L’augurio è fatto solo di speranza e la speranza può rivelarsi illusoria. Ma senza speranze e senza illusioni si vive peggio di quanto c’impone la realtà spesso ingrata del presente. Il futuro, comunque, non lo conosciamo. Perché, allora, non sognare che possa essere migliore – più bello, giusto, sereno – del presente? Dalle colonne di questa mia rubrica settimanale, che il caso, stavolta, fa uscire proprio il primo di gennaio, rivolgo dunque un augurio sincero a coloro che via via ne hanno fatto parte, ossia i tanti che hanno avuto la pazienza di leggerla, i tanti che l’hanno commentata e i tanti, anzitutto esponenti della politica, che in qualche modo vi sono entrati e forse avrebbero preferito non entrarci (ma il loro destino è di entrare dovunque ci sia qualcosa d’importante da osservare, capire, spiegare, valutare e giudicare per le sorti della comunità dei cittadini, ed essi l’hanno scelto, questo destino, e ne debbono accettare gli onori e gli oneri).
E qual è il mio augurio? Certamente che le cose – i fatti, gli accadimenti, le circostanze – siano meno pesanti per tutti, specie per quelli le cui spalle sono più deboli. Ma le cose, spesso, vengono da luoghi lontani, ci cadono addosso per ragioni che non dipendono dalla nostra volontà e dobbiamo non dico accettarle passivamente ma rifletterci con la consapevolezza di non poterle affrontare se non pagando alti prezzi. Il mondo, non solo Macerata, non è più quello d’una volta. L’Occidente che un tempo era ricco – gli Stati Uniti, l’Europa, l’Italia – si sta impoverendo, è bastata l’incontrollata avidità di pochi ma potentissimi finanzieri d’oltre oceano a provocare il declino economico e sociale di interi paesi, a far cadere governi, a mettere in dubbio le istituzioni democratiche, a seminare sconforto, sfiducia, paura. E, contemporaneamente, i popoli che non appartengono all’Occidente si stanno svegliando da un plurisecolare letargo, alzano la voce, reclamano gli elementari diritti della loro natura di esseri umani, ci presentano il conto. No, il mondo non è più quello d’una volta. E tutto ciò – dovunque, non solo a Macerata – crea problemi: l’alzarsi della soglia di povertà, l’aumento della criminalità , le ondate migratorie, la difficoltà dell’integrazione.
Problemi epocali, insomma, rispetto ai quali l’augurio che si risolvano con qualche colpo di bacchetta magica si vanificherebbe in una sciocca utopia. Tentare di renderne meno gravi gli effetti, però, questo si può e si deve. A livello planetario, ovviamente, ma pure nel piccolo, nel piccolissimo di Macerata e della sua provincia. E allora, più che alle cose, il mio augurio si riferisce al modo con cui affrontarle. Partendo da un augurio che sta alla radice di tutti gli auguri: cominciare, cioè, a dire sempre meno “io” e sempre più “noi”, quel “noi” che significa società, coesione, convivenza, quel “noi” che è nutrimento indispensabile per le nostre stesse comunità cittadine e che negli ultimi decenni si è via via allargato, non solo Macerata ma Marche, non solo Italia ma Europa, non solo Europa ma Occidente, non solo Occidente ma Asia, Sud America, Africa. Appena un secolo fa il “noi” di Macerata era diverso dal “noi” di Civitanova. Adesso no, sono uguali. E, messi insieme, stanno diventando uguali al “noi” francese, tedesco, spagnolo. E nel futuro sta scritto che a mano a mano diventino simili al “noi” tunisino, senegalese, cinese, indiano, brasiliano.
Questo augurio lo rivolgo anzitutto alla mia categoria, i giornalisti, perché il modo giusto di affrontare quelle cose sta nel raccontarle per ciò che sono realmente, nell’aiutare la gente a considerarle con la ragione più che con l’emozione, nell’evitare cioè titolacci inconsulti per far credere che ormai siamo in preda a uno scatenato esercito di ladri e ogni inquilino ne ha un paio in agguato fuori dell’uscio (caspita, pensavo, i furti in casa sono almeno raddoppiati, ma poi le cifre ufficiali m’hanno detto che da noi, nel 2011 e rispetto all’anno prima, sono aumentati del 15 per cento: male, ovviamente, e ben venga più vigilanza delle forze dell’ordine, ben vengano più porte blindate e più finestre ben chiuse, ma via, stiamo attenti a non fomentare psicosi che rischiano di produrre conseguenze spiacevolissime – se non tragiche – sia per gli inquilini sia per i ladri). Come sarebbe il caso di evitare titoloni del tipo “discriminati a favore dei musulmani” per un banalissimo episodio verificatosi in un ospedale dove una puerpera non gradiva mostrarsi a seno nudo quando allattava.
