Selezione pubblica da collaboratore amministrativo della “Paolo Ricci” di Civitanova, l’avvocato Maria Gioia Squadroni si dimette dal cda dopo la formazione della graduatoria nella quale è presente anche la moglie del sindaco Ciarapica, Sandra Fontana. L’avvocato Squadroni segue le orme della sorella, Silvia, ex presidente dell’azienda Teatri di Civitanova, anche lei dimissionaria. Stavolta le motivazioni all’origine dell’abbandono nascono dalla selezione pubblica della quale la Squadroni afferma di essere rimasta all’oscuro e parla di una commissione nominata senza tenere conto dei criteri stabiliti e sottoscritti in un verbale che tra l’altro non è stato firmato. Vizi di forma e modus operandi «estraneo alla caratura morale ed alla professionalità della sottoscritta» denuncia la Squadroni. Questi i motivi che hanno portato alle dimissioni. Ma c’è di più, l’avvocato afferma infatti di essere venuta a conoscenza della pubblicazione della graduatoria solo tramite i mezzi di informazione. Il verbale approvato dal cda con cui si approvava la necessità di ricercare, tramite bando, una figura professionale da impiegare nell’accoglienza era del 21 novembre 2017. «Ma dal quel giorno – spiega la Squadroni – sono stata tenuta all’oscuro sia della predisposizione del bando di selezione, che dei criteri che portano all’utilizzo della graduatoria a fini di altre e diverse future assunzioni anche in enti diversi, mai oggetto di discussione, delibera ed approvazione da parte del cda. Addirittura la commissione esaminatrice nominata nel concorso non tiene in alcun conto dei criteri stabiliti per la composizione della commissione stessa, così come solamente riportati nel verbale non sottoscritto del cda del 31 gennaio 2018 dove la commissione doveva essere composta dalla dottoressa Zallocco, unitamente alla dottoressa Pecorari (che avrebbe svolto la funzione di segretaria) oltre ad un membro esterno per la lingua inglese». Da qui la decisione di abbandonare il cda con una lettera indirizzata ad Agostino Basile, presidente dell’azienda pubblica controllata dal Comune, al sindaco Ciarapica e agli altri membri del cda del Paolo Ricci. «Quanto accaduto _ conclude – rappresenta un modus operandi estraneo alla caratura morale ed alla professionalità della sottoscritta e, anzi,da me chiaramente aborrito, tale vicenda lede la fiducia e l’onorabilità della sottoscritta, sia per la palese violazione di norme etiche e di opportunità, che per gli effetti che ricadranno inevitabilmente sull’intera cittadinanza, a favore della quale ho ricoperto disinteressatamente, chiamata a svolgerlo con ben altre premesse, il ruolo di consigliere di amministrazione della Asp Paolo Ricci , esclusivamente per offrire servizi, assistenza e vicinanza oltreché gratuito apporto professionale di natura giuridica». La presenza della moglie del sindaco e il piazzamento in quinta posizione nella graduatoria per un posto da collaboratore amministrativo in un’azienda pubblica controllata dal Comune ha scatenato un vespaio di polemiche sull’opportunità etica di partecipazione della coniuge per il posto pubblico.
Moglie del sindaco in graduatoria, Mirella Franco: «Si dimetta» Ghio: «Poca sensibilità politica»
Un posto al Paolo Ricci, in graduatoria la moglie del sindaco
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Tutti gridano allo scandalo (dimissiopoli) nessuno cerca le soluzioni vere alla risoluzione del problema decisamente annoso! Civitanoi scrive su fb
Ci saremmo aspettati altro dalla politica cittadina che un rimpallarsi di responsabilità sui concorsi e le relative parentopoli. Sono come squadre di calcio, maggioranza e opposizione, cui fare il tifo mentre gestiscono il potere trascurando i cittadini che pretendono chiarezza e trasparenza.
CivitaNoi rifiuta questo gioco a perdere perchè lor signori (considerati politicamente sepolcri imbiancati) si indignano per fatti già conosciuti da decenni anche dalla loro parte.I consiglieri che hanno attraversato due legislature dovrebbero conoscere quale sia la strada per evitare future parentopoli/amicopoli dato che sulle passate ormai è steso un velo pietoso. La riforma del regolamento/statuto del comune in tal senso aiuterebbe a risolvere una vasta serie di incompatibilità nella partecipazione ai concorsi nell’ente, nelle partecipate e nelle aziende che collaborano con palazzo Sforza. “Vietare” la partecipazione ai concorsi a parenti stretti e amici sarebbe ottima azione e vi consigliamo di copiare le iniziative adottate in tal senso dal comune di Pistoia. Democrazia e legalità, anni fa, aveva presentato tra le 3 leggi di iniziativa popolare una a livello nazionale che potesse alienare la partecipazione di parenti e amici nei comuni di residenza. Neanche i pentastellati di allora a livello nazionale l’hanno fatta passare. Dove sono finiti la trasparenza e la legalità trasversale?
Solidarietà a Mariagioia Squadroni,
sapendo come si muove il palazzo,
non sorprende chi da il proprio contributo con professionalità trasparenza e correttezza non possa sottostare inerme alla continua mancanza del rispetto delle regole
facendo prevalere l’ arroganza e la mancata professionalità.
Non é solo un problema di leggi, ma anche di sensibilità istituzionale.
Come si fa a candidarsi per ricoprire un ruolo che fa capo al Comune di cui un tuo congiunto è Sindaco?
In ogni caso Ciarapica avrá finalmente capito che sbraitare dall’opposIzione è una cosa, governare, con annessi e connessi, un’altra.
