La protesta dei lavoratori della Tombolini
Uno dei manifesti presenti alla protesta
di Marco Ribechi
“Lasciateci lavorare”. Con queste parole, miste di rabbia e sconforto e stendendo a mo’ di striscioni le stoffe usate nella produzione, i dipendenti della ditta Tombolini hanno manifestato dopo il fallimento dell’azienda, attiva dal 1964 nel settore dell’abbigliamento. Davanti alla sede dell’Inps e del tribunale di Macerata, questa mattina i lavoratori, sostenuti dai tre sindacati Cgil, Cisl e Ugl, hanno chiesto quelle spiegazioni che attendono da tre settimane, quando il marchio è stato dichiarato fallito dal tribunale di Macerata. Sono circa 150 lavoratori, di cui il 90% donne, molte delle quali madri di famiglie sfollate che già hanno perso la casa per colpa del sisma. Ora, oltre che senza tetto, si ritrovano anche senza lavoro. «Faccio l’operaia della Tombolini da oltre 38 anni – spiega Mirella Costantini di Sarnano – Il diritto al lavoro è sacro, devo mantenere un figlio e due genitori anziani, è una vergogna. Almeno ci spieghino perché».
Stefania Rozzi con un collega
C’è anche chi vive in roulotte da oltre un mese e ora si ritrova senza stipendio. «E’ finito il lavoro ed è finita la casa – spiega avvilita Stefania Rozzi di San Ginesio – Vado avanti solo piangendo. Da 30 anni sono nell’ufficio commerciale, ho un marito, un figlio e due genitori anziani. I nostri due appartamenti sono distrutti viviamo in una roulotte che abbiamo pagato 200 euro. Quando c’è stato il terremoto mio padre si è sentito male e sul letto dell’ospedale gli abbiamo promesso che non avremmo lasciato la casa. La speranza era il lavoro ma all’Inps, che dovrebbe tutelare i lavoratori non gliene importa niente». L’ente di previdenza aveva presentato un’istanza di fallimento e il 9 novembre il giudice gli ha dato ragione. Da quel momento è chiusa un’azienda che dava lavoro a un’intero comparto, Urbisaglia e Colmurano i comuni più colpiti ma anche Sarnano, Loro Piceno, San Ginesio.
Le tante donne impiegate dalla ditta
Paola Fermani e Eros Gasparrini, marito e moglie sfollati e ora senza lavoro
Tra i lavoratori c’è chi è disperato e tira avanti solo con la speranza. Eros Gasparrini e Paola Fermani, marito e moglie, lavoravano entrambi per la Tombolini, lui al taglio e lei al cucito. Ora sono entrambi disoccupati e vivono fuori casa dal 24 agosto in seguito al primo terremoto. «Viviamo a San Ginesio e dal ’77 lavoriamo entrambi per la Tombolini – spiegano i coniugi – Siamo in affitto a 450 euro al mese insieme a nostri 3 figli disoccupati e a due genitori anziani. In totale siamo otto persone. Per la casa non si può fare più niente, in un angolo si è abbassata di 7 centimetri. Almeno ci licenzino così possiamo avere dei sussidi, invece siamo sospesi e non abbiamo diritto a niente». Sconcertati i rappresentanti sindacali: «Far fallire un’azienda che potrebbe lavorare – spiega Vincenzo D’Alessandro della Cgil – in un paese colpito da una crisi, in un territorio che dovrebbe ripartire dopo il terremoto e che rischia lo spopolamento è inspiegabile. Inoltre i tempi per le risposte si stanno prolungando oltre misura. Non entriamo nel merito del fallimento ma i lavoratori vogliono sapere come andare avanti, quali sono le prospettive».
Da sinistra Giuliano Caracini operatore Femca Cisl, David Ballini segretario regionale Femca Cisl, Vincenzo D’Alessandro segretario generale Filctem Macerata Cgil, Alfredo Caldarelli segretario provinciali tessili Ugl
D’Alessandro, insieme agli altri sindacati rappresentati da David Ballini per la Cisl e da Alfredo Caldarelli della Ugl sono stati ricevuti dall’Inps e hanno ottenuto per domani un appuntamento col direttore. La protesta si è poi spostata con una marcia di fronte al tribunale di Macerata. “Tinessa, vogliamo una risposta” il coro dei 150 lavoratori rivolto a Tiziana Tinessa, il giudice delegato che deve accogliere o respingere l’istanza. Qui anche il sindaco di Colmurano Ornella Formica e quello di Urbisaglia Paolo Francesco Giubileo. Entrambi hanno appoggiato subito la causa dei lavoratori che però lamentano l’assenza delle sfere alte della politica. «Abbiamo subito coinvolto la regione con gli assessori Sciapichetti, Bravi e Bora – spiegano i due primi cittadini – Ieri è stato informato Matteo Renzi e anche l’onorevole Irene Manzi ha mostrato il suo interessamento. Si tratta dell’unica azienda così importante della Val di Fiastra, è una tragedia per i nostri cittadini». Molte operaie si ritrovano con mutui da pagare, rate scadute, famiglie da mantenere. «Ero stata assunta da un anno – dice Loredana Caldarelli. Ho dovuto chiudere la mia attività e per me questo lavoro era una salvezza. Ho i debiti da pagare e il mutuo della casa, due figli di 10 e 12 anni, l’abitazione lesionata. Non si può far chiudere un’azienda nel periodo di massima produttività, proprio alla vigilia del Pitti, solo per una firma messa con troppa superficialità. Nel tempo in cui decidono dobbiamo poter lavorare e chiudere le consegne, ogni giorno che passa c’è una perdita enorme e chi ci rimette siamo noi lavoratori, terremotati e ora anche disoccupati».
Paolo Francesco Giubileo, sindaco di Urbisaglia e Ornella Formica, sindaco di Colmurano
Loredana Caldarelli
La protesta davanti al tribunale
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FORZA Marche!!!
Chiamate Renzi..forse vi offre qualcosa in cambio del si..prima di domenica
Solidarietà agli operai, prima non vengono loro pagati i contributi inps e adesso vengono “sospesi”… alla fine sono sempre loro a pagare il fio della mal gestione altrui…
Ma perche’….non l’avete fatta ieri questa manifestazione che a Macerata c’era anche Renzi……………
Esprimo sicuramente tutta la solidarietà per gli eventuali posti di lavoro a rischio…ma se rendiamo lecito non pagare piu di sette milioni di euro non parlare immagino di altri debiti con fornitori vari allora a questo punto
Tutte le aziende devono avere gli stessi diritti della Tombolini cioè non pagare niente..!!!!
Forse non era meglio scioperare prima contro la proprietà?