di Laura Boccanera
«Siamo vittime di Banca Marche e Medialeasing, di Mauro Mattucci e di Giuliano Ginnobili, mero esecutore delle decisioni altrui e uomo dell’istituto di credito. C’è stato un piano ben studiato dai consulenti per far fallire la Icoc e agevolare l’imprenditore abruzzese, tutto questo nella lentezza della procura di Macerata che per anni non ha dato seguito alle nostre innumerevoli denunce». E’ un pesante j’accuse contro la banca, contro l’imprenditore e contro il Comune la lunga arringa che il legale della Icoc (l’azienda che deteneva le quote nella Civita Park), Guerrino Ortini, assevera nel corso di due ore nelle quali mostra documenti, atti, denunce, visure camerali, estratti e relazioni relative all’avviso di garanzia. Insieme a lui Franco Sagretti e Mauro Ballante che questa mattina hanno svuotato la valigetta e messo sul tavolo la pila di documenti riguardanti tutta la vicenda Civita Park. E nel ripercorrere anno per anno le intricate vicende societarie c’è spazio anche per pesanti accuse verso l’istituto di credito, in parte verso la procura e anche verso il Comune. Ortini dipinge uno scenario di alta e intricata finanza, di pesanti ritardi da parte degli inquirenti che avrebbero danneggiato la Icoc e dall’assenza del pubblico il cui unico interesse sarebbe stato quello di completare le opere relative a Fiera e Palas. Un gioco semplice nel concepimento, ma complesso nell’attuazione, fatto di atti volti a depauperare la Icoc, estrometterla dalla Civita Park così da creare e chiudere società ad hoc, spesso anche Snc non soggette a presentazione del bilancio per far circolare crediti da una società all’altra, sempre di proprietà di Mattucci e che terminano spesso all’estero. Ingredienti base del sistema Mattucci, condito poi da minacce e dalla denuncia presentata da Ballante per aggressione, da una fideiussione in ballo ancora con l’istituto di credito, a nome della Icoc, azienda ormai fallita e con i crediti derivanti dagli affitti del Cuore Adriatico che arriverebbero addirittura a Nizza.
L’ACCUSA – Occorre però una ricostruzione per fasi dal momento che tutto appare ancora piuttosto intricato e dal momento che le indagini (quelle della procura di Pescara) non sono ancora concluse. Ovviamente la Icoc e i suoi rappresentanti Sagretti e Ballante, così pure come Sergio Foresi non sono osservatori esterni alla vicenda, Sagretti e Foresi sono tuttora indagati per i fatti del 2010 e si attende l’esito delle indagini. Ma tramite il legale tornano a parlare per far valere le loro posizioni «sottovalutate a suo tempo», spiega Ortini che parte dal 2013. «Esiste un procedimento seguito dalla procura di Macerata – continua il legale – il 4830 del 2013 con una ipotesi di reato per bancarotta e fra gli indagati compaiono Vincenzo Misso, Giuliano Ginnobili e Mauro Mattucci. Questo procedimento si è attivato sulla base della denuncia presentata da Sagretti e Ballante e i reati contestati sono di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e infedeltà patrimoniale. In pratica la Icoc aveva ottenuto un provvedimento di sequestro in quanto vantava crediti per 3 milioni di euro, ma il provvedimento è stato messo in esecuzione 50 giorni dopo, quando ormai i buoi erano usciti dalla stalla, ovvero si è data la possibilità di svuotare la Civita Park della liquidità. Ma una prima denuncia l’avevamo fatta anche dopo l’approvazione del bilancio 2012 quando Mattucci alzò le mani su Ballante (una denuncia finita poi davanti al giudice di pace con patteggiamento per l’imprenditore abruzzese e risarcimento di 950 euro essendo le lesioni inferiori a 40 giorni, ndr). Ritenevamo infatti che vi fossero fatture emesse da Costruzioni e servizi che faceva capo a Mattucci per importi di 3 milioni di euro superiori rispetto ai lavori eseguiti». Secondo l’avvocato è da qui che parte la manovra per l’estromissione di Icoc e Foresi: «L’intento era chiaro – continua Ortini – si voleva far apparire perdite che in realtà non c’erano allo scopo di ricapitalizzare, sapendo che la Icoc aveva difficoltà a immettere nuova liquidità».
