di Maria Stefania Gelsomini
Se il centro storico di Macerata fosse una coppa di gelato sarebbe un “Mangia e bevi”. A nessuno in questi ultimi tempi può essere sfuggita la repentina trasformazione del salotto buono cittadino in cucina open space. Da piazza della Libertà, a corso della Repubblica, da corso Matteotti a via Gramsci a piazza Vittorio Veneto spuntano come funghi dopo una giornata di pioggia bar, caffetterie e paninoteche. Nel giro di pochi mesi il centro cittadino, che pure ha sofferto e soffre della chiusura di decine di attività commerciali anche storiche, torna a rianimarsi grazie a un irresistibile richiamo mangereccio. Le saracinesche abbassate si rialzano, i locali già esistenti si rinnovano stimolati dalla nascente concorrenza, e mentre boutiques di abbigliamento, ottica e scarpe chiudono definitivamente, e persino l’unica farmacia si sposta in cerca di una posizione migliore , le sole attività che convincono i commercianti a investire in questo momento di crisi profonda sembrano essere quelle legate al food and wine. Come sta succedendo, facendo i necessari distinguo, per gli svariati supermercati periferici e non, sempre affollati a qualsiasi ora in qualsiasi giorno della settimana. Che la si chiami ristorazione veloce, fast o street food, l’operazione per ora funziona, l’aperitivo tira più del fashion e porta gente in centro o almeno non la fa scappare altrove. E come per magia, ogni nuovo localino che apre si riempie subito di avventori, a dimostrazione che il primo gusto da ritrovare è quello di farsi due risate e quattro chiacchiere in compagnia, magari davanti a un buon bicchiere di vino.
LAVORI IN CORSO – Il Bar Centrale si è trasferito per qualche giorno nel locale a fianco che sarà inaugurato ufficialmente a fine mese e si occuperà di ristorazione veloce
I giovani e gli universitari sono quelli che apprezzano di più, avendo finalmente a disposizione un’ampia scelta di luoghi di ritrovo per uno spuntino tra una lezione e l’altra, per un caffè al volo nella pausa pranzo, per un cocktail tra colleghi, per una fetta di torta e una tazza di tè fra amiche. Nel perimetro di piazza della Libertà basta guardarsi intorno e c’è solo l’imbarazzo della scelta: si può sorseggiare un drink ai tavolini del Bar Mercurio sotto l’elegante Loggia dei Mercanti, o sedersi sui divanetti del Bar Centrale, che si è appena ampliato e trasferito temporaneamento di qualche metro occupando gli storici locali che furono della Libreria Franceschetti, sempre sotto le logge del Comune, dove a fine mese sarà inaugurato un altro locale di ristorazione veloce. O si possono assaggiare le ghiotte proposte al cioccolato di Maga Cacao, i saporiti panini alla Porchetteria centrale, un raffinato tè con pasticcini nella tea room Sotto il Ciliegio. Oppure una gustosa piadina, una pizza o un piatto caldo alla Piadineria e Pizzeria “Al Casolare”, in via don Minzoni. Anche lungo il corso della Repubblica l’offerta è variegata, fra colazioni, aperitivi e gelati al Caffè del Corso, pranzi di lavoro e cene con gli amici fra i libri e le riviste di Pathos, un’informale birra serale al Circolo Dam Acli o un salutare centrifugato di frutta e verdura al neonato Caffè Verde. In piazza Vittorio Veneto musica e divertimento al Bar Maracuja, chiuso in questi giorni per ristrutturazione, che riaprirà presto con arredi nuovi di zecca.
