possa arrivare a testo unico che renda accessibile e chiara la normativa»

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Le mucche all’aperto dopo il terremoto

 

Le imprese agricole attive nelle province del cratere sismico sono diminuite di quasi il 5% rispetto a prima del terremoto. In due anni si è perso il 6% del Pil agricolo con un conto di ben 140 milioni e fanno fatica a resistere anche i 247 agriturismi nelle province di Macerata, Fermo e Ascoli. È quanto stima Coldiretti a pochi giorni dall’anniversario delle scosse di ottobre che ampliarono l’area dei danni spostandola verso nord rispetto alla prima terribile di agosto.

Maria-Letizia-Gardoni

Maria Letizia Gardoni

In un ritorno alla normalità ancora lontano, tra difficoltà abitative e lungaggini burocratiche della ricostruzione, la ripresa è legata alla tenacia delle popolazioni che non si arrendono. «Mentre continua il rimpallo di responsabilità tra chi ha il dovere e il potere di rendere attuabile un piano di ricostruzione, lo stato di emergenza non è ancora stato superato a due anni di distanza dal sisma – denuncia da Coldiretti Marche la presidente Maria Letizia Gardoni – Una situazione inaccettabile che sta dimostrando inefficienza e ingiustizia nei confronti dei tanti allevatori ed agricoltori che sono rimasti in quei luoghi, nonostante tutto. Pur di non abbandonare i loro terreni, il loro bestiame, il loro comune, continuano a portare avanti le loro attività in condizioni di disagio e incertezza. La sopravvivenza e la rinascita di quei territori, così importanti non solo per la nostra regione ma per tutto il Paese, dipende esclusivamente dalla resistenza degli imprenditori agricoli che in questi anni ne sono stati i veri custodi e ambasciatori. Finché non si ha reale percezione di questo, difficilmente si riuscirà a risolvere il problema. Che la politica e l’amministrazione burocratica capiscano, in fretta anche se si è già in ritardo, che la straordinarietà di questo tragico evento non può essere affrontata con l’ordinarietà delle procedure». Attualmente sono circa 15mila le aziende del settore agroalimentare attive nelle tre province colpite con una significativa presenza di allevamenti, caseifici, salumifici e frantoi. Basti pensare alla sola raccolta del latte che, tra aziende chiuse e moduli stalla per sopperire a quelle inagibili o crollate, è scesa del 35% rispetto alla campagna pre terremoto. Coldiretti, oltre ad avviare a livello nazionale una rete di solidarietà tra agricoltori e allevatori con le iniziative come “adotta una mucca” o “dona un ballone”, dalle Marche ha sempre sollecitato la politica affinché rendesse più snella la burocrazia. «Auspichiamo che con il nuovo Commissario straordinario, Piero Farabollini, si possa arrivare a testo unico che renda accessibile e chiara la normativa, a oggi, una vera e propria giungla di ordinanze», conclude la nota di Coldiretti.



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