di Matteo Zallocco
(foto-servizio di Guido Picchio e Lucrezia Benfatto)
“Ma siete sempre uguali, avete ancora i capelli”. Dante Ferretti saluta così una coppia di vecchi amici presenti nella sala consiliare del Comune di Macerata che ha vestito l’abito delle grandi occasioni per il conferimento della cittadinanza onoraria al grande scenografo maceratese e alla moglie Francesca Lo Schiavo. Per una volta tutti i consiglieri comunali sono stati d’accordo e la delibera è stata votata all’unanimità. Non poteva essere altrimenti. Il più grande maceratese vivente, vincitore di tre premi Oscar, è tornato nella sua città che ha sempre amato ma che non sempre lo ha trattato come merita: ne sa qualcosa l’ex sindaco Anna Menghi che per far volare alto Macerata lo nominò assessore ma trovò l’ostracismo di buona parte della politica, sia di destra che di sinistra; servì un premio Oscar per far lavorare allo Sferisterio Dante Ferretti che nel 2008 portò la sua Carmen, ma anche in questo caso non mancarono polemiche di basso profilo.
Macerata oggi ci riprova e Dante Ferretti risponde ancora presente con la semplicità che è uno dei segreti della sua grandezza: “Sono molto contento di aver preso la cittadinanza onoraria. Oggi mi sento rinato, visto che ho anche la cittadinanza all’anagrafe – ha affermato sorridendo -. Macerata per me è stata sempre importante”. Nella sala consiliare Dante Ferretti ha ricordato alcuni episodi della sua infanzia legati al cinema, al padre, ai suoi anni da studente quando a scuola non era bravo e al desiderio di andare a studiare a Roma come scenografo. Desiderio appagato che lo ha portato ai vertici del mondo cinematografico. “Rubavo sempre i soldi dalle tasche di mio padre per andare al cinema dicendogli che andavo a studiare a casa di amici. Passavo interi pomeriggi al cinema dello Sferisterio, al cinema Cairoli, al cinema Corso, al cinema Italia e nei quattro cinema parrocchiali”. Dante Ferretti ha anche citato Umberto Peschi (“Un grande artista”) mentre Francesca Lo Schiavo ha voluto ricordare la cognata Mariella, morta qualche anno fa e la mamma di Dante “che, sono sicura – ha detto – ci stanno guardando da lassù con orgoglio”. Per lei Macerata e le Marche sono state una bellissima scoperta: “Provo un’emozione che mi fa mancare le parole. Ricevere la cittadinanza onoraria da questa città meravigliosa mi inorgoglisce e mi riempie il cuore di gratitudine. Ho iniziato a conoscere Macerata grazie a una guida speciale, Dante, che mi ha fatto apprezzare tutti i luoghi che lui ha amato e che porta sempre nel cuore”.
I coniugi Ferretti – Lo Schiavo hanno fatto il loro ingresso nella sala consiliare alle 19 in punto, accompagnati dalle due nipotine e accolti da un lunghissimo applauso che la città di Macerata, rappresentata dalle autorità, dagli amici di una vita e dai cittadini, ha voluto tributargli.
E’ iniziata così la serata ufficiale degli scenografi tre volte premi Oscar organizzata dall’Amministrazione e dal Consiglio comunale in occasione della cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria.
Dopo un breve colloquio informale nella sala di rappresentanza del primo cittadino, alla presenza dell’intera Giunta, degli assessori alla cultura della Regione e della Provincia, rispettivamente Pietro Marcolini e Massimiliano Sport Bianchini, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo hanno incontrato anche il vescovo Monsignor Claudio Giuliodori, il Prefetto Pietro Giardina e il questore Roberto Gentile.
A dare il la alla cerimonia nella sala consiliare è stato il presidente Romano Mari che, dopo le parole di benvenuto, ha dato lettura della delibera con cui il Consiglio ha conferito il riconoscimento ai due artisti con le seguenti motivazioni: “Per l’inestimabile contributo offerto alla diffusione dell’arte italiana attraverso la creazione di un immaginario cinematografico di immenso valore, per le straordinarie qualità artistiche e professionali riconosciute e premiate ai più alti livelli internazionali, orgoglio e vanto della cultura italiana nel mondo, per la vicinanza che hanno sempre dimostrato alla città di Macerata e alle sue più alte espressioni culturali e artistiche”.