Ultima novità l’inaugurazione di sabato del Di Gusto Italiano (leggi l’articolo), innovativo locale risorto sulle ceneri del glorioso Bar Pompei, che promette ai clienti prodotti a km zero, vegani, e consulenze personalizzate. Di fronte, su piazza Cesare Battisti, gli immancabili tavolini del “veterano” Romcaffè e più avanti, proseguendo in via Gramsci, lo storico Caffè Venanzetti sotto il Palazzo degli Studi e il caratteristico CàBARet, sempre pieno di iniziative e di affezionati clienti a dispetto dello spazio ristretto. Il fitto percorso del “bar diffuso” tra tavolini all’aperto, gazebo, ombrelloni e separé prosegue da piazza della Libertà anche lungo le scalette, dove ha aperto i battenti da qualche tempo VolveRé con le sue specialità argentine e dove si trova ormai da qualche anno il frequentatissimo DoppioZero che produce in proprio prodotti da forno dolci e salati di primissima qualità, per arrivare fino a piazza Mazzini, col recente Caffè del Professore, con la vineria Fiorile per un brindisi anche a tarda ora, la pizzeria Nuovo Mondo, la birreria enoteca Piazza Mazzini 66 e l’enoteca La Botte Gaia.
lo staff della piadineria Al Casolare
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E Macerata sarebbe una città morta???
Bhaa, a volte mi chiedo dove sta tutta la crisi che raccontano??
C’ é, ma solo per quelli che hanno perso il lavoro.
Ricordatevi tutti di quelle facce che stavano ai rinfreschi
…….erano li…x ché è GRATIS
sono della tribù gli SCROCCONES
Quanto si sta verificando non è affatto un bene se ci si proietta nel lungo periodo, ma anche Macerata segue inesorabilmente il destino di tutti i centri storici pedonalizzati in cui le sole ad aprire sono le attività di consumo “godereccio” finalizzate al mero consumo , di pronta soddisfazione e a basso rischio investimento per il consumatore, nonchè segnato dalla crisi dei consumi di beni durevoli tipica dei periodi di recessione economica. .Basti guardare la pubblicità televisiva dove non c’è più traccia di lavatrici, frigoriferi, arredi; materassi e divani solo in televendita, mentre furoreggiano le pubblicità di telefonia, servizi bancari, viaggi, prodotti alimentari , farmaceutici. Solo per citare.
In tutta lucidità pertanto, penso sia doveroso mettersi a fare confronti con città di pari caratteristiche che da più lungo tempo hanno realizzato le loro isole pedonali nei centri storici.
Che dicono questi dati? Dicono, che la chiusura ai veicoli in centro spinge ad una diversa offerta commerciale , di tipo omogeneo ( l’esatto opposto dei centri commerciali dove l’offerta è diversificata al massimo) che si sostanzia in un appiattimento su attività di ristorazione, e il perché sembra chiaro: il mercato reagisce alla domanda di dati beni ,e non altri, indotta dalle scelte amministrative che richiamano un certo tipo di clientela , e non altra.
Devo ripetere ora quanto scrissi tempo fa come esempio, perchè talmente emblematico da fare scuola. E’ il caso della titolare di uno storico negozio di stampe ed oggettistica nel centro di Padova ,la quale impossibilitata ad andare avanti tra mancati incassi e tasse sempre più gravose, pochi mesi fa ha deciso di chiudere la sua attività decennale e regalare il suo negozio a condizione di non farne un bar, perché sostiene- per me a ragione- «Il centro non può essere solo food & drink». E sapete com’è andata ? Che a quella condizione nessuno ha voluto il suo locale.
Al dunque, se poco o nulla si può fare in ambito di politiche locali nella soluzione della crisi economica generale e il calo di beni di consumo durevoli, è vero però che si può intervenire per arginare questo proliferare di attività a senso unico prima che sia troppo tardi , prima che tale indirizzo leda le diverse categorie commerciali, prima che fra qualche anno si dovrà fare la conta dei nuovi danni recati da scelte amministrative mancanti di prospettiva.
