di Marco Ricci
Se solo poche settimane fa l’auto-candidatura a membro del Cda di Fondazione Carima da parte di Enrico Marcolini – attuale rappresentante del terzo settore nell’Organo di Indirizzo della Fondazione stessa – poteva essere considerato un gesto “irrituale”, la conferenza stampa di oggi con cui è stato proposto per il medesimo ruolo Romano Ruffini si può di certo definire una modalità “estremamente irrituale”. Nativo di Macerata, settantanne, Ruffini ha un passato di impegno professionale e personale nel così detto Terzo Settore tutto orientato al miglioramento dei servizi ospedalieri, dell’assistenza sociale e delle cooperative. Fondatore e presidente della cooperativa “Il Sentiero Servizi”, membro della Commissione dell’Emilia Romagna e Marche dell’Economia della Comunione e attuale portavoce del Terzo Settore in Provincia di Macerata, la candidatura di Romano Ruffini da parte di quattro membri dell’attuale Organo di Indirizzo può essere letta non solo come una modalità differente dal passato e che pone gli altri membri davanti a una proposta decisa e pubblica, ma sopratutto come il tentativo di aprire il Cda di Fondazione Carima a forze sociali e produttive finora ai margini del Consiglio di Amministrazione stesso.
Questo lo spirito con cui gli attuali quattro membri dell’Organo di Indirizzo – Enrico Marcolini rappresentante del Terzo Settore, Ninfa Contigiani per la Provincia di Macerata, Silvio Minnetti e Paolo Moscioni rispettivamente per i comuni di Tolentino e Potenza Picena – hanno illustrato le motivazioni che li hanno spinti ad apporre quattro delle nove firme necessarie sotto la proposta di candidatura di Romano Ruffini, motivazioni non diverse da quelle che avevano spinto Marcolini ad auto-proporsi per il medesimo ruolo. Secondo lo stesso Enrico Marcolini, che nel suo intervento ha sottolineato l’importanza e il ruolo della Fondazione all’interno della Provincia, “è necessario creare le condizioni di una maggior vicinanza al territorio e alla sua economia Cambiano i tempi”, ha detto, “cambiano le attività produttive e ugualmente deve mutare la provenienza dei soggetti all’interno del Cda.” Una valorizzazione da parte di Marcolini del Terzo Settore non solo come missione sociale e ricchezza economica quindi, ma anche valorizzazione all’interno di un organo come il Consiglio di Amministrazione di Fondazione Carima in cui, ha concluso, “non si può stare dentro per decine di anni.”
Il punto centrale della proposta dei quattro sottoscrittori della candidatura di Ruffini è appunto la rappresentatività del Cda, attualmente ritenuta poco rispondete all’economia e alla società attuale ma ancora in linea con una realtà agricola e commerciale caratteristica più degli anni cinquanta che dei giorni d’oggi. Su questo concetto si è spesa molto anche Ninfa Contigiani che ha rimarcato come una buona parte del settore produttivo e sociale – tra cui appunto il terzo settore ma anche il mondo artigiano – sia troppe volte sotto rappresentato a scapito delle altre associazioni che hanno espresso negli anni praticamente tutti i membri del Cda, riferimento evidente alle categorie del mondo agricolo, commerciale e industriale. Una critica alla composizione del Cda ma non all’operato di Fondazione Carima e del Cda stesso, operato che i quattro membri dell’Organo di Indirizzo hanno difeso a spada tratta. Silvio Minnetti, in particolare, ha evidenziato come la Fondazione Carima – a differenza di altre Fondazioni tra cui quella di Pesaro – abbia già al suo interno rappresentanti del mondo del volontariato e dell’università, apprezzando quindi l’operato del Presidente Gazzani sia per l’attenzione al sociale nell’uso delle risorse che nelle operazioni di apertura degli altri Organi della Fondazione. Allo stesso modo però Minnetti giudica “improcrastinabile” che anche il Cda, così come già avvenuto per l’Organo di Indirizzo, si allarghi a nuovi soggetti e nuove realtà. Preso di mira da Minnetti dunque il comportamento delle altre associazioni i cui rappresentanti sono in grado di coalizzarsi all’interno dell’Organo e di eleggere nel Cda solo loro rappresentanti.
Un problema strutturale più che di indirizzo e di operato della Fondazione Carima, in un momento in cui, come ha spiegato ancora Ninfa Contigiani, proprio l’Organo di indirizzo diminuirà la propria rappresentatività da ventisei a diciotto membri. “Il processo è giusto”, ha ragionato, “ma è anche urgente trovare un nuovo equilibrio all’interno del Consiglio di Amministrazione” per evitare che un minor numero di rappresentanti nell’Organo di Indirizzo non produca anche un’ulteriore riduzione di rappresentatività nel Cda a favore delle categorie storicamente più forti. “Attualmente siamo quattro su ventisei”, ha precisato Enrico Marcolini, “ovvero un settimo dei membri dell’Organo di Indirizzo. Dovremmo allora poter scegliere uno dei sette membri del Cda.”
Una battaglia, quella per la candidatura di Romano Ruffini, “condotta in modo aperto per rendere tutti partecipi e non fatta contro qualcuno”, per avere “contributi più freschi” ed uscire da quella logica di auto referenzialità di cui a volte viene accusata Fondazione Carima, rafforzando allo stesso modo l’importanza sociale ed economica del terzo settore e del mondo del volontariato. Una candidatura quindi che non mira in alcun modo ad essere una presa di distanza dall’operato della Fondazione e dal suo attuale Cda, operato che – come già detto – è stato apprezzato e difeso dai quattro componenti dell’Organo di Indirizzo, sia in merito alla gestione della Fondazione e delle sue erogazioni che per quanto riguarda la posizione assunta in merito alla vicenda di Banca delle Marche. L’idea sembra dunque quella di far affluire all’interno del Cda una visione diversa dell’economia e della società, visione appunto che trova la sua sintesi nella figura di Ruffini. “Un’economia individualistica”, ha spiegato proprio Romano Ruffini, “non produce ricchezza per una collettività. C’è bisogno di relazioni e di far crescere il mondo della associazioni che, a partire dal dopoguerra con il mutuo soccorso e le cooperative, ha dato vita non solo alle banche ma anche agli ospedali, alle scuole, alla Croce Verde. Tutto questo”, ha terminato il suo intervento, “è nato dalla cooperazione e dalla società.”
Un obiettivo difficile quello presentato oggi e che necessita di ulteriori cinque firme a sostegno di Ruffini, un obiettivo però aperto agli altri membri dell’Organo di Indirizzo a cui Enrico Marcolini si appella in base alla libertà di mandato dei singoli rappresentanti, libertà che egli auspica venga esercitata. Niente rotture quindi e niente polemiche, un apparente tentativo di schiudere la Fondazione Carima verso un’economia e a una società più moderna di quella rappresentata oggi al suo interno.
(Foto di Lucrezia Benfatto)
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Perbacco, si profila un’epica battaglia, forse addirittura una vera e propria rivoluzione dall’alto, Marco Ricci continui a tenerci informati, un domani ne potrebbero uscire una saga letteraria fantascientifica (tipo la Trilogia della Fondazione di Isaac Asimov) ed un colossal cinematografico (buono per rilanciare Cinecittà).