Moderazione nei modi e nelle parole, dunque. E’ questo il mio augurio. Che mi permetto di estendere a un’altra categoria, se così posso chiamarla: i commentatori degli articoli di CM. Due gli episodi. Uno riguardava quattro magrebini sedicenni scoperti dai carabinieri mentre rubavano, inseguiti con legittimi spari alle gomme della loro auto e infine catturati. Un commento: “Pena di morte per questi parassiti”. Un altro: “Eliminiamoli prima che si riproducano”. Un altro: “Ci vuole la legge di Charles Linch” (ufficiale della guerra d’indipendenza americana, fine Settecento, dal cui modo di comportarsi deriva la parola “linciaggio”). Un secondo episodio, ben più tragico, riguardava il furto di tre albanesi in una villa di Recanati, il cui proprietario ha sparato contro uno di loro – ventisette anni, da poco in Italia – e l’ha ucciso. Non sto qui a dilungarmi sul concetto di legittima difesa. Vi sono indagini e ammettiamo pure che il caso sia questo. Ma ecco un commento: “Medaglia al valore!”. E un altro: “Cittadinanza onoraria!”. E un altro: “Era ora, tocca al prossimo”. E un altro: “Un unico rammarico, solo uno fatto secco”. E un altro: “Doveva ammazzarli tutti”. So bene che sentimenti del genere sono piuttosto diffusi nella nostra società e non mi scandalizza che vengano alla luce. Semmai mi preoccupa l’infimo livello di civismo – una viscerale, animalesca e brutale prepotenza di “io” contro qualsiasi “noi” – nel quale sono piombati certi non rarissimi “io” che nel loro cuore coltivano simili idee e non si astengono dal vantarsene in pubblico. L’augurio, allora, è che facciano un esame di coscienza, riflettano su se stessi e capiscano che non fare alcuna differenza fra un soprammobile e una vita umana – anzi, preferire il soprammobile – può portare noi tutti, loro compresi, in un inferno di rapporti interpersonali dominati dagli istinti peggiori.
Un ultimo augurio lo rivolgo ai dirigenti politici, che dovrebbero avere scelto questo mestiere ad esclusivo vantaggio del “noi” e invece – come dimostrano tante vicende, e l’ultima, quella della Cittadella dello Sport, alquanto sospetta – sembrano preoccupati soprattutto dei loro egoistici “io”. L’augurio, dunque, è che si rendano conto di tradire la ragione stessa della loro scelta di vita, si confrontino apertamente col “noi” che la città gli ha affidato, distinguano con la dovuta severità – fra di loro, nei loro partiti – chi opera solo per “io” e chi (ce ne saranno, no?) si batte per il “noi”. Tre auguri apparentemente diversi, ma, in realtà, legati da uno stretto e reciproco rapporto di causa ed effetto. Raggiungeranno i rispettivi destinatari? Scusandomi per l’accavallarsi del concetto, io me lo auguro.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Dott. Liuti, auguro a Lei ed a tutte le persone che Le stanno vicine un anno carico di salute, felicità e benessere.
Ai gornalisti auguro per il 2012 di non avere il “Bonsenso pratico” rimato da Trilussa:
Quanno, de notte, sparsero la voce
che un Fantasma girava sur castello,
tutta la folla corse e, ner vedello,
cascò in ginocchio co’ le braccia in croce.
Ma un vecchio restò in piedi, e francamente
voleva dije che nun c’era gnente.
Poi ripensò: “Sarebbe una pazzia.
Io, senza dubbio, vedo ch’è un lenzolo:
ma, più che di’ la verità da solo,
preferisco sbajamme in compagnia.
Dunque è un Fantasma, senza discussione”.
E pure lui se mise a pecorone.
abbia pazienza signor LIUTI, credo che , se gran parte dei commentatori hanno fornito dichiarazioni davvero pesanti nei confronti di persone malavitose che stanno distruggendo la nostra tanquillità in diversi episodi commenti da codesta redazione, è perchè tutti ( me per primo) sono davvero esausti di questa situazione oramai ingestibile che si è venuta a creare, per colpa di parte di extracomunitari giunti in Italia senza alcuna prospettiva di lavoro.
non vorrei essere razzista ma………..