Io inviterei pertanto Confesercenti a valutare l’impatto che tali scelte dovute a motivi del tutto contingenti potranno avere nel prossimo futuro in pieno cuore di Macerata; quella famosa Macerata dove , chi più chi meno, fino a non molti anni fa andava ad acquistare nei suoi prestigiosi negozi del centro, non solo e non tanto per la singolarità e la qualità dell’offerta, del prodotto in sé, ma perché insieme a quello si portava a casa il brand “ Centro di Macerata” , che era la griffe vera , quella che dava valore aggiunto a qualsiasi articolo acquistato in centro e riportato sulla confezione. .
Qualcuno dirà ora che, sì, ma era così una volta, che adesso è cambiato il gusto , il comportamento dei consumatori , e questo è vero, come parimenti è vero però, che non è cambiato l’atteggiamento del consumatore che insieme al prodotto acquista anche l’immagine legata ad esso. Può piacere o no, ma è così. E non sono io a dirlo.
Allora è da chiedersi : è quella presa la direzione giusta, oppure andavano sfruttate le proprie caratteristiche uniche rispetto i centri commerciali dove al contrario l’offerta di prodotti è ampia , mentre i punti di ristoro non sono più di due o tre al loro interno?
Centri storici e centri commerciali, attività liberamente scelte dagli esercenti nei primi, attività imposte (per tipologia e numero)da chi realizza il centro nei secondi.
Macerata , finalmente, sembra voglia puntare sul turismo ed è quindi naturale che nel centro storico, in pima battuta, si muovano gli imprenditori della ristorazione, dell’intrattenimento. Saranno proprio loro a rendere fertile il terreno dello sviluppo turistico. Sarà grazie a loro, se supportati da una sempre piu’ qualificata offerta culturale, spettacoli,musei ecc. da parte dell’Amministrazione Comunale e non solo che il centro storico vivrà una nuova vita e riuscirà ad essere un volano per la città.
Finalmente si è accesa una cometa…….non oscuriamola con il nostro negativismo ed incoraggiamo questi imprenditori.
quando è stato chiuso il centro alle auto ci si lamentava che cosi sarebbe morto definitivamente… ora che invece si vede un certo “movimento” anche per quanto riguarda l’apertura di attività commerciali ci si lamenta perchè c’è sono la maggior parte del settore ristorazione.
é proprio vero che a macerata ce piace proprio discorre e critica sempre e comunque. No ce sta bene mai niente!!!!e andateve a fa na passeggiata in piazza invece de discorre per de più!!!
Signor alecensì 82, legga bene prima di dire che c’è a chi non sta mai bene niente, anche perchè magari non è uno che ha il gusto di criticare, ma perchè è solo un pò più avanti: no? Ho precisato infatti ” nel lungo periodo”, e ciò significa che la valutazione degli effetti , positivi, duraturi, permanenti , o negativi, effimeri, lesivi , di questa unica tipolgia di locali che aprono,, non si possono fare nell’immediato , a caldo, ma vanno rimandate di qualche anno. Se non le dispiace troppo.
Grazie del consiglio , ma In piazza a passeggiare ci vada lei se le piace più usare i piedi. A me di più la testa.
Positivo ed incoraggiante il commento di Gabri. E’ vero, finalmente si sta lavorando concretamente per sviluppare le potenzialità del turismo in questa nostra,nonostante i denigratori, bella Macerata, ma non solo Macerata, ma anche i suoi dintorni, dai bellissimi paesini dell’interno con i loro centri storici ben tenuti,alla montagna vicina ed anche alla costa. Macerata quindi fulcro e spinta per lo sviluppo turistico dell’intera provincia. Forza, mettiamocela tutta, riusciremo, si riusciremo perchè anche la nostra volontà di cittadini semplici ma consapevoli puo’ contribuire, anche con l’incoraggiamento e la partecipazione, a raggiungere traguardi importanti.
