Lucrezia Ercoli, 25 anni, dottoranda di ricerca in filosofia all’Università Roma Tre, vincitrice nel 2011 del premio Filosofia di Frascati con un lavoro su Curzio Malaparte filosofo, ha appena pubblicato la sua seconda monografia per la casa editrice romana Inschibboleth e in ottobre sarà in libreria con “Filosofia della Crudeltà” (Mimesis). Nel mondo dei Festival Culturali è forse la più giovane direttrice artistica d’Italia. Nella foto sopra è ritratta fra Piero Cesanelli e Saverio Marconi, due dei decani che hanno fatto la storia dell’intrattenimento e della cultura nelle Marche. La incontriamo alla vigilia delle Giornate della Rancia delle quali ha curato la direzione artistica.
Lucrezia, al suo confronto Francesco Micheli è un uomo di mezza età… Come ci si sente a dirigere una macchina imponente come quella di Popsophia? Siamo in linea con la “rottamazione” che ora va molto di moda… Scherzi a parte, non è una passeggiata. Esaltazione e tensione vanno di pari passo. Più che l’età, il nome e le buone intenzioni, alla fine contano solo i risultati. Dopo il festival di Pesaro, ho tirato un sospiro di sollievo. Comunque non ho giocato la partita da sola, ma con una squadra (quasi tutta al femminile) di giovani che investono energie creative nel progetto Popsophia.
C’è discontinuità rispetto alle edizioni precedenti? Molta. La prima differenza è che il “lifting anti età” ha orientato anche le scelte artistiche: molti ospiti tra i venti e i quarant’anni, coinvolgimento diretto degli studenti negli eventi, progetti multimediali che si avvicinano ai miti dei giovani. Ma siamo solo all’inizio… La seconda novità sta nell’approfondimento dal punto di vista pop-filosofico di un tema specifico, contro il genericismo e il pressappochismo delle passerelle estive di molti altri festival. La questione posta a Pesaro degli eroi-antieroi – da Don Chisciotte a Renzi, passando per Batman – ha fatto discutere tutto il mondo culturale italiano. Terza, ma non ultima, la sfida economica: quella di realizzare un evento nazionale con un budget ridottissimo. Abbiamo fatto leva sul lavoro gratuito ed appassionato dei membri della nostra associazione no-profit (me compresa) e di decine di volontari.
Lei è anche la prima persona a riuscire nell’intento di togliere il microfono a Evio Hermas Ercoli… Cosa le ha detto suo padre dopo il successo di Pesaro? La consiglia o cerca di non influenzarla? In effetti, mio padre ha una personalità e una storia ingombranti e renderlo inoffensivo non è proprio un’impresa facile. Ma mi ero allenata. Fin da piccolissima l’ho affiancato nelle sue attività culturali e ho imparato tanto, soprattutto a pensare con la mia testa… Che mi ha detto dopo Pesaro? Mi ha detto “brava”. Per il resto, mio padre rimane fra i critici più severi del mio lavoro.
Sin dall’inizio ha curato le rassegne filosofiche del Festival. Ma che cosa significa il termine “popsophia”? La popsophia, come oggi spiega bene la Treccani, è un genere: non è un semplice neologismo, ma una “prassi”, un modo particolare di “fare” filosofia. “La filosofia indaga il pop, il pop racconta la filosofia”: in questo aforisma, apparentemente superficiale, c’è tutta la presunzione di una sfida culturale. Una provocazione che anima da tempo il dibattito filosofico nazionale. È solo di due giorni fa l’articolo su Repubblica di Roberto Esposito che, riflettendo sul ruolo della filosofia in Italia, cita la nostra Popsophia come una delle strade possibili.
Esiste un confine tra il popolare e la filosofia? Chi pretende di definirlo con certezza senz’altro non esercita il pensiero critico. Il vero conservatorismo contemporaneo è imporre una divisione a priori tra cultura alta e cultura bassa, tra dentro e fuori l’accademia. La (pop)filosofia è un modo per prendersi gioco dei pregiudizi intellettuali e delle retoriche conformiste. A Popsophia anche i numi tutelari della filosofia italiana si sono dovuti confrontare con argomenti pop, da Giulio Giorello che ha interpretato il fumetto Dylan Dog a Salvatore Natoli che ha analizzato le canzoni di Fabrizio De Andrè. La filosofia, dice Hegel, “è il proprio tempo appreso con il pensiero”. Un obiettivo ambizioso che credo valga la pena perseguire.
Quali saranno i temi pop dell’evento di Tolentino? Le “Giornate della Rancia” sono un vero e proprio esercizio di popsophia. Il tema che indagheremo – “o combatti, o scappi, oppure…” – mutuato da quello della Biennale Internazionale dell’Umorismo di Tolentino, è un perfetto slogan per una filosofia del contemporaneo. In altri termini, si tratta di trovare un’alternativa – un “oppure” – alle reazioni dell’istinto animale: l’aggressività del combattimento o la pavida fuga. L’uomo cerca la via d’uscita nelle arti: il fumetto, la recitazione, la danza, l’umorismo. Il metodo di indagine, però, è quello popsofico: nessuna concessione alla mera erudizione, ma pensiero critico che si misura e si contamina con fenomeni pop, da Topolino a Trono di Spade, da Stanlio e Ollio a Casalinghe Disperate. Nessun intrattenimento fine a se stesso. Tutti gli appuntamenti e gli spettacoli saranno occasione di una riflessione sul tema del festival.
Qual è il futuro di Popsophia? A breve termine, quello di espugnare il castello della Rancia centrando l’obiettivo culturale. Subito dopo lanceremo il tema del 2014 e apriremo un confronto a tutti i livelli, locali e nazionali. Avanti pop!
Alcune immagini del Festival a Pesaro:
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E dopo Ercoli per tutti questi anni ci dobbiamo sopportare anche la figlia per gli anni a venire… grazie comune di Tolentino!!!
Come mai solo i figli di qualcuno possono occupare certe posizioni e avere certe opportunità? Perché si incensano certi personaggi invece di stigmatizzare queste situazioni?