«Esprimiamo profondo rammarico per l’operato del Tribunale dei Minori, che ha ritenuto di chiudere in maniera repentina il caso Ben altri erano i tempi che erano stati accordati per il riavvicinamento della minore alla madre naturale. Tale rammarico è ancora più forte se si considerano le modalità con le quali è stata attivata questa fase». E’ questa la reazione del comitato Nati dal Cuore, formato spontaneamente a sostegno dei diritti della figlia di due anni e mezzo di una ex suora congolese che, dopo essere stata affidata da quando aveva 20 giorni ad una famiglia del Maceratese, è tornata a vivere con la madre, alla quale è stata restituita da una sentenza della Cassazione. Per la piccola era previsto un periodo di avvicinamento di circa quattro mesi, bruscamente interrotto con un decreto del Tribunale dei minori, alla notizia della manifestazione organizzata dal comitato stesso.
«La bimba, è d’obbligo ricordarlo, – continua la nota – è stata data alla madre naturale in forza di un decreto emesso dal Tribunale per i Minori di Ancona, il quale prevedeva che la minore dovesse essere presa martedì 8 aprile e ritornare nella serata del 9 alla coppia di Tolentino. Poi un decreto ha cambiato le carte e prolungato fino al 16 la sua permanenza nella casa di accoglienza, dove è ospitata la madre naturale.
Il Comitato aveva organizzato una manifestazione pacifica autorizzata e annunciata a chi di dovere, al Tribunale per i Minori di Ancona, per il sabato 12 aprile e tale elemento ha determinato di fatto la decisione del Presidente Vicario.
Il Comitato rimane basito per la strumentalizzazione fatta delle sue intenzioni. Come ribadito in tutti i luoghi esso aveva e ha, tutt’ora, esclusivamente a cuore la tutela della minore; non ha mai fatto commenti su alcuno degli attori della vicenda, né si è permesso di giudicare le situazioni private. Ha solamente esercitato il diritto di opinione, che ci risulta ancora essere concesso in Italia, sollecitando le istituzioni ad individuare una soluzione meno traumatica per la minore, considerando che il caso in questione rappresenta un” unicum” e come tale doveva essere trattato. La bambina di fatto, a nostro avviso, è stata allontanata su un presupposto del tutto privo di fondamento, già dal mercoledì per una manifestazione che si sarebbe tenuto solo il sabato successivo. Si segnala, inoltre, come a seguito della manifestazione, i portavoce hanno avuto assicurazione che il presidente vicario del Tribunale li avrebbe ascoltati entro breve; ma questo non è accaduto. Con un fax il presidente vicario ha negato il colloquio perché “non appariva utile ai fini del procedimento”. Come già segnalato allo stesso presidente con nota scritta, si sottolinea come da parte delle istituzioni non ci sia stato un modo lineare nel procedere: se il Comitato non è utile ai fini del procedimento, la manifestazione non sarebbe dovuta diventare il motivo per cui è stato emesso un decreto di proroga della permanenza della minore presso la madre naturale.
Il Comitato ribadisce ancora che è sempre stata sua intenzione collaborare con le istituzioni, nell’interesse della minore e non permette a nessuno di strumentalizzare il suo operato. Abbiamo sempre avuto una sua linea coerente e precisa, con l’unico obiettivo di fare il bene della bambina.
Il Comitato non aveva alcuna velleità di protagonismo, ma viene citato ampiamente negli articoli di questi giorni. Siamo onorati da tanto interesse, soprattutto da quello dimostrato dal legale Giardini. Quest’ultimo ha lasciato intendere che il Comitato ha dato una lettura errata e distorta di quanto previsto dalla Convenzione Onu sui diritti dei minori, cosa assolutamente priva di fondamento. L’intento dei manifestanti, ribadito in ogni occasione, era esclusivamente quello di sottolineare i diritti dei bambini, utilizzando anche le parole della Convenzione.
Non si può accettare tale atteggiamento. Si invita l’avvocato in questione a moderare i toni ed assumere un contegno più sobrio e rispettoso di tutte le parti, senza mettere in discussione l’assoluta spontaneità del Comitato. Al termine di questa vicenda, purtroppo, non ci sono né vinti né vincitori, ma solo anime spezzate. A nostro parere, invece, si ravvisa in altri una grande smania di ostentare il risultato come un trofeo di guerra. In questo campo il Comitato non scende, in quanto ha rispetto per le persone».
Sulla vicenda interviene anche l’Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, che denuncia la “violazione del diritto della minore alla continuità degli affetti da parte del Tribunale per i minorenni”. “La decisione in merito al rientro definitivo – rileva l’associazione – è stata presa in maniera intempestiva e senza alcun accordo preventivo con gli affidatari. Ciò avrebbe consentito alla coppia di informare e preparare la bimba”, che “inevitabilmente, vivrà la brusca interruzione dei suoi legami affettivi primari – conclude l’Anfaa -, senza alcuna previsione della continuità dei rapporti, come un tradimento e un abbandono da parte di chi rappresenta per lei la sua primaria figura genitoriale”.
Sulla vicenda interviene anche l’Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, che denuncia la “violazione del diritto della minore alla continuità degli affetti da parte del Tribunale per i minorenni. La decisione in merito al rientro definitivo – rileva l’associazione – è stata presa in maniera intempestiva e senza alcun accordo preventivo con gli affidatari. Ciò avrebbe consentito alla coppia di informare e preparare la bimba”, che “inevitabilmente, vivrà la brusca interruzione dei suoi legami affettivi primari – conclude l’Anfaa -, senza alcuna previsione della continuità dei rapporti, come un tradimento e un abbandono da parte di chi rappresenta per lei la sua primaria figura genitoriale”.
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Mi piacerebbe sapere come si può raccontare che la bambina è serena e pensare di poter essere credibili… altro che rammarico!
Come è possibile strappare “a tradimento” una bambina dai suoi affetti? E’ vergognoso che persone che ricoprono un ruolo istituzionale così delicato agiscano senza un minimo di sensibilità e rispetto nei confronti di un minore. Sconvolgente!
Ma la madre della bimba che cosa pensa? A me gli zelanti non piacciono.
Secondo me la madre naturale della bambina è stata molto “aiutata” a ripensarci.
La “politica” e la potenza economica ( basta pensare alla costosissima causa) ha fatto il resto per superare lo scoglio dei 73 giorni trascorsi ( ben oltre il limite previsto per il “ripensamento”) .
A mio avviso, una scelta fatta totalmente negli interessi di altri soggetti ma certamente NON NEGLI INTERESSI della bambina. Mi pare del tutto evidente.
Inoltre, risulta assai incomprensibile la scelta operata dal Tribunale dei Minori che appunto, dovrebbe preoccuparsi esclusivamente della tutela del minore.
A prescindere da come la si possa pensare nel merito, nell’ambito di una decisione discutibile ma pur sempre emessa da un Tribunale della Repubblica ( Cassazione) e dunque da rispettare, la domanda da porsi ( tutti) è:
il Tribunale dei Minori ha fatto quanto era nelle sue possibilità affinché il doloroso passaggio avvenisse nel modo meno traumatico possibile nell’esclusivo interesse del minore ?