Il futuro delle aree Sae,
turismo, studenti e anziani tra le ipotesi.
Al via la campagna d’ascolto

VISSO - Il primo incontro è in programma il 15 ottobre sarà dedicato a Villa Sant'Antonio e Pretare. Seguiranno altri appuntamenti per coinvolgere tutti i residenti. Riattivata una casella mail per raccogliere osservazioni e proposte

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Un’area Sae a Visso

di Monia Orazi

Il Comune di Visso avvia la terza fase del piano straordinario di ricostruzione con incontri pubblici per decidere il destino delle strutture abitative d’emergenza che ospitano metà della popolazione.

Prende il via una campagna d’ascolto della cittadinanza
per definire il futuro delle Sae nel territorio comunale, nell’ambito della terza fase del programma straordinario di ricostruzione. L’iniziativa è stata presentata ieri pomeriggio in un incontro pubblico dal sindaco Rosella Sensi, dal vicesindaco Sara Tomani e dall’architetto Andrea Marinelli dell’Università Politecnica delle Marche, che coordina il Psr. Presente anche il consigliere di opposizione Filippo Sensi. 

«Questa sarà l’opportunità per introdurre modifiche sulla base dell’esperienza che è stata fatta in questi primi anni», ha spiegato il dirigente comunale Dario Morosi. Il sindaco Rosella Sensi ha ringraziato il gruppo di lavoro, annunciando che l’aggiornamento riguarderà non solo la terza fase ma anche la prima e la seconda, sulla base delle indicazioni che emergeranno dal confronto con i residenti.

La questione centrale riguarda le otto aree Sae che attualmente ospitano 420 abitanti, pari al 50% dei 926 residenti del Comune. Il territorio di Visso si estende per circa 100 chilometri quadrati, ma le aree Sae occupano appena 8 ettari, meno del 10% della superficie comunale. In questi spazi vivono 209 famiglie, a testimonianza di quanto le aree d’emergenza siano diventate parte integrante del tessuto urbano.
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Il sindaco Rosella Sensi

«Non sappiamo ancora quali sono le riflessioni che possono orientarci nello sviluppo del lavoro – ha dichiarato Marinelli, sottolineando come l’obiettivo sia – spostare l’attenzione dalle pietre alle persone». Le strutture d’emergenza, nate come soluzione temporanea, presentano oggi caratteristiche permanenti: muri di contenimento, urbanizzazioni, reti e sottoservizi rappresentano «dotazioni pubbliche che Visso non ha mai avuto», ha evidenziato l’architetto. Queste opere includono la messa in sicurezza degli argini fluviali, nuovi tratti viari, parcheggi, reti idrica, fognaria, elettrica e del gas. Il problema è capire quale futuro dare a queste infrastrutture quando la popolazione rientrerà nelle abitazioni ricostruite.
Nel dettaglio, le otto aree Sae comprendono 228 unità abitative: 112 da 40 metri quadrati, 74 da 60 mq e 42 da 80 mq. Le aree più ampie sono Villa Sant’Antonio (70 unità), via Cesare Battisti 1 (46), Campo sportivo (42), Pretare (33), via Cesare Battisti 2 (20), Borgo San Giovanni (12), Croce (4) e Cupi (1).
La composizione sociale è eterogenea: il 30% degli abitanti è formato da adulti soli, il 15% da famiglie con età miste, il 14% da anziani soli, mentre le famiglie con bambini e giovani rappresentano complessivamente il 22%.
Tra le ipotesi al vaglio: turismo, residenze per studenti universitari, strutture per la “silver economy” dedicate agli anziani, alloggi per nomadi digitali. «Non sappiamo se