Da sinistra Osvaldo Messi e Francesco Vitali
di Federica Nardi
Naufragati i tentativi unitari, si competerà a due per la segretaria provinciale del Pd. Con la sfida tra il sindaco di Appignano Osvaldo Messi (ala renziana) e il segretario uscente Francesco Vitali. Alle 21, orario di scadenza della presentazione delle candidature, non sono emersi altri nomi. Una sfida che mostra la profonda spaccatura del Pd in provincia. Anche nei singoli circoli. Oggi Vitali era stato smentito per quanto riguarda l’appoggio dalla totalità dei circoli, dato per certo in conferenza stampa da lui e da Paola Castricini, da parte di 20 iscritti di altrettanti circoli dem del Maceratese (in totale in provincia sono 39): “In nessun circolo Pd della provincia si sono tenute assemblee degli iscritti che abbiano assunto decisioni in merito alle prossime scadenze congressuali”, dicono in una nota alcuni iscritti. “Ci sarà tempo di parlarne”, è il commento di Vitali. Ci sarebbero stati anche contatti telefonici tra lui e e Messi, con la richiesta di quest’ultimo di vedersi e parlare di un passo indietro di entrambi per far spazio alla proposta del sindaco di Fiastra: candidare Giancarlo Ricottini. Ex sindaco di Acquacanina, un uomo del cratere sismico. Ma niente da fare.
Morgoni
Nel frattempo Francesco Fiordomo (Recanati), che era tra i 12 sindaci che avevano chiesto di riaprire il dibattito per una candidatura unica, si dice “deluso da questa modalità. Il gruppo dirigente è troppo spesso autoreferenziale e non fa i conti con l’oste. Al nostro documento ci è stato risposto in sostanza di pensare ai fatti nostri”. Il senatore Mario Morgoni: “Serve una discontinuità netta con il modo di essere del partito per la provincia di Macerata. Sono più che conservatori, restauratori. Noi abbiamo sempre detto che di fronte a un candidato unitario, come poteva essere Giancarlo Ricottini, avremmo fatto un passo indietro. Loro invece no. Le chiacchiere stanno a zero”.
Irene Manzi
La deputata Irene Manzi, calma i toni e dice che “ci sarà il congresso per confrontarsi. È normale che alcuni non sostengano Vitali, è la regola della democrazia. Ci sarà modo di entrare nel merito, anche della vita del nostro partito. Molti circoli, comunque, lo hanno sostenuto.” E su Ricottini, candidatura unica sfumata: “Il suo nome è uscito prima sui giornali – dice Manzi – c’è bisogno di un metodo diverso. Bisognava parlarne nelle sedi opportune”. Per votare nei singoli circoli ci sarà tempo dal 12 al 22 ottobre. Da lì usciranno i delegati che a loro volta, nell’ultima settimana del mese, eleggeranno il segretario provinciale.
I DELUSI – In una nota congiunta, 20 iscritti ad altrettanti circoli Pd che coprono il territorio dalla costa ai monti, chiariscono che l’investitura a Vitali loro non l’hanno mai data. “Abbiamo il dovere di smentire questa notizia – dicono – In nessun circolo Pd della provincia si sono tenute assemblee degli iscritti che abbiano assunto decisioni in merito alle prossime scadenze congressuali. Per quanto riguarda i coordinatori dei circoli, il cui mandato è giunto a scadenza in vista del congresso, l’opinione espressa è personale, al pari di quella di ciascun iscritto, a prescindere dalla funzione svolta nel partito”. Insomma, gli iscritti rimandano la decisione alle urne. E inoltre “siamo sorpresi – dicono – che coloro che per primi e in modo pubblico sui mezzi di informazione hanno fatto appello al valore dell’unità, successivamente invece abbiano mostrato totale insensibilità verso ogni tentativo di ricomposizione unitaria, compreso quello autorevolmente promosso dai sindaci del Pd, che non sono certo espressione di corrente”. Il riferimento è al blocco Sciapichetti, Manzi, Giannini, Comi e Silenzi, che hanno più volte invocato la necessità di riconfermare Vitali.