Benvenuto sig. immigrato,
nel nostro Paese Lei ha diritto a percepire la cassa integrazione e l’indennità di disoccupazione;
Con isee inferiore ad € 12 mila Lei ha diritto ai sussidi statali e comunali (esenzioni e contributi di solidarietà);
Se si dovesse trovare in stato di povertà la Caritas provvederà all’assistenza della Sua famiglia utilizzando i contributi non solo della Chiesa e dei fedeli ma anche quelli dello Stato e del Comune;
Se dovesse commettere un reato e non avesse denaro per pagare il Suo avvocato, a ciò penserà lo Stato;
Se volesse giocare al calcio, ricordi che in caso di cori discriminatori nei Suoi confronti l’arbitro potrà sospendere la gara e la societa’ essere condannata ad una ammenda sino ad € 50 mila;
Per la tutela dei suoi diritti può rivolgersi alle associazioni presenti in tutto il territorio che la assisteranno gratuitamente (di recente il comune di Adro e’ stato condannato a pagare € 2.500 ad otto immigrati perché aveva riservato il bando per il bonus bebe’ ai soli italiani).
Ecco, questa e’ l’Italia, se ritiene che siamo razzisti Lei e’ libero di cercare fortuna altrove ma se invece pensa che siamo un Paese civile e rispettoso lo gridi a gran voce e ce lo ricordi anche a noi che siamo abituati a trattamenti autolesionisti.
Infine, se vuole dimostrare gratitudine nei confronti di chi la accoglie, denunci i Suoi connazionali che delinquono perché arrecano un grave danno alla Vostra immagine; non abbia paura, sia orgoglioso della Sua nazione di provenienza e ci aiuti a tutelare la legalità.
Le dispiace così tanto che vengano postati commenti contro l’albanese che rubava a Recanati? Spero che lei sia più intelligente di quanto lascia intendere a chi legge l’articolo.
Ma se il delinquente ci entra in casa per rubare oro e gioielli poi che se ne fa????
Presumibilmente si rivolgerà ad un ricettatore che smonterà i gioielli, fonderà l’oro….. E poi questo ricettatore VENDERA’ l’oro e i gioielli smontati a qualcuno che li farà ritornare in circolo.
E’ un pò la stessa cosa di quello che accadeva 20 anni fa con le autoradio: te la fregavano?
Italianamente, invece di acquistarne una nuova (e costosa), andavi da un ricettatore che te ne vendeva una a due lire (a sua volta fregata a qualche altro automobilista)….. Quindi ERANO GLI STESSI ITALIANI che alimentavano i furti.
Oggi è esattamente la stessa cosa…..
.
.
.
Un mio amico gioielliere mi ha raccontato che circa 12 anni fa andò ad una grossa fiera dell’oro per vedere le nuove creazioni, i nuovi gioielli e, perchè no, per andare ad acquistre un pò d’oro perchè lui faceva anche gioielli in proprio.
Una NOTISSIMA marca orafa vendette un lingottino d’oro SENZAFATTURA, SENZA SCONTRINO, SENZA DOCUMENTI… Il mio amico torno tranquillamente a casa con il lingottino nascosto sotto il sedile dell’auto.
Secondo voi la notissima casa orafa dove aveva rimediato IN NERO l’oro che vendeva sottobanco????
Fino a che ci saranno coloro che acquistano, BASSO COSTO E SENZA DOCUMENTAZIONE, oro, gioielli, televisori, telefonini ecc. ecc. ci saranno sempre i furti nelle abitazioni, gli scippi, le rapine…..
Sg. @Gianfranco Cerasi
….ma per favore , ma la violazione di domicilio, quella mica si ricicla!!!!!
@Avv.Marchiori
bravissimo,lei e’ insieme al suo collega Golini il mio commentatore di cm preferito, che dicono con garbo (forse quello che manca a me ma non mi interessa sinceramente) quello che c’e’ da dire.
detto cio’ vorrei allungare il suo discorso a mie esperienze personali.
dopo aver iscritto la mia prima bimba al nido,senza non poche difficolta’ e presa per nostra fortuna per il semplice motivo che io e la mia compagna non siamo sposati, vediamo l’ingresso di 2 gemelli stranieri(la cui nazionalita’ non diro’ altrimenti qualcuno si potrebbe offendere) che dopo pochi giorni abbandonano baracca e burattini bloccando cosi fino a gennaio/febbraio nuovi ingressi.
cio’ comporta un mancato introito alle casse comunali,oltre ad impedire a chi aveva veramente bisogno di questo importantissimo servizio.le tralascio le incazzature delle operatrici (lontane da orecchie indiscete ovviamente come da prassi in italia).
questo per dire che tanti stranieri fanno come caxxo gli pare con il benestare delle nostre leggi e di questa strana “moralita'”,e la cosa assurda e’ che si impedisce alle donne italiane di avere un aiuto non indifferente.
e poi ci si lamenta se si fanno pochi figli (altra balla mediatica secondo me).
A QUANDO LE LISTE PER GLI ASILI CHE HANNO PER PUNTO CARDINE LA CITTADINANZA ANZICHE’ LA RESIDENZA?!?
in francia (baby boom) seconda nazione per bambini nati dopo l’irlanda,lo hanno capito da un pezzo e gli asili sono dapertutto,anche nelle aziende.
come mai tanti doveri spettano solo a noi poveri cojoni contribuenti italiani?
e questo e’ solo un esempio tra tanti….fate un figlio oggi come oggi e poi mi direte!
