Per parlare con Carlo Magno
basta un passaggio in autostop

LE INTERVISTE IMPOSSIBILI - L'Italia di oggi non gli piace, compreso il professor Carnevale. Il doppio sepolcro ad Aquisgrana e a San Claudio

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di Giancarlo Liuti

L’altra mattina, venendo in macchina da Civitanova verso Macerata lungo la provinciale, all’altezza del viale  alberato che conduce all’abbazia di San Claudio ho visto un anziano a distinto signore che faceva il gesto di  chiedere un passaggio ed io mi sono fermato. Lui salì e sul momento non feci caso alla strana circostanza che nell’accomodarsi accanto a me quell’uomo era più leggero di una piuma e praticamente non aveva peso. “Dove la porto?”, gli chiesi. “Dovunque, purché me ne vada da qui”. “L’abbazia di San Claudio non le  piace? Eppure è stupenda, la visitano turisti anche stranieri”. “Per me, invece, è un incubo. Ma lasci che mi presenti. Sono Carlo Magno, il Re dei Franchi che nell’anno 800 divenne imperatore del Sacro Romano Impero”. Mi veniva da ridere, ma stetti al gioco. “Caspita!”, dissi. E pensai che quel tipo aveva qualche rotella fuori posto. Lui continuò: “La mia è un lunga storia, se vuole gliela racconto”. “Faccia pure – mormorai – ma tenga presente che non abbiamo tanto tempo. Fra una ventina di minuti io sono a casa mia e dovremo lasciarci”. “Mi sbrigherò”, disse lui. E cominciò.

“Nacqui nel 742 in quella grande città tedesca della Vestfalia che si chiama Aquisgrana…”

L'Abbazia di San Claudio

L’Abbazia di San Claudio

Cioè a San Claudio, visto che Aquisgrana e San Claudio sono il medesimo luogo…”

“Mi è stato riferito che tale fesseria la fa passare per vera il vostro prete Giovanni Carnevale, ma, appunto,  si tratta di una carnevalata”.

Non manchi di rispetto al professor Carnevale, un autorevole studioso di storia medievale e perciò degno di stima. Se lui afferma una cosa del genere significa che ne ha le prove”.

“Le prove? Lasciamo perdere. Ma c’è dell’altro. Sempre ad Aquisgrana, dove decisi di stabilire la sede ufficiale dell’impero, io morii di gotta nell’anno 814 e con grandi onori fui sepolto nella monumentale cattedrale dove in un lussuoso sepolcro ancora mi trovo. Ma giorni fa mi è stato detto che io sarei morto in questo vostro San Claudio e lì starebbe il mio sepolcro, per cui, oggi, sono venuto a controllare. E infatti, sulla destra dell’Abbazia, c’è una lapide, ovviamente falsa, che garantisce la presenza delle mie ossa  nell’immediato sottosuolo. Sono stati fatti scavi? No. Vi sono state ricerche scientifiche? No. Dunque una  ulteriore carnevalata. Sapevo che voi italiani siete un popolo assai disinvolto, ma non credevo fino a questo  punto. Così, comunque, stanno le cose e non vedo l’ora di tornarmene, indignato, nella mia sacrosanta  Aquisgrana”.

Carlo Magno

Carlo Magno

Mi scusi, signore, ma oggi c’è un gran caldo e se proprio dobbiamo parlare le chiederei di metterla sul tono più leggero di una cordiale chiacchierata fra amici. La sua storia di re e imperatore, del resto, io, magari per  sommi capi, la conosco per averla appresa a scuola, da ragazzo. E poi non mi va di discutere di Giovanni Carnevale, che mi è simpatico se non altro perché i sogni, le fantasie, i miraggi e la narrazione dell’irrealtà come se fosse reale ci aiutano a sopportare la fatica a volte amara di vivere”.

“Dunque lei sa che io in tanti anni di dure e vittoriose battaglie riuscii a mettere insieme Germania, Francia, Spagna, Portogallo e mezza Italia costituendo, per la prima volta, l’Europa unita”.

