Messe soppresse, parrocchiani in rivolta:
“Scriviamo al Vaticano”

Raccolta firme a Civitanova contro il parroco don Mario

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Don Mario Colabianchi

di Laura Boccanera

Protesta a sfondo religioso nella centrale Chiesa di San Pietro dove un gruppo di parrocchiani hanno manifestato disappunto nei confronti di alcune scelte attuate dal parroco Don Mario Colabianchi, presidente del Tribunale ecclesiastico regionale, dal 2009 a Civitanova dopo otto  anni trascorsi a Torre San Patrizio. I fedeli proprio non hanno mandato giù la scelta adottata dalla scorsa estate di sopprimere le messe serali festive: mai però avrebbero pensato che non venisse fatta un’eccezione per le festività natalizie, tanto da rimanere sorpresi dell’assenza di funzioni serali durante il giorno di Natale e Santo Stefano. In una lettera  i parrocchiani minacciano addirittura di protestare in Vaticano: <<tanti parrocchiani si sono dovuti recare nelle Chiese più lontane per poter partecipare alla funzione religiosa, arrabbiati con l’attuale parroco – scrivono nella missiva – Ora ci si aspetta anche la non celebrazione delle messe serali per il 1° e 2° gennaio visto che sono giornate festive. Alcuni parrocchiani stanno raccogliendo firme da inviare al Vaticano per cercare aiuto in qualche modo, visto che il parroco non cede dalla sua posizione>>.

<<E’ un esperimento – spiega Don Mario – una scelta fatta come collegio dei sacerdoti e consiglio pastorale. San Pietro e Cristo Re appartengono alla stessa unità pastorale e ci sono 6 messe nel giorno di domenica, distribuite uniformemente fra le due Chiese, quindi non credo che manchino funzioni religiose, oltretutto le due parrocchie distano 5 minuti a piedi. Ovviamente nulla vieta di rivedere queste posizioni qualora ve ne fosse la necessità, però mi spiace per quanto detto dalla mia comunità, nessuno mi aveva fatto presente questo bisogno, non serbo rancore, ma voglio invitare tutti a riflettere sulla frase che diceva sempre Monsignor Gennaro Franceschetti (ex vescovo della diocesi ndr) “Meno messe e più messa”, a non vivere cioè la funzione come se fossimo al supermercato, ma con più partecipazione, guardando alla qualità del nostro stare con gli altri. San Pietro e Cristo Re sono un’unica realtà e sarebbe opportuno sentirsi un’unica comunità. Capisco tuttavia il legittimo desiderio di andare a messa, ma non credo di aver agito con trascuratezza>>.



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