Buzzi non compra più Sacci,
le banche hanno detto no

CRISI - Il no dei creditori blocca l'offerta di acquisto, che comprendeva il pagamento di 120 milioni di euro, oltre al risanamento dei debiti, stimati in 400 milioni di euro

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Una manfestazione di protesta al cementificio di  Castelraimondo

Una manfestazione di protesta al cementificio di Castelraimondo

di Monia Orazi

Una nota stampa di Buzzi Unicem, ha annunciato la mancata accettazione dell’offerta di acquisto del gruppo Sacci spa, comunicata lo scorso 18 marzo, ritenuta uno spiraglio per la sorte degli 83 dipendenti del cementificio di Castelraimondo, che dal prossimo 27 maggio saranno in mobilità, per la cessazione delle attività nello stabilimento. “Con riferimento a quanto comunicato in data 18 marzo e 27 marzo, riguardante l’offerta per l’acquisizione del 99,5 per cento del capitale di Sacci Spa, si comunica che non avendo le banche e tutti i creditori aderenti all’accordo di ristrutturazione dei debiti – si legge nel comunicato – ex art.182 bis della legge fallimentare accettato la proposta di Buzzi Unicem, la stessa è decaduta in data odierna e quindi Buzzi Unicem è svincolata da ogni conseguente impegno”. Il no dei creditori Sacci avrebbe bloccato l’offerta di acquisto, che comprendeva il pagamento di 120 milioni di euro, oltre al risanamento dei debiti del gruppo Sacci, stimati in 400 milioni di euro. La notizia è giunta come una doccia fredda per i dipendenti del cementificio di Castelraimondo, poiché si sperava che attraverso l’acquisizione, la multinazionale del cemento Buzzi Unicem, potesse rilanciare l’attività produttiva, ridando speranza ai lavoratori ed alle loro famiglie, sul mantenimento dei livelli occupazionali. Non è stato reso noto il motivo del blocco dei creditori, a Buzzi Unicem non manca la solidità finanziaria per completare l’acquisizione, visto che è un gigante del settore, con due miliardi e mezzo di euro di fatturato. Il no all’offerta d’acquisto potrebbe essere determinato dall’esistenza di un altro gruppo, probabilmente interessato all’acquisto, oppure da novità interne allo stesso gruppo Sacci, che al momento non è dato sapere. Saranno i sindacati, alla ripresa delle attività dopo il primo maggio di festa, a cercare di conoscere i motivi di questo clamoroso stop, dato da banche e creditori della Sacci, ad una multinazionale come Buzzi Unicem, che presenta carte in regola e solidità finanziaria per dare nuove prospettive agli stabilimenti che Sacci non riesce più a portare avanti. La stampa locale di Tavernola, nel bergamasco, dove si trova un altro stabilimento Sacci, ipotizza la presenza di un “terzo cliente”, il gruppo Colacem di Gubbio, come si legge sul sito di Araberara, periodico di informazione. Colacem è il terzo produttore italiano di cemento, fa capo al gruppo Financo, holding finanziaria della famiglia Colaiacovo. Il fatturato del 2013, nel settore cemento, è stato di 264 milioni di euro, per circa 4 milioni di tonnellate prodotte, con un migliaio di dipendenti, una quota di produzione nazionale pari al 16 per cento, mentre il gruppo Sacci raggiunge il 6 per cento.



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