Parole riprese anche dal sindaco Romano Carancini che nel suo discorso di benvenuto parlando di Dante Ferretti ha detto “è un membro della nostra comunità al quale è legato da un rapporto di affetto profondissimo, viscerale e autentico. Un sentimento che condivide con sua moglie Francesca Lo Schiavo, non dimenticando mai di essere maceratese: un’appartenenza testimoniata sempre nei comportamenti umili ma nello stesso tempo fermi.Ferretti ha portato il nome di Macerata, la nostra città, agli estremi confini dell’universo artistico. Grazie a lui, tutti nel mondo dello spettacolo, sanno dov’è Macerata, cosa rappresenta e quali personalità è in grado di esprimere. Sarebbe pertanto riduttivo e provinciale – ha proseguito il sindaco – legare soltanto alle sue origini maceratesi questo gigante della cultura italiana e internazionale. Ma Macerata, la sua città, compie oggi l’unico gesto possibile di riconoscimento verso di lui. Anche perché questo grande scenografo si presenta al mondo ogni volta con due peculiarità della nostra terra che ce lo fanno riconoscere come concittadino e compagno di viaggio: l’umiltà, la gentilezza d’animo e il pudore anche e soprattutto quando parla della propria arte sempre in termini di concretezza, piuttosto che di supposte ispirazioni. Tratti, questi, che sono tipici del carattere maceratese”.
Rivolgendosi invece alla moglie Francesca Lo Schiavo il primo cittadino ha affermato: “E’ da tutti noi considerata una maceratese d’adozione tanto è forte il suo attaccamento alla nostra città. E’ lei ad aver fatto del sodalizio con Dante, partner anche nel lavoro, l’arma vincente della propria attività come decoratrice di interni per celebri pellicole. Espressione straordinaria di ricercatezza, raffinatezza, cura del dettaglio, precisione nella scelta degli elementi scenici, Francesca Lo Schiavo, rappresenta l’altra metà del successo. Un successo suggellato da altri tre premi Oscar. Un’affermazione determinata dall’impegno e la curiosità messi nel lavoro attraverso lunghe ricerche che la portano ogni volta, attraverso gli arredi che rendono vive le scene, a ricostruire un’epoca. Un mondo che però non è soltanto il frutto di una documentazione maniacale, quanto piuttosto della capacità di infondere nelle cose un tocco personale. Francesca Lo Schiavo è un esempio di perfezionismo e creatività che sposta sempre più in là il confine del possibile, arrivando a soluzioni impreviste quanto originali e fantasiose, elementi che l’hanno condotta ad essere considerata una delle migliori espressioni al mondo nel suo lavoro”.
La cerimonia si è conclusa tra applausi fragorosi, e questa volta la stima dei maceratesi nei confronti della coppia d’oro del cinema internazionale sembra davvero sincera. Dante Ferretti nel corso della cerimonia ha ricevuto da parte dell’assessore regionale alla Cultura, Pietro Marcolini, a nome del presidente Gian Mario Spacca, una medaglia di Valerio Trubbiani. A margine della serata in Comune Dante Ferretti ha ricevuto da Placido Munafò anche il premio Glomere assegnatogli dall’omonima associazione.
E dopo gli autografi, le foto e le interviste – prima di entrare al Lauro Rossi per la serata inaugurale del Macerata Opera Festival – Dante Ferretti si è defilato. Con le braccia dietro la schiena ha iniziato a passeggiare. Si è allontanato da Corso della Repubblica. Da solo. Voleva riabbracciare la sua amata città. Nel silenzio dei suoi ricordi.
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L’opinione di Nanà.
Da piccolo abitavo nel corollario dello Sferisterio e fin allora, da dietro, molto dietro le quinte, annusavo quella magia di mezz’estate che portava a Macerata.
Da ragazzo, per un po’, ho anche lavorato allo Sferisterio, in quell’ambito giovanile di comparse, vallette e sorveglianti, che animava quelle altrimenti spente estati maceratesi del tempo.
