Cirivacco de la pasquella
(indimenticato personaggio)

LA DOMENICA con Mario Monachesi
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Mario-Monachesi

Mario Monachesi

 

di Mario Monachesi

“Cirivacco”, al secolo Costantino Cippitelli, nasce “jó le Fosse” (Borgo San Giuliano, quartiere di Macerata), il 3 ottobre 1913 e vi morirà il 3 ottobre 1990. Figlio di Aldobrando e Blandina Morresi, è stato un estroverso e colorato stracciarolo. Raccoglieva stracci, ferrivecchi, vecchi utensili, piatti, ecc, tutto quanto la città buttava. Qualcuno ricorda che raccoglieva anche “l’ossi”. Quando passava per le vie, il suo grido era famoso: “…stracciarolu, donneeeeeee”. Se nessuno si presentava, l’ultimo strillo: “Vaco via donneeeee…” e proseguiva spingendo il suo carretto o rimettendosi il sacco sulle spalle. Personaggio tra i più noti della provincia, ogni mercoledì, con qualsiasi tempo e in qualsiasi stagione, in vicolo Santafiora (traversa di via Garibaldi), “spannia” le sue mercanzie: ferrame, biciclette in disuso, ferri da stiro a carbone, ruote di motociclette, carrozzine per bambini, campanacci, lumi a petrolio, libri ingialliti e rosicchiati dai topi, corde, riviste, monete, attrezzi per l’agricoltura transitati in cento mani. Il soprannome “Cirivacco” l’ha ereditato dal padre, anche lui, al tempo, molto noto, essendo il “factotum de menza Macerata”. La gente chiedeva e lui eseguiva. Un giorno, un tizio, “je commanna de ji a comprà’ per cuntu sua certa robba”, ma lui si dimentica. Al conseguente rimprovero, in un genuino dialetto risponde: “Ci rivaco” (Ci rivado). Da questo episodio l’appellativo di “Cirivacco”. Bassotto, traccagnotto, ma dotato di simpatia e non comune intelligenza, padre di un nugolo di figli, ogni pomeriggio era solito andare, per suo diletto, al cinema. Non disdegnava la frequentazione di diverse cantine, tra queste quella “de lu Gobbu”, appena dietro al Duomo, e quella “de Murusì”, in zona Cocolla. Con l’amico fidato “Bistecca lu carzolà”, andava a gatti, poi a Chienti per frollarli (metterli a bagno).

cirivacco

Cirivacco

Appena passato Natale, girava la città e la campagna cantando la “Pasquella”. Da questo l’aggiunta al soprannome”Cirivacco”…”de la Pasquella” . Con il suo faccione, rotondo e rosso come un “cucummiru maturu”, vestito con un frac tutto sbrindellato, un cilindro enorme in testa, pennacchio colorato e una serie di medaglie attaccate sul bavero, intonava il canto, suonando “l’urghinittu”. Ogni volta si attorniava di amici “fossaroli” (abitanti “de le Fosse”), che per l’occasione trasformava in muscolose donne, pirati, neri, zingari, re magi. Sul carrettino che trascinava l’uomo di fatica del gruppo, utilizzato per deporre i doni che raccoglieva di casa in casa, un cartello in bella mostra recitava: “Viva Cirivacco”. In un paio di occasioni ha cantato la pasquella anche alla radio. Era anche suonatore di chitarra e recitava poesie. Nel carnevale del 1935/36 mascherò i figli da abissini, drappeggiandoli con lenzuola rattoppate e oscurandoli con una tintura, fatta in casa, di olio d’oliva e carta bruciata. Vinse il premio come miglior gruppo mascherato.
Nel 1982, a 71 anni, si presento alla corsa delle papere, riservata ai bambini, in occasione della festa delle Fosse, vestito con pantaloni corti e un fiasco di vino rosso in mano. Questa, seppur in breve, è la descrizione di un personaggio conosciuto in città ed in campagna. Per molti contadini era un vero e proprio idolo. Il suo arrivo era sempre motivo di simpatia e festa. A Macerata era più conosciuto e popolare di altri fluenti ed importanti personaggi. Tra i più anziani, il suo ricordo va ancora per la maggiore. Personaggi così, sono come i campioni dello sport o della musica, ne nasce uno ogni secolo. Nel novecento a Macerata è nato e vissuto “Cirivacco de la pasquella”.



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