Signor Gabri,
nessuno oscura niente, anche perchè, Sindaco , Giunta e Assessori , sono così bravi in “Retorica Applicata” che è difficile per chiunque smorzare i loro trionfalismi anche laddove non hanno alcun merito perché semplicemente un obbligo, tanto per il Comune , tanto per i cittadini, come per esempio per la percentuale aumentata di raccolta differenziata. Ma torniamo a noi.
Io capisco bene che 20 anni di governo monocolore a Macerata siano riusciti ad assuefare le menti della maggior parte dei cittadini maceratesi ad ogni volere e potere del centro-sinistra , solo sinceramente comprendo meno quanti, nonostante li si inviti ad una seria e ragionata riflessione, si ostinano a dare giudizi positivi verso l ‘amministrazione qualsiasi cosa faccia, qualsiasi risultato o non risultato produca, e conseguentemente ogni volta scambiare la sana critica per polemica, disfattismo, negazionismo, nichilismo, o ” gufismo”, quanti invece non si ispirano che al buon senso , alla concretezza, quando non si affidano agli studi, le previsioni, le analisi di tipo sociologico-economico.
Lei la fa semplice ad inizio del suo intervento fra centri commerciali e negozi del centro, fra chi sceglie e chi subisce, ma mi piacerebbe sapere da lei i numeri , le previsioni annuali sul turismo a Macerata lungo tutto il corso dell’anno, non solo nella stagione estiva dove è lo Sferisterio a farla da padrone, per poter comprendere da che deriva il suo ottimismo sulla reale capacità delle nascenti attività di ristorazione a fare la parte del leone nella rinascita del Centro Storico , anche se in fondo, è stato lei stesso a definirle “ comete”, per cui non so quanto anche lei ci creda.
Io diversamente da lei non ho particolari motivi per pensarla in termini positivi , e per tante ragioni tra cui la più immediata , perché costa un occhio della testa, un fiume di denaro pubblico in questo momento investire in cultura e turismo nel solo centro storico , quando , da sempre invece gli esercenti attività commerciali come quelle che hanno chiuso le saracinesche per motivi , anche, legati alle scelte amministrative degli ultimi 20 anni, ERANO ESSI AD INVESTIRE DI TASCA PROPRIA IN PUBBLICITA’ , CHIARAMENTE PER PROPRIO TORNACONTO MA DI CUI INDIRETTAMENTE SI GIOVAVA IL CENTRO DI MACERATA A CUI PORTAVA GENTE, PUBBLICO VARIEGATO, mentre queste nuove attività faranno leva, giocoforza, soprattutto sull’indotto che l’Amministrazione comunale apporterà principalmente per sua finalità ed iniziativa.
Tanto per inciso, vogliamo parlare ad esempio della cifra astronomica ed ingiustificabile dei 45.000 euro circa spesi in affissioni per la sola inaugurazione delle nuove sale a Palazzo Buonaccorsi lo scorso marzo? Fuori orbita proprio considerato l’ambito di promozione e il relativo ritorno di pubblico che, al netto degli entusiasmi ha registrato circa 6.000 visitatori, in termini di costo per contatto pari ad un addebito tra i 7 /8 euro pro capite per abitante: un’esagerazione,quando anche la metà sarebbe stata eccessiva.
E non mi si venga a dire che l’effetto pubblicitario era prolungato e non limitato alla sola inaugurazione , ché anche uno studentello in Comunicazione e Marketing sarebbe in grado di capire che, perché la pubblicità abbia i suoi effetti nel breve-medio periodo deve essere ripetuta, rinforzata con nuovi e aggressivi battage pubblicitari.
Comunque, quanto al discorso principale, non resta che aspettare qualche anno e si vedrà chi aveva ragione e chi torto dalla sua.
Signora Moroni, non intendo replicare , ma solamente precisare che la mia mente non è offuscata dai 20 anni che dice lei, ne da altro. Semplicemente sono una persona positiva, una persona che abitualmente si presenta con un sorriso spontaneo e vero alla vita ed alle persone che incontra con la certezza che ogni giorno , uscendo di casa, ha occasione di imparare qualcosa dagli altri.
