Accendono il fuoco per scaldarsi,
intossicati dal monossido di carbonio:
salvati dall’intuito di un medico

TOLENTINO - Due uomini si sono presentati in tempi diversi la scorsa notte al Punto di primo intervento. I due vivono a Mogliano nella stessa abitazione, hanno messo della legna da ardere nel camino. Ora sono in terapia iperbarica a Fano

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legnadi Luca Patrassi

Due pakistani salvati la scorsa notte da una intossicazione causata dal monossido di carbonio. A giocare un ruolo decisivo l’occhio vigile e professionale del medico Carlo Alberto Lapponi, normalmente in servizio nel reparto di Chirurgia dell’ospedale di Macerata – che stava facendo il turno di notte nel punto di primo intervento dell’ospedale di Tolentino.

Attorno alle cinque della notte scorsa si è presentato nei locali del Ppi un pakistano di 32 anni residente a Mogliano: l’uomo era accompagnato da un connazionale che ha svolto la funzione di interprete. Il paziente ha raccontato di essersi alzato dal letto per andare al bagno e di essersi sentito male, una sensazione di svenimento e caduta a terra. Al medico la sintomatologia ha suggerito subito l’idea che potesse trattarsi di una intossicazione da monossido di carbonio ed ha chiamato l’ambulanza per il trasferimento a Macerata per gli accertamenti del caso ad iniziare dall’emogasanalisi arteriosa necessaria per misurare i livelli di gas disciolti. Il dubbio sulla causa del primo malore si è disciolto pochi minuti dopo quando, sempre da Mogliano, è arrivato un altro pakistano, un quarantenne, con gli stessi problemi. A quel punto si è appurato che i due vivono nella stessa abitazione che nella notte era stata riscaldata con la legna lasciata ardere nel camino. Il secondo pakistano aveva avuto un episodio di ipotimia e caduta a terra. I due pakistani sono poi stati trasportati a Macerata e in seguito trasferiti a Fano nel centro per la terapia iperbarica dove si trovano ora. Le loro condizioni di salute non destano preoccupazione.

Aver trovato un Ppi aperto di notte (quello di Tolentino è coordinato dal medico Zyrac Ghfor) ha rappresentato la salvezza per i due pakistani, il tutto in un entroterra dove spesso non è possibile garantire la presenza della Guardia medica.



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