Case di tolleranza: riaprirle o no?

Ecco cosa pensano i sindaci dei principali comuni maceratesi alla luce della raccolta firme per un referendum che vada ad abrogare parte della legge Merlin

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case_chiusedi Filippo Ciccarelli

Sono molti i Comuni italiani che hanno aderito all’iniziativa partita dal primo cittadino di Mogliano Veneto Giovanni Azzolini, con cui si propone di abrogare parte della legge Merlin, che ha portato alla chiusura delle cosiddette case chiuse. Tra questi anche quello di Camerino (leggi l’articolo): i cittadini hanno tempo fino al 30 settembre per firmare. Torna così in primo piano la questione prostituzione, fenomeno che la legge Merlin non ha fatto tramontare, e dietro al quale molto spesso c’è un sistema malavitoso che sfrutta donne e ragazzine provenienti da paesi esteri e rese schiave nelle nostre strade. Tre comuni del Fermano, tra cui il capoluogo, hanno pensato di emettere un’ordinanza con cui viene fatto divieto di “vestirsi come una lucciola” (leggi l’articolo) al fine di arginare il fenomeno della prostituzione in strada. Abbiamo chiesto a diversi sindaci cosa pensano della riapertura delle case di tolleranza: tutti hanno risposto, ad eccezione di Romano Carancini, sindaco di Macerata, che ha preferito non rilasciare dichiarazioni sull’argomento.

Tommaso Claudio Corvatta

Tommaso Claudio Corvatta

Secondo il primo cittadino di Civitanova Tommaso Corvatta, «un sindaco non dovrebbe entrare negli aspetti giuridici legati alla legalizzazione della prostituzione, ma interessarsi di quelli sociali. Auspico norme per un recupero delle prostitute e per la prevenzione. La riapertura delle case chiuse potrebbe portare a un miglioramento della condizione delle prostitute, o a un’ulteriore emarginazione delle stesse».
Favorevole il sindaco di Camerino Dario Conti: «Non sono contrario alla regolamentazione della prostituzione: meglio così che averle, sfruttate, in mezzo ad una strada. Così si permetterebbe una maggiore sicurezza sanitaria e la fine di quello che è un commercio odioso, dove chi si oppone può finire mutilata o addirittura uccisa. Molte arrivano qui da noi con la promessa di un sogno, finendo in realtà in mano a degli aguzzini.
Metterle in regola vuol dire sicurezza per loro e anche guadagno per lo stato, perché queste donne potrebbero pagare le tasse e vivere senza essere più sfruttate». E’ della stessa idea anche Cesare Martini, sindaco di San

Dario Conti

Dario Conti

Severino: «Ognuno può avere i propri convincimenti morali, ma dal punto di vista pragmatico penso che la riapertura delle case chiuse sarebbe un segno di civiltà. Lo sfruttamento ci disonora, a livello civile ed umano. Quindi ben venga la legalizzazione della prostituzione». Molto più cauto invece il giudizio di Giuseppe Pezzanesi, primo cittadino di Tolentino: 
«La prostituzione andrebbe debellata. Come cristiano e come credente nei valori della famiglia penso che il fenomeno vada combattuto, perché nella prostituzione c’è immoralità e sfruttamento della persona. Ma visto che arginarlo è difficilissimo, dico che sono favorevole ad un controllo a 360 gradi che possa garantire una maggior sicurezza sia dal punto di vista sanitario che a livello di ordine pubblico». Per Rosalba Ubaldi, sindaco di Porto Recanati, «la questione è scottante. Da un verso si tratta di legalizzare qualcosa che eticamente non lo è. Dall’altro c’è il fatto di uno spettacolo non edificante lungo le strade, e la questione legata allo sfruttamento. La prostituzione di per sé non è illegale, e stabilire un luogo più riservato potrebbe essere una soluzione, ma tornare all’epoca delle case chiuse mi fa pensare a più di una questione. Certamente sarebbe auspicabile che il fenomeno scomparisse, ma una speranza del genere, purtroppo, è utopistica».

Giuseppe Pezzanesi

Giuseppe Pezzanesi

Cesare Martini

Cesare Martini

 Rosalba Ubaldi

Rosalba Ubaldi



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