Come me, quindi. Anche io sono solare e positiva , anche troppo, sorrido proprio come lei e tutto il resto. Però penso che in una discussione come questa c’entri poco la propria natura. Almeno, per come io ho impostato i termini del discorso. Ma va bene così.
Al contrario di quanto leggo in alcuni commenti, io vedo in maniera molto positiva il mutamento che sta avvenendo nel nostro Centro Storico. Finalmente il centro storico sta diventando vivibile non solo per i cittadini ma soprattutto per i turisti. La scelta di orientare il commercio presente nelle vie storiche alla ristorazione “veloce” ma dando una varietà importante è la scelta giusta per ripopolare le nostre piazze. Fino a pochi anni fa era impensabile anche solo prendere un caffè la domenica pomeriggio in centro, oggi invece abbiamo anche la possibilità di scegliere, di vivere il centro storico a cena e nell’immediato dopo cena. Faccio un grande in bocca al lupo a tutti quegli imprenditori che hanno deciso di scommettere su Macerata e sul suo Centro Storico, ora sta a noi cittadini premiare questo coraggio! Per quanto riguarda Purtroppo qualcuno prova a buttare la questione in una bagarre politica quando la politica in questo nulla ha a che fare.
Posto che è Inutile apportare altri punti di vista, che è inutile cercare di spiegarsi, approfondire i temi, che tanto c’è sempre chi capisce fischi per fiaschi, e la conferma arriva con l’ultimo commento al quale replico soltanto per amore di verità :
altro che l’argomento non ha nulla a che fare con la politica, è questione squisitamente, prettamente , esclusivamente politica, in passato, come oggi, come sempre sarà, perchè è questa che indirizza e determina anche le scelte imprenditoriali. Una per tutte, quella degli orari di accesso e parcheggio gratuito in centro storico, che favorisce , promuove, proprio quelle attività aperte giorno e notte e che lavorano perlopiù negli stessi orari stabiliti dalla Giunta comunale.
La politica non dovrebbe entrarci invece nei taglio del nastro di attività commerciali private, quando gli stessi alti rappresentanti del Comune non si accostano neanche sull’uscio in alcuni eventi culturali organizzati in città in strutture pubbliche . So di che parlo.
Ad maiora.
@Moroni
posso provare a dire la mia cercando di non scatenare l’irritazione che a volte la coglie quando alcuni commentatori non capiscono e non condividono in fretta le sue posizioni ? In realtà il tema di fondo che lei propone non è peregrino, tutt’altro. La mono specializzazione o la monocultura di un sistema economico e sociale lo rende fondamentalmente più debole e più esposto ai cambiamenti, sia strutturali che congiunturali. Per cui proprio come dice lei facciamo attenzione che il nostro centro storico non diventi nel lungo periodo un luogo dove si va solo per mangiare qualcosa in fretta e/o a festeggiare. Ma già oggi non è cosi (vedi i consumi culturali) . D’altra parte, almeno come considerazione di breve periodo, dovrà riconoscere che il sistema di ristorazione che si sta formando è tutt’altro che povero e banale e dimostra di fare attenzione alla tradizione locale, alla qualità del made in Italy ai nuovi trend (come la sostenibilità) . Insomma non friggitorie e kebab e questo va senz’altro accolto positivamente e va detto. Dove non sono d’accordo con lei, se mi è permesso , è quando sembra assegnare responsabilità principale di questa evoluzione alla pedonalizzazione e alle limitazioni al traffico veicolare privato. Il fenomeno in realtà è molto più complesso ed il fatto che i consumi si stanno spostando in maniera strutturale dai beni di consumo durevoli a quelli immateriali è un trend generale e anche tutt’altro che disdicevole (vedi ancora il tema della sostenibilità). Detto questo quindi credo che potremo senz’altro essere d’accordo nell’auspicare che, guardando