LE SOCIETA’ E I CREDITI – Un capitolo a parte della vicenda è quello relativo alla perizia contabile, un lavoro da oreficeria della Finanza che avrebbe consentito di creare uno scaltro gioco di scatole entro le quali far transitare crediti, svuotarle all’occorrenza e poi farle fallire. Un’operazione entro cui rientra ad un certo punto anche Conceria Tirrena che subentra nel lotto relativo a Obi, Euronics e Loop e «riconosce a Civita Park 10mila euro – continua Ortini – per opere pari a 3milioni fatte da Icoc a fronte di un rimborso già pagato da Civita Park della maxirata iniziale dei canoni di leasing per 540mila euro, il tutto senza considerare il valore delle licenze. Un vero e proprio affarone per Conceria Tirrena ed un danno gravissimo per Civita Park e per Icoc che non ha riscosso i compensi per i lavori eseguiti. Banca Marche e Medioleasing non solo non hanno fatto nulla per permettere alla Icoc di recuperare i propri crediti, ma hanno concorso a causarne il fallimento considerando ancora valida la fideiussione prestata da Icoc pur estromessa dalla società e dal cantiere nel 2012. Prima Mattucci era visto male dalla banca e servivano le firme della Icoc, poi ad un certo punto è stato considerato persona affidabile. A tutto ciò seguirebbe poi la creazione di varie società: anzitutto le cessioni di credito verso Medioleasing da Civita Park a Edilmat sempre di Mattucci e ora con sede a Nizza, cessione fatta di domenica. La Costituzione della Centro Commerciale Adriatico srl a cui vennero trasferite le licenze, la costituzione di un Trust a garanzia solo di alcuni creditori tra cui Banca Marche e Conceria Tirrena e l’affidamento ad un’altra società ancora per l’affidamento dei lavori del palazzetto dello sport». La Cuore Adriatico Snc attualmente gestisce la struttura del centro commerciale ed è costituita da due società, la M costruzioni e gestioni e progetti, sempre in capo a Mattucci, ma entrambe con a capo due prestanome tra cui tal Umberto Ciccarini per la M-costruzioni e Alberto Di Giandomenico per l’altra attività.
CONTRO IL COMUNE – Infine le accuse contro il Comune: «In nome del solo interesse alla realizzazione del Palazzetto, il Comune ha consentito che Civita Park potesse sostituire nella convenzione per la costruzione e gestione del palazzetto, la Palace srl, società creata con l’evidente fine di eludere gli effetti del suddetto sequestro conservativo notificato a settembre 2013 dalla Icoc allo stesso Comune come terzo sequestrato. Per questo contestiamo anche il comportamento tenuto dal Comune che ha fatto finta di non sapere. In un consiglio comunale il sindaco parlò anche di gara per l’affidamento del palazzetto, salvo poi ritenere legittimo affidarlo alla Palace per aggirare il sequestro».
LA DIFESA – Contattato Giuliano Ginnobili respinge al mittente le accuse: «Prendo atto delle dichiarazioni del legale Ortini che definire fantasiose è riduttivo – afferma il presidente della Palace srl – Non è mio costume affrontare le questioni giuridiche sui giornali ho massimo rispetto per la magistratura e attendo con serenità gli sviluppi dell’indagine senza avere nulla da nascondere. Appare grottesco che chi ha responsabilità enormi nella vicenda si permetta di accusare persone che come il sottoscritto hanno sempre operato per il bene della società Civita Park. Chi non ha niente da nascondere non ha bisogno né di conferenze stampa né dei riflettori dei media, chi lo fa magari cerca solo di confondere l’opinione pubblica e di far credere cose che non sono mai accadute. Civita Park non è una scatola vuota deve riscuotere dei crediti, ha il 33% del Cuore Adriatico, ma non è questa la sede per scendere nei dettagli. C’è una procura che sta lavorando e sarà la magistratura in tribunale a chiarire che ho operato sempre e solo per il bene della società. Mi riservo di valutare attraverso il mio legale le dichiarazioni di Ortini e della Icoc e tutelarmi, ma sempre e solo nelle sedi competenti».
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Beh, due scuole di pensiero a confronto. Per una c’è da arrestare pure la Procura, per l’altra solo illazioni.
Poi c’è una terza scuola di pensiero, quella un po’ estranea ai fatti se non fosse che ha dovuto tramite il comune tirar fuori 3 milioni di euro e qualche rotto per la cuffia, curiosa di sapere come andrà a finire. Certo la storia è un po’ ingarbugliata, una Procura sta già lavorando, ma ieri mi sembra di aver letto che l’inchiesta sia già interprovinciale( due ) addirittura tre se anche la Procura locale che per la prima scuola di pensiero non si è ancora fatta sentire, agirà. In quest’ultimo caso si andrebbero a toccare però le cosiddette corde politiche, che vuoi o non vuoi sono sempre dure da spezzare. Chi vivrà, vedrà, se è abbastanza giovane per ricordarselo.