@ paoolo
La violazione di domicilio c’era anche 20 o 30 anni fa…
Solo che se accadeva a Recanati difficilmente la notizia del furto interessava gli abitanti di Pesaro o quelli di Fermo, così come se il furto in appartamento accadeva a Ascoli agli abitanti di Macerata importava una seg@…..
Inoltre 20 o 30 anni fa le notizie “correvano” molto meno veloci e non era abitudine leggere i “fatti” al di fuori della nostra città o tutto al più della nostra Provincia e,molto spesso, la cronaca “nera” che non comportava spargimento di sangue difficilmente aveva la “notiziona” in pagina regionale….
Ora fa notizia anche perchè,spesso i furti, avvengono da parte di extracomunitari mentre prima erano gli italiani a compierli….
…. Ma se una banda “da fuori Regione” agisce in Provincia nonm va a colpire a casaccio: c’è un basista in zona che indica quali possono essere gli obiettivi migliori.
.
.
.
.
Se si vanno a vedere i palazzi storici, di moltissime città italiane, spesso ci sono le inferriate ai piani bassi.
Inferriate spesso “antiche” di 70-100-150 anni… Evidentemente, se i nostri bisnonni mettevano le inferriate, qualche furto in appartamento doveva esserci anche durante la realizzazione del Regno D’Italia…..
Non è la prima volta che leggo articoli di Liuti che mi fanno credere che questo giornalista sia un po’ fuori dalla realtà.
“Tantissimi auguri a chi ne ha bisogno”. Giustissimo. Ma poi chi mi tira fuori il Liuti?
I rapinatori di Recanati e quella signora (sempre di Recanati) che pretendeva di avere una privacy assoluta da suora di clausura in un reparto ospedaliero di maternità??
Rimango leggermente esterrefatto.
E, si badi bene, le posizioni astrattamente xenofobe sono sempre state quanto di più lontano dal mio modo di pensare, e (tanto per fare un esempio) ho sempre considerato l’Olocausto una delle più grandi tragedie della storia, ed ancora non ho mai pensato che la Macerata d’antan (quella degli ipocriti pasticcini della domenica mattina dopo la messa, che tanto piace a tanti Maceratesi – e magari Liuti è fra questi -) fosse il migliore mondo possibile.
Però, scusi, Liuti, fra tanta gente che “ha bisogno”, lei ha totalmente sbagliato esempi.
Ci sono migliaia di italiani colpevoli solo di avere dei “titolari” medievali e cinici che per risparmiare pochi euri di manodopera vanno a lavorare in Romania/Albania/Cina etc. etc.
E costoro restano senza lavoro.
E senza alcuna tutela.
E’ vero che i sentimenti popolare di rabbia, che talvolta sono capaci di una ferocia senza pari, non vanno incoraggiati. Ma certo non mi fanno pena nè i “poveri rapinatori” di Recanati, nè i “poveri maghrebini” che andavano come pazzi su macchine rubate!
Ma ci rendiamo conto?
E se avessero ucciso qualcuno?
No, Liuti, non ci siamo proprio.
Provincialismo è sia guardare solo al chiuso del proprio orticello (Macerata) come al migliore mondo possibile, sia l’opposto, e cioè guardare il povero che viene da fuori con maggiore comprensione rispetto al povero “locale”. Il primo è sicuramente più folcloristico, è vero (“Io essere bovero negro”) ….. e quindi si sa, in provincia attira di più l’attenzione. Ma non è giusto.
Non è giusto dare compassione a chi ogni giorno ci importuna chiedendoci “un euro per mangiare” pretendendo questo obolo per “diritto divino”, e fregarsene di chi se ne sta a casa, magari disperato, magari con dignità, a cercare un lavoro che non c’è solo perchè, ripeto, l’avidità di alcuni è stata senza limiti.
Faccio solo un esempio e poi concludo.
Nella mia attività professionale mi sono trovato a contatto con imprese fallite che producevano maglie per grandi marchi. Maglie che costano almeno 300/400 euro l’una. E che venivano pagate al produttore 12-18 euro al pezzo. Ebbene: costoro sono stati lasciati senza lavoro da un giorno all’altro perchè i cinesi facevano spendere meno.
Ecco, costoro potrebbero avere due opportunità: andare a rapinare ville a Recanati (ed in tal caso avrebbero la comprensione e gli auguri di Liuti), oppure starsene in silenzio a soffrire.
Ed in questo caso, a quanto pare, a Liuti non glie ne può fregare di meno.