avanti, bisognerà lavorare per rendere il centro storico, come altri quartieri della nostra città, più vario dal punto di vista economico e sociale, favorendo ad esempio il reinsediamento di famiglie magari con figli piccoli, in questo modo potrebbero crescere i negozi alimentari di quartiere, oppure di botteghe artigiane che provano a soddisfare le nuove esigenze (la personalizzazione, il recupero e la manutenzione, la produzione culturale) . Nel frattempo, se inquadrata in una strategia di lungo periodo anche queste nuove attività di ristorazione possono senz’altro svolgere un ruolo positivo, in primis per l’occupazione e poi nel mantenere vivo, frequentato e quindi attraente il nostro centro storico. Saluti
Iesari, “la mia irritazione”, non deriva dal fatto che non si condivida la mia opinione, ci mancherebbe altro, altrimenti non starei ad esporla ad altri commenti: le pare? e anche perchè d’altronde non è quasi mai conformistica, perciò fa senz’altro più fatica ad essere accolta e ancor più con largo favore, ma perchè non piace a me ,come a nessuno, credo, essere travisati. Torniamo al mio primo intervento. Ho semplicemente lanciato un segnale d’allarme ( da qualche mese a dire il vero da altre pagine di stampa) senza fare i distinguo sulla qualità dell’offerta su cui lei entra nel merito e su cui non si discute, e ho detto, attenzione, che stanno diventando troppe le attività mangerecce in centro , e ho riportato l’esempio illuminante del negozio Caleidon di Padova, ( dove non sono io ma la proprietaria ad attribuire alla pedonazizzazione il fenomeno di proliferazione nel centro della sua città di sole attività drink & food, e come Padova ce ne sono mille altri sulla stessa scia) per dare un’idea di quali danni tali tipologie commerciali se presenti in eccesso possono arrecare in generale e in particolare alle diverse tipologie di attività commerciali presenti e future, nel lungo periodo, non oggi, a due mesi di distanza dalla pseudopedonalizzazzione completa del centro, che tutto sembra andare alla meraviglia.
Ora, io sarei curiosa di sentire da lei che reputo persona intelligente e preparata, sobria nel giudizio , quando non fa l’avvocato d’ufficio del suo partito, che penserebbe, che direbbe, se si trovasse a dover chiudere un’attività che le ha dato da vivere e con soddisfazione perchè amante del suo lavoro, volerla cedere gratuitamente ma non trovasse nessuno disposto a continuarla perchè l’unico interesse è quello di aprirci l’ennesimo caffè, bar, fast food, anche a km zero, anche biologico, anche alla Farinetti, come le pare.
Vede svalutare la sua attività decennale , che poi voglio dire vendeva stampe e oggettistica mica rifiuti tossici, prodotti insalubri, per essere puntualmente rimpiazzata da locali alla moda che soddisfano una certa clientela , quella citata nell’articolo , oltre ad un’imprecisata frotta di turisti spalmata nelle quattro stagioni, e lei tranquillo e rassegnato non cerca di individuare dove risiedano tutte le ragioni, nessuna esclusa, del suo insuccesso commerciale.
Lei non è d’accordo cone me, ma io sono certa che la politica ha la sua parte di reponsabilità , nel bene e nel male., perchè qualsiasi scelta faccia ha delle ricadute, positive e negative, e che quindi debba lasciare da parte il trend, fare vetrina, per fare la sua parte in gioco con l’ orientare al meglio l’ indirrizzo dei propri atti amministrativi, in modo preventivo e non consuntivo, ché quando i buoi sono scappati dalla stalla allora sono dolori, si arranca di nuovo, si torna suoi propri passi, si passa ad altra fase, sempre a costi sociali ed economici enormi e tutti sulle spalle della collettività.
Sarei d’accordissimo con lei se chi sbaglia paga, ma non è così per chi amministra E’ libero anche di sbagliare, tanto non ci rimette mai se non la poltrona. Forse.