Chissà invece i Civitanovesi cosa avranno capito.
Avevo iniziato a leggere l’articolo, di solito lo faccio dai titoli di testa da cui spesso si può capire se vale la pena di continuare. Appena letto Squadroni, Paolo Ricci, si dimette, mi è venuto in mente subitaneamente ” vuoi vedere che è la sorella dell’altra Squadroni, quella dei teatri? “. Non faccio neanche in tempo a pensarlo che leggo che effettivamente è così. Sospendo la lettura perché la cosa appare se non subdola almeno sospetta e poi perché la mia l’ho già detta e io non sono così intelligente di cambiare spesso idea. Gira di qua, gira di là, alla fine seguendo i commenti dei lettori mi ritrovo sempre sulla pagina e quindi la leggo. Viene fuori che le dimissioni della Squadroni sono frutto di tutta una serie di lacci e laccetti da parte di tutti gli attori in causa e non parlo dei partecipanti al concorso. Già il fatto di essere stata all’oscuro di tutte queste manovre e tutto quel che segue, mi parrebbe più giusto per fugare dubbi, non dare o dare le dimissioni, ma denunciare alla Procura quanto riportato nell’articolo. Se non sarà lei a farlo, lo faranno gli altri, esaminatori ed esaminandi che vedono tutti il pericolo di un intervento della Procura per vedere se quanto detto dalla Squadroni corrisponde a verità. Le accuse fatte dalla Squadroni sono gravi, tanto più che ci troviamo in ambito di una istituzione pubblica. Resto del parere che abbiamo a che fare con una pagliacciata in cui qualche furbone vede la possibilità di farci una cavalcata. Occhio che cadere da un cavallo, anche a dondolo è molto facile. Per chiudere in serenità, vi immaginate se Ciarapica ha passato qualche ora davanti ad un crocifisso pregando affinché la moglie non superasse l’esame?
Spett.le Redazione,
sono il padre di un ragazzo che ha parteciparo al concorso indetto dall’Istituto Paolo Ricci di Civitanoa Marche per eventuali assunzioni di collaboratori amm.vi a tempo determinato e non, anche presso altri Enti che intendano utilizzare la graduatoria degli idonei.
Detto concorso, bandito nel mese di dicembre dello scorso anno, è stato regolarmente pubblicato sul sito dell’Ente con l’indicazione dei requisiti per potervi accedere nonchè con la specifica delle prove da sostenere che si intendevano superate con un punteggio minimo di 21/30.
Nei giorni scorsi l’Ente in parola ha reso pubblica, sul proprio sito, la graduatoria degli idonei.
Ora in quest’ultima settimana si è appreso da fonti giornalistiche pubblicate, oltre che su codesto Quotidiano anche su giornali locali, che nella citata graduatoria si è classificata al quinto posto la moglie del Sindaco del Comune di Civitanova Marche.
Come noto, il Comune medesimo ha una quota di partecipazione nell’Istituto Paolo Ricci tanto da configurare un ipotetico conflitto di interessi, creando elementi di opacità.
La questione presenta aspetti giuridici che al momento non sono in grado di sviluppare con dovizia di particolari. Invece credo di poter sostenere, anche per la pregressa esperienza di lavoro in Banca d’Italia, che l’aspetto della trasparenza e della correttezza degli atti amministrativi deve essere sempre tenuto in gran considerazione non solo per i risvolti interni dell’Ente
quanto per le ricadute del danno d’immagine verso la collettività.
La polemica che ne è derivata è stata ulteriormente alimentata anche dalle dimissione dal Cda di un Avvocato che ha dichiarato la scarsa trasparenza degli atti amministrativi sottoposti al vaglio del Consiglio, taluni sprovvisti anche di firma, nonchè per la poca rispondenza degli stessi alle direttive di una legge
del 2016 ai fini di eventuali assunzioni.
Una successiva presa di posizione si è avuta anche da parte di un altro membro del Cda il quale ha dichiarato di voler mantenere il proprio ruolo all’interno del Consiglio per poter esercitare al meglio le proprie funzioni di controllo.
Tutto questo clamore forse si sarebbe potuto evitare indicando semplicemente nel bando del corcorso una clausola di esclusione, considerata la natura giuridica dell’Ente e quindi salvaguardando tutti coloro che avrebbero presentato la domanda di partecipazione.
O almeno effettuare tali tipi di verifiche prima dell’inizio delle prove di esame e non a conclusione delle stesse, al fine di evitare spiacevoli ricadute.
La verifica legale sugli aspetti amministrativi che viene da più parti richiesta, anche da esponenti politici comunali, potrebbe causare anche l’annullamento del concorso in parola con grave pregiudizio ai diritti di tutti coloro che vi hanno partecipato, mettendo in gioco le proprie abilità, conoscenze e speranze per un lavoro.
In un momento come questo in cui la precarietà del lavoro e il tasso di disoccupazione giovanile sono molto alti, a chi giova alimentare il livello di insicurezza che stiamo vivendo tutti, per di più accompagnato da elementi di opacità di gestione?
Mi auguro che la questione, ancorchè delicata, possa essere chiarita al più presto per garantire diritti e certezze e che la stessa non venga alimentata strumentalmente per fini poco chiari. In fede.
chi si dichiara professionista deve dimostrare di esserlo e la trasparenza è un requisito fondamentale, le polemiche sono il contrario dell’argomentazione che ogni persona – enti pubblici compresi – è obbligata a presentare ogni volta ci sono sospetti o indagini per corruzione.