Tragedia di Rigopiano,
il Papa incontra i familiari:
“Non vi dimenticherò”

DRAMMA - Il pontefice li ha ricevuti, insieme ai superstiti, all'udienza generale che si è svolta oggi a Roma. Gianluca Tanda, il fratello del pilota della Ryanair di Castelraimondo: "Abbiamo recuperato un po' di fede e la carica per andare avanti. Una cosa del genere non deve più succedere"

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Il comitato vittime di Rigopiano all’udienza generale del Papa. Al centro la madre di Marco Tanda e al suo fianco il fratello

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Nella foto, portata in piazza San Pietro, Marco Tanda e Jessica Tinari, vittime della valanga di Rigopiano

 

di Federica Nardi

“Non vi dimenticherò, pregherò per voi”. Queste le parole di papa Francesco ai familiari delle vittime e ai superstiti della valanga che lo scorso 18 gennaio ha distrutto l’hotel Rigopiano, presenti oggi a Roma in piazza San Pietro all’udienza generale del pontefice. “Abbiamo avuto assegnati i posti più vicini a lui sul sagrato, alla sua destra”, racconta Gianluca Tanda presidente del Comitato vittime di Rigopiano e fratello di Marco Tanda, 25enne pilota di Ryanair di Castelraimondo, che nell’hotel aveva perso la vita insieme alla fidanzata Jessica Tinari. Anche un altro giovane della provincia era morto nella struttura: Emanuele Bonifazi, 31 anni, di Pioraco, dipendente dell’hotel. La famiglia Bonifazi oggi non era insieme agli altri per impegni di lavoro. Il Papa ha ricordato anche pubblicamente la tragedia, durante il saluto ai gruppi in lingua italiana.

 

papa-rigopianoQuando ha citato il comitato sono stati fatti volare in cielo dalla piazza dei palloncini bianchi. “L’incontro con il Papa è stato un momento intenso – dice Tanda -. Lo guardi negli occhi e capisci che la sua attenzione è rivolta unicamente a te. Abbiamo recuperato un po’ di fede che con tutto quello che è successo avevamo perso. Un po’ di carica per andare avanti”. Perché l’obiettivo del comitato è “analizzare e capire tutti i micro errori fatti in quell’occasione – spiega Tanda -. Non può essere che una persona in difficoltà che telefona debba spiegare 50 volte cosa sta succedendo. Occorre cambiare le procedure. Certo – conclude – nessuno ci restituirà i nostri cari ma speriamo non accada più a nessun’altro”.

 

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