Che vuole che le dica oltre , Iesari? Che io avrei incentivato un altro tipo di insediamento commerciale e/o artigianale in una politica di rilancio del centro storico per sostenere e rafforzare tutte le attività ancora presenti , messo un freno a questi locali che nascono come funghi? Sì, avrei fatto diversamente, ma come, se non le dispiace, me lo tengo per me.
Cordialità
@Tamara Moroni. Ci sono cose che non mi convincono in questa macerata del Bengodi. L’articolo dice che giovani e universitari sono quelli che apprezzano di più. La televisione spara sempre che i giovani sono disoccupati e molti non cercano neanche più il lavoro. L’Università specialmente per chi viene da fuori, costa e neanche poco. Le amiche gioiose e starnazzanti passano il tempo tra pasticcini, tè e magari partite a burraco. Professionisti, professori, bancari e altri lavoratori del centro che più o meno non sono operai ma impiegati statali che si recano a frotte nei vari bar a farsi un aperitivo tra una barzelletta e l’altra e allegramente ritornano al lavoro aspettando la prossima pausa per il pranzo o il caffè o un altro aperitivo. Mangiatori di porchetta, pizza al taglio,piadine e degustatori di frullati, gelati, vini pregiati che affollano felici il centro storico ruttando signorilmente tra le vie e viuzze. Insomma un trionfo di gridolini, volti sorridenti amiconi per la pelle che gentilmente litigano per la scelta del cocktail. Mah che le devo dire, mi faccio qualche chilometro in più e vengo anch’io a godermi questa Las Vegas del gusto e del ritrovo.
Moroni, non mi chieda come mi sentirei io nei panni del commerciante o dell’artigiano da lei descritto. E’ chiaro che il singolo, e mi creda non parlo dall’alto di un pulpito ma dalla strada dove accade di cadere e dove è necessario rialzarsi, ha tutto il diritto di sentirsi amareggiato. Noi però stiamo cercando di discutere dei cambiamenti in atto e della possibilità , anche del dovere, sono d’accordo, di indirizzarli. Senza pretendere di avere la soluzione in tasca. Piuttosto mentre pensavo come risponderle, mi è capitato fra le mani il volantino di presentazione della iniziativa che si terrà a Villa Potenza il fine settimana. Vivi il Borgo . Conosco alcuni ragazzi che ci stanno lavorando , ma non ne so nulla e non ho parte in capitolo. Ma ho avuto l’impressione, dopo la chiacchierata con lei che forse , non dico delle risposte ma delle riflessioni aggiuntive su questi temi potrebbero venirci dal visitare questa breve esperienza. Penso abbia a che fare fare con la mobilità , con una diversa visione degli spazi pubblici , con l’animazione di un borgo (o di un quartiere che sia) . Insomma ci aiuta magari a capire come tutte le cose stanno insieme. Io spero di riuscire a farci un salto. lo faccia anche lei se può . Cosi magari la prossima settimana ci facciamo qualche commento ulteriore.
Ciro Esposito: complimenti per l’illustrazione della ” Macerata da bere”
Iesari, se posso, perchè no?
Nessun dubbio che anche del food and wine Macerata saprà donare un’interpretazione magistrale e superba. Infatti tale fenomeno commerciale e di costume – per quanto già ampiamente sperimentato altrove fino allo sfinimento ed alla consunzione, per un esempio famoso vedi http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/07/20/cena-town.html – approdando finalmente sulla piazza maceratese è senz’altro destinato a trasfigurarsi miracolosamente nelle mani di superiori interpreti ed a salire agli altari consacrandosi come chiave di volta per l’uscita dalla crisi.
Non si saprebbe dare una spiegazione razionale di questa come d’altre sublimi transustanziazioni alla maceratese, se ne può soltanto prendere atto con assorto e silenzioso rispetto, esattamente come s’ha da fare per i prodigi della Beata Mattia da Matelica.