Una magia che, mi rammarico, non ha acceso il mio animo artistico, lasciandomi nella mia naturale razionalità e pragmatismo.
Ogni anno, ricordo, l’annuncio era quasi sempre lo stesso “… una stagione lirica all’insegna del rilancio dello Sferisterio…” ed ogni anno, puntualmente, il rilancio non c’era e il deficit aumentava.
E mi domandavo, perché?
Perché altri teatri diventavano famosi e lo Sferisterio no. Perché lo Sferisterio e la stagione lirica non creavano un indotto (scuole di canto, di musica, di teatro, di lirica, di scenografia, di tecnici luci, di tecnici teatrali, ecc.)? Perché a Macerata non esistevano quei gingilli per turisti che rappresentavano lo Sferisterio e le sue, a volte fantastiche, opere? Perché quando arrivavano i turisti c’era sempre lo scontro con negozi, ristoranti e bar affinché rimanessero aperti?
E mi sono dato queste risposte.
Chi finora ha tirato le fila della città ha voluto che la stagione lirica rimanesse – un affare per pochi della città – perché ha sempre visto lo Sferisterio come il proprio teatro (è suo, quindi non sia mai che paghi il biglietto), gestito dagli amici degli amici (per entrarci una, anche piccola, raccomandazione era d’obbligo), dove poter invitare, per serate d’elite, i propri amici importanti.
Il pubblico pagante? Quasi un elemento di disturbo, accettato purché stia all’angolo e non faccia troppa confusione.
Sembrava come un prezioso gioiello che si sfoggia nelle grandi occasioni: un po’ per vanità; un po’ per ricordare a tutti chi ne è “proprietario”; un po’ per accrescere l’invidia. Dopo l’evento, si rimette nella custodia e lo si ripone in cassaforte fino alla prossima occasione.
E i maceratesi, che meno dei governanti amano la confusione, non sopportano meglio di altri quei turisti inopportuni che arrivano in città proprio durante il sacrosanto periodo di ferie dedicato alle vacanze.
Mi auguro di cuore di aver fatto un scorretta e banale valutazione.
Come mi auguro altrettanto di cuore, e lo auguro anche tutti i maceratesi che ci credono, che almeno sullo Sferisterio “una nuova storia” Carancini l’abbia fatta nascere davvero.
Va detto che il Direttore artistico Micheli di entusiasmo ne ha da vendere e l’entusiasmo, mi auguro insieme ad altre capacità indispensabili, è la pietra d’angolo necessaria per costruire, oltre alla stagione lirica, una nuova e concreta linea di pensiero e di azione attorno a quel grande ed invidiato teatro che è lo Sferisterio di Macerata.
Nel frattempo, oltre ad aver dato la cittadinanza onoraria ad un nostro illustre cittadino di nascita (?!?), perché non coinvolgere il famoso e meritatamente pluripremiato Dante Ferretti (di cui ci siamo ricordati solo dopo gli oscar), assieme alla sua consorte Francesca Lo Schiavo, in iniziative concrete da fare a Macerata in favore dei giovani ed all’insegna del teatro, del cinema e di quant’altro nelle sue capacità per rilanciare quella città che “…gli ha dato due volte i natali…”.
Dopo, sono convinto, potrebbe anche avere un senso parlare del parcheggio Rampa Zara e di nuovi svincoli sulla superstrada per arrivare a Macerata.
Ben detto Nanà. Ve li ricordate quei caffè del centro nei quali il villano non si azzardava nemmeno a mettere piede perchè trafitto dagli sguardi degli astanti. Macerata, ahimé, è rimasta un po’ così. L’unica differenza è che l’astante di allora non ha più né supremazia culturale – diciamo così – né economica, non essendogli rimasta nemmeno la proprietà di una “curtinella” (per chi ne avesse bisogno, per il significato del termine chiedere al Sig. Gabor Bonifazi).