Certo che lo so. Unita come quella di oggi”.

“Quella di oggi, al confronto, è una barzelletta. Non fate altro che litigare, diffidare gli uni degli altri. E poi uno dei vostri maggiori esponenti si chiama Cazeneuve, un cognome che è tutto un programma. Io, nell’Europa mia, uno così non l’avrei messo neanche fra gli sguatteri delle cucine da campo…”.

Ottimo, imperatore. Vedo che finalmente le va di scherzare. Ebbene, in quelle sue numerose battaglie, anzi guerre, lei dimostrò una straordinaria vitalità fisica…”.

“Vero. Sono sempre stato un campione assoluto di energia anche nei miei rari periodi di pace”.

Posso chiederle se lo fu pure in campo sessuale?

“Lì, poi, non avevo limiti. Le basti sapere che ebbi diciotto figli da cinque mogli più altri dieci figli da numerose e occasionali concubine più altre schiere di figli che tenni segreti perché avuti da donne prigioniere o straniere”.

Pipino il Breve

Pipino il Breve

Eppure suo padre fu Pipino il Breve, che secondo noi ragazzi si chiamava così per le esigue dimensioni del suo apparato genitale…

“Beh, in effetti mio padre non era tanto sollecito nemmeno con sua moglie e probabilmente fu per caso che fece nascere me”.

Come si chiamavano le sue cinque consorti?

“Imiltrude, Ermengarda, Ildegarda, Liutgarda, Fastrada”.

Che nomi tremendi!

“Quelli dei miei tempi, signore. Molto più affascinanti di quelli che vanno di moda oggi coi vostri ridicoli vezzeggiativi, Giangi, Mimmi, Ceci, Fiffi…”

L’epoca attuale, insomma, non le piace né poco né punto. Eppure, nonostante i problemi che ha, è tanto più serena della sua”.

“Io, caro signore, ho la venerandissima età di quasi milletrecento anni e può darsi che la mia memoria abbia qualche falla ma per quel che ricordo l’epoca mia fu enormemente più onesta dell’attuale. Vuole un esempio? Non avevamo la corruzione che tanti danni provoca nelle vostre istituzioni amministrative e politiche. Il mio nome fu Carlo Magno, ma il nome di un qualsiasi Carlo che oggi gestisce il denaro pubblico dovrebbe essere Carlo Magna”.

don carnevale

Don Giovanni Carnevale

Oggi, purtroppo, siamo afflitti dal terrorismo dei cosiddetti jihadisti…

“Il terrore, ai miei tempi, lo facevo io ed era un terrore coi fiocchi, di gran classe”.

Mi riferivo, signor imperatore, alle minacce che ci vengono dall’Islam”.

“Questo problema ce l’ebbi anch’io, ma lo risolsi istaurando ottimi rapporti col Califfo di Baghdad, una specie d’integrazione antelitteram. Cosa che voi non riuscite fare”.

Ma lei lo conosce il Califfo dell’Isis? Lo sa di che bestia sanguinaria si tratta?”

“Pure quello di Baghdad lo era, ma si rese presto conto che io ero più forte di lui e con me fu molto cordiale, direi quasi amichevole. Tanto che, come sta scritto nei vostri libri di storia, mi regalò un elefante che portai ad Aquisgrana, ma morì presto di freddo. Io ne soffrii molto, proclamai tre giorni di lutto in tutto l’impero”.

Lei fu fatto imperatore la notte di Natale dell’anno 800 dal papa Leone Terzo. Strano che un pontefice si sia mostrato così generoso con una persona a tal punto sessualmente dissoluta come lei, no?

“S’informi, signore. Leone Terzo era più dissoluto di me. Forse lei non lo sa, ma quella notte parlammo soprattutto di donne”.

E qui, avendo ormai superato Piediripa, mi sono girato verso di lui con un sorriso per dirgli di non avercela più col nostro Carnevale. Ma l’imperatore Carlo Magno non c’era più.



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