L’edilizia maceratese sta precipitando nel baratro e uno dei pezzi in bilico è la storica Fornace Smorlesi di Montecassiano che sta trascinando con sè il futuro di 45 dipendenti e le loro famiglie. C’è grande preoccupazione tra le maestranze e gli impiegati, molti dei quali hanno un rapporto ormai decennale con l’azienda che negli ultimi anni è stata messa a dura prova dalla crisi economica globale e dalla neve che lo scorso febbraio ha distrutto alcune parti fondamentali per la produttività. Il 31 dicembre andrà in esaurimento la Cassa Integrazione Straordinaria per i dipendenti ma l’azienda non ha ancora dato indicazioni su ciò che intende fare in futuro.
Franco Chiarani (UGL Costruzioni), Primo Antonelli (Filca Cisl), Marco Boris Basti (Feneal Uil) e Massimo De Luca (Fillea Cgil)
«Il nostro è un allarme – ha spiegato Primo Antonelli della Filca Cisl – e non una protesta. La Fornace Smorlesi ha compiuto 120 anni ed è in crisi dal 2008. Nel febbraio 2009 è stato chiuso un forno dei tre che sostenevano l’azienda, con conseguente dichiarazione di esubero e cassa integrazione per i dipendenti fino al febbraio 2010 quando furono licenziati 16 dipendenti. Nel dicembre 2010 la cassa integrazione è stata riconfermata e i ritmi dell’azienda hanno continuato a scendere. La produzione è ferma da gennaio e si lavora solo per smaltire il magazzino, alla situazione già difficile si è aggiunto il crollo del tetto a causa della neve. La forza lavoro è di 34 operai e di 10 impiegati per i quali ormai sono stati usati tutti gli ammortizzatori sociali. Finora l’azienda non ha fatto sapere nulla ai lavoratori che con grande responsabilità e attaccamento all’azienda che a questo punto deve dare un segnale». E’ preoccupato per i lavoratori anche Marco Boris Basti della Feneal Uil: «L’incertezza li logora e noi faremo quanto possibile per avere delle risposte chiare. Purtroppo situazioni come questa stanno diventando comuni». Ha sottolineato le ulteriori conseguenze dell’eventuale chiusura dell’azienda Franco Chiarani dell’Ugl Costruzioni: «Oltre ai dipendenti, la crisi della Smorlesi coinvolgerà tutti coloro che sono interessati dall’indotto. Non si può aggravare la situazione già critica con il silenzio».
I lavoratori hanno confermato le difficoltà descritte dai rappresentanti sindacali. «L’azienda è stata sollecitata al dialogo – insiste Mauro Zitti dell’Rsu aziendale – ma non risponde. Dal 1960 lavoro con la Smorlesi, come mio padre prima di me. Dentro quelle mura sono passate intere generazioni di montecassianesi».
Anche Pierre Bossy parla dei sacrifici fatti per l’azienda: «Abbiamo ancora degli stipendi arretrati e non è facile pagare il mutuo e mantenere una famiglia a queste condizioni. Abbiamo sempre detto di “si” per andare avanti, la Fornace Smorlesi ha funzionato finora anche con i nostri soldi. Non si può andare avanti così». Ha descritto la situazione delle strutture aziendali Roberto Sdrubolini: «Negli ultimi 10 anni l’azienda ha investito qualcosa in impianti ma i capannoni erano vecchi tanto che la neve ne ha procurato il collo».
Ha concluso, esaminando il contesto generale Massimo De Luca della Fillea Cgil: «La nostra provincia è di nuovo di fronte ad una crisi aziendale che è solo la punta dell’iceberg del settore costruzioni. Dal rientro dopo le ferie la situazione sta precipitando nel silente operare di istituzioni e aziende. Negli ultimi dodici anni il settore edile era quello che cresceva a doppia cifra ma il blocco creditizio operato dalle banche ha messo in crisi quello che dovrebbe essere il settore anticiclico. basti pensare che se un operaio pone in opera un mattone il suo gesto coinvolge 43 settori collegati. Abbiamo il sentore che da qui a fine anno conteremo decine di casi come la Smorlesi. Finora la nostra forza sono state le piccole e medie aziende che purtroppo hanno pensato a lavorare e non ad investire su innovazione e ricerca. La Smorlesi non fa eccezione: gli impianti sono stati fatti nel secolo scorso e un investimento sull’azienda sarebbe stato necessario e lo è più che mai oggi».
I rappresentanti sindacali incontreranno la direzione aziendale nella sede di Confindustria lunedì prossimo (24 settembre) e sperano di poter finalmente avere delle risposte definitive.
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Anche a me colpisce il silenzio delle istituzioni su una nostra prestigiosa azienda come la Fornace Smorlesi con oltre cento anni di lavoro. Con i danni della eccezionale nevicata ai maderni impianti nessun politico si è offerto per dare una mano affinchè i quaranta lavoratori e l’indotto vedano nelle forze politiche una giusta solidarietà. Proprio in questi momenti cosi difficili dobbiamo unirci con il sindacato per creare una solizione possibile alla difesa del posto di lavoro. Una produzione cosi particolare può superare le difficoltà globali del momento.
piena solidarietà alla ditta Smorlesi che si trova in difficoltà. Insieme a questa prestigiosa ditta che sta attraversando un momento difficile, si trovano altrettante ditte marchigiane. Per poi pensare, che qualche tempo fà, ad arrecare ulteriori “danni” alla Smorlesi c’e’ stata la neve che ha disfatto parte degli impianti produttivi. In Italia, mi sembra di aver capito che ci si preoccupa solo di Fiat, Parmalat, ecc, solo grandi aziende, che sembra muovere l’economia Italiana. La classe politica, i sindacati, non sono affatto vicine a queste piccole aziende che nel loro maestoso silenzio e duro sacrificio, sorreggono il peso dell’economia italiana.Questa è la nostra Italia, ridotta in questo stato pietoso dalla nostra INCOMPETENTE classe politica che sia di minoranza o di maggioranza
Dispiace tanto ma purtroppo con la manovra finanziaria di fine anno 2011 del governo Monti fatta per compiacere la Comunità Europea (ossia la Germania) , con l’introduzione o aumento di tasse dirette (irpef regionale, irpef comunale, imu) ed indirette (Accise sulla benzina) ha soprattutto bloccato il mercato del lavoro ed è normale che se si ferma l’edilizia si ferma anche l’indotto (aziende che fanno porte, finestre, aziende nel campo dell’edilizia, ecc..). Solidarietà a questi lavoratori ma il bello dovrà ancora venire. Mi riferisco alla crisi nel settore del commercio che ancora nessuno ne parla, ma è una situazione disastrosa.
A proposito di istituzioni, mò, avranno tutte le risposte, ci penseranno i quattro dell’apocalisse, specialmente quando si riuniranno con la Confindustria, ragazzi state in una botte di ferro, tranquilli. L’importante che siate dentro alle percentuali, sarete l’ennesima istanza.
Se avete idee, proponetele senza mediatori, ve lo dice chi l’ha vissuto.
Non capisco perché lo stato deve dare una mano? ( alle aziende in difficoltà io quando non riuscivo ad andare avanti ho dovuto chiudere) Se queste fabbriche hanno guadagnato in passato e giusto che siano loro a darsela se avessero investito nelle loro azienda e poterla far essere competitiva, ma tutti i guadagni dove sono andati? Guadagnare senza reinvestire nella azienda significa portarla alla distruzione certa. Non credo che prima che andava tutto a gonfie vele e si siano lamentati OGGI CHI PAGHERÀ’ SARANNO CERTAMENTE GLI OPERAI E LE LORO FAMIGLIE, di certo non altri. e situazioni simili ce ne saranno altre a vedere le strutture da fuori. E preoccuparsi solo del posto del lavoro adesso non serve a nulla e qui chi doveva tutelare non ha fatto nulla. Io che ho fatto la terza media lo capisco da solo, ma tutti questi grandi capoccioni con il loro sapere ci hanno portato alla rovina e oggi ci fanno piangere a tutti noi popolo NON E’ GIUSTO! Ci sono fabbriche che sono state all’avanguardia ed oggi neanche al 4 mondo potrebbero essere utili e competitive. Figuriamoci con questa crisi.
@ Javier
Concordo con lei quasi tutto .
Ma sa Sig . Javier si piange quando si ha dolore
mica quando si gode .
MA il problema e’ che quando si gode godono in pochi
ma per il pianto e’ stato eretto pure un muro .
Che dire poi di tale Tacconi che si lamenta delle
istituzioni – ma vi rendete conto ???
Non so piu che santo pregare –
Mi e’ rimasto solo Santo & Jhon —
Grazie @ Claudio il quasi tutto mi rende felice e il resto e volutamente fatto per provocare non credo che sia bello essere ironici, visto che ci sarà qualcuno che soffrirà circa 50 e forse con gli esterni anche di più. E verissimo si gode in troppo pochi e oggi piangiamo tutti, meno i pochi che hanno goduto e si lamentano e vogliono, questo non è tollerabile, non dico giusto! Spero che nel futuro nascano aziende sane e con finalità diverse i cui l a cultura e le tradizioni siano da padrone e il futuro sia meglio progettato d a persone intelligenti e soprattutto dai nuovi giovani perché e a loro che aspetta tutto credo che sia giusto lasciare qualcosa di buono a loro.
Javier
Ultimo suo commento- con sto
cacchio di telefonino ho pigiato il
rosso anziché il verde –
mi spiace –
Concordo quindi in tutto .
Grazie
SELLONE, non conosci la mia storia politica.
@ claudio credo che sarebbe bello unire i pensieri per creare qualcosa di buono e positivo credo che nessuno vuole che le cose vadino male o altre catastrofi ma il libero pensiero è utile e porta buoni frutti per tutti grazie della precisazione
La soluzione – parafrasando Mao – sarebbe: “Compagni, andate in Regione e mangiateveli”.
Infatti, mentre qui stiamo andando verso un disastro socioeconomico, c’è chi sta – bello grasso – al potere a gozzovigliare come ai tempi dell’ignara Maria Antonietta, la regina di Francia che finì sulla ghigliottina, oppure si squaglia all’estero come Badoglio e il re d’Italia, i vili fuggiaschi.
Ma se andate a Bologna, troverete il “Mortadella”, uno dei responsabili della globalizzazione, che ha fatto la fortuna dei grossi, mandando ramenghi i tanti piccoli imprenditori ed artigiani che sono la nostra struttura della economia di base. Guardatevi in giro: chi gode sono gli imprenditori che chiudono qui e vanno ad investire all’estero e gli imprenditori e commercianti cinesi che si stanno espandendo a macchia d’olio sul territotio e comprano tutto. Tra pochi anni il nostro Popolo diventerà schiavo non tanto della Germania e dell’Europa più forte, ma pure dei Cinesi e di tanti altri del cosiddetto Terzo Mondo che ci faranno diventare Quarto Mondo.
Di chi la colpa? Intanto, la nostra, per aver avuto fiducia di una Casta politica inefficiente, incompetente, ma bravissima a riempirsi le tasche. E soprattutto non averla controllata nella vita politica. L’importante, però, è aver imparato la storia e a riprenderci la vita nelle nostre mani, con una lotta di base fuori dai partiti, dai sindacati sclerotici e dalla sirene che stanno sorgendo dalle acque con miracolose prospettive. In concusione, lotta dura di Popolo senza paura.
Non metto mai la spunta sulle manine perché non ne condivido il metodo come adottato, ma vorrei dire che concordo abbastanza con quanto sostenuto da javier e sellone.
La Smorlesi non è una piccola azienda, paga in questo momento la crisi generale del settore, si deve aiutare da sola e Taccono avrebbe fatto meglio a fare qualcosa (per gli operai) invece di scivere le condoglianze.
Qualcuno continua a dare la colpa a Prodi e qualcunaltro a Monti. Sic!