Bravo Alexis, hai perfettamente ragione, Macerata non è cambiata. Una volta c’erano i bar dove i villani non entravano, oggi ci sono i negozi nei quali non si entra perché le commesse ti squadrano dall’alto in basso. Provate a fare un esperimento e notate la differenza tra le commesse dei negozi di Macerata e quelle dei negozi di Civitanova. Queste ultime sono molto più cordiali e gentili, e non hanno la puzza sotto il naso.
Il problema è che di Lords in giro per Macerata non ne vedo. Le “curtinelle” oggi sono in mano a quei villani che non entravano nei bar, ma che lavoravano nei campi e le hanno comprate dai signori, o presunti tali, rimasti senza una lira, ma che ancora si danno tante arie.
Come cambia il mondo!
Articolo molto bello… Con un personaggio così Macerata è veramente GRANNE
Micheli si è dimostrato pessimo anche come presentatore della serata di ieri.
Non ha entusiasmato, non ha portato l’attenzione mai ad un livello alto.
Non è un presentatore professionista e si vede.
Non è un critico cinematografico e si vede.
Peccato perchè Ferreti dal suo canto si è dimostrato (Micheli impara, invece di dire sempre io sono il migliore e non mi serve nessuno…) umile e spiritoso. Un bugiardo felliniano: “Io non so fare nulla, io nn ascolto la musica, io non…”
Il pezzo più altro è stato quando sopraffatto dalla moglie ha detto “Mi chiamano Dante ferretti… Lo Schiavo!”
Per il resto mi aspettavo di più da una celebrazione formale e poco, cmq grazie a Dante e Francesca per esserci stati, anche se era pieno di politici e pochi maceratesi interessati…
Sarà per la prossima occasione, magari senza Micheli e magari con un Dante Ferretti direttore artistico dello Sferisterio Opera festival.
L’invidia è una brutta bestia
Hanno trasmesso la sensazione di essere innamorati l’un l’altro e di essere persone semplici; se a questo si aggiunge il Sindaco col tricolore ed un angioletto in braccio e tutti i Consiglieri in armonia, mi pare di poter dire che e’ stato un momento rappresentativo di come sono la maggior parte dei maceratesi.
@ Molianri
L’incompetenza è una brutta bestia
Ma la sinistra maceratese pensa che non abbiamo memoria storica? almeno non gli 11mila che pedissequamente e nonostante tutto sempre e comunque assecondano. Ma veramente pensate che potete gettare via tutto con un colpo di spugna?
Ma eravate voi che quelli che avete sempre contestato Ferretti quando era assessore!!!!! ma le polemiche sulla sua assenza e distanza, gli attacchi ideologici all’amministrazione opposta li avete dimenticati?
Macerata diventa veramente grande ogni volta che riesce a sviluppare sino all’estremo la sua vera e atavica natura -l’ipocrisia-.
Appena 13 anni fa Ferretti fece per pochi mesi a Macerata l’assessore alla cultura. Allora, nelle bacheche di partito, in alcuni giornali e nei banchi dell’opposizione si gridava: scelta inadeguata, assessore virtuale, la città ha bisogno d’altro ecc..
Ferretti, infastidito e preoccupato da tante critiche inaspettate e immeritate, naturalmente si dimise e, a malincuore, confermò dentro di se quel sentimento (mai pubblicamente espresso) molto critico sulla “reale natura” della città natale che per decenni lo aveva ignorato.
L’invidia è l’inizio del proprio fallimento
(Voltaire)
@ Residente
Ma allora perchè Ferretti, al tempo bistrattato a sx (e in parte anche a dx, come ci ha confermato l’ex assessore Munafò in un altro articolo), non ha rifiutato la cittadinanza onoraria?
@ Molinari
RAGIONA … perchè avrebbe dovuto rifiutare ?
prova a rispondere senza ripetere cose già dette.
@ Galleria Ferretti
Il mio ultimo intervento era solo una risposta “polemica” nei confronti del lettore che si chiama “residente”: se non sono riuscito ad esprimermi in maniera chiara colpendo in maniera negativa la Galleria Ferretti, di questo mi dispiace e chiedo scusa.
Personalmente ritengo che la personalità artistica di Dante Ferretti valga più di ogni chiacchiera e di ogni polemica del passato.