Francesco Fiordomo
Il primo cittadino di Recanati, Francesco Fiordomo, ricorda che lui e altri 11 sindaci “siamo voluti entrare con un contributo di metodo e di programma perché quando non si va a fondo nelle questioni si rischia di dire tutto e il contrario di tutto. Il dibattito è surreale: si dice che Vitali è un candidato condiviso. Ma da chi, dagli iscritti? Non mi risulta. E nemmeno dai sindaci. Così diventa un’imposizione. Il gruppo dirigente è troppo autoreferenziale, pensa già alle politiche. Alla nostra proposta ci è stato risposto, per iscritto, sostanzialmente di interessarci alle cose nostre. Molto deludente. Invece Ricottini, come candidato unico, era un’idea assolutamente stuzzicante. Un energico senza peli sulla lingua. Perché il punto è che il Pd ha bisogno di energia, di andarsi a prendere gli insulti dagli elettori delusi e capire il motivo di quella delusione. Se non cambiamo il passo la nostra provincia sarà sempre più debole. Il galleggiamento ci porta ad affondare. Sarei andato a cercare figura esterna al partito. Spero almeno ci sarà chiarezza sui programmi”.
I firmatari della nota sono gli iscritti al Pd: Gabriele Maolo (Macerata), Roberta Belvederesi (Civitanova), Alba Mosca (Tolentino), Enrico Garofolo (Potenza Picena), Giovanni Giri (Porto Recanati), Rosita Platinetti (Morrovalle), Emilio Romoli (Recanati), Gianfranco Lattanzi (Corridonia), Alberto Brambatti (Treia), Giorgio Rilli (Colmurano), Luca Bonvecchi (Apiro/Poggio San Vicino), Saran Gigli (Montecassiano), Tobia De Felice (Appignano), Sergio Rivelli (Pievetorina), Mario Montalboddi (Monte San Giusto), Fabio Pierucci (Urbisaglia), Mario Mastrocola (Loro Piceno), Francesco Giubileo (Montefano), Leonardo Virgili (Monte San martino/Penna San Giovanni), Sante Basilli (Ussita).
Pd verso il congresso, Vitali si presenta: “Scelto da tutti i segretari dei circoli”
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Spiace constatare quanto il PD sia malconcio: proprio malridotto a tutti i livelli.
Spiace constatare quanto il modo di pensare e di agire di certi dirigenti politici abbia inciso così negativamente sullo stato di salute del partito.
Sebbene siano tante le persone che hanno creduto e credono ancora nelle idee fondanti, oggi sono davvero poche quelle che hanno fiducia nella classe dirigente del PD.
Purtroppo sono sempre di più le persone di centrosinistra che hanno perso la fiducia e che di conseguenza hanno deciso di votare altre formazioni politiche di altra diversa ispirazione politica o peggio non votare più.
Ciò nonostante la classe dirigente del PD che deve cambiare non cambia e quella che deve crescere non cresce.
Quella che deve cambiare, è ferma in condizione di inamovibilità da 40 anni ed è decisamente convinta di aver ben operato e di avere il diritto di continuare ad operare in prima persona per sempre.
Quella che deve crescere, è tenuta in condizione di apprendistato da almeno 20 anni ed è in ogni modo e in ogni luogo ostacolata e indotta all’errore affinché non possa affermarsi e nei casi cui ci riesca, è tanto spossata da non poter comunque operare bene.
Il risultato è che chi crede nelle idee del PD ha due possibilità: (A) credere nella vecchia, egoista, prepotente e inamovibile classe dirigente; (B) credere in una classe dirigente nuova, inesperta e già sfiancata prima di iniziare, senza possibilità di successo.
Per completare il quadro ci sono le eccezioni. Eccezioni purtroppo anch’esse negative, a conferma di un quadro generale senza dubbio non positivo, costituite da situazioni in cui l’ipotesi B non è contemplata. Vedi Macerata.
A Macerata la situazione è paradossale: alla linea degli inamovibili Silenzi, Giannini, Sciapichetti, si contrappone la linea Morgoni, che di certo non è un apprendista.
Dunque a Macerata esiste solo l’ipotesi A.
E di conseguenza, saranno sempre di più le persone di centrosinistra che sceglieranno di salutare il PD.
Poveri iscritti ai circoli dem, sfrattati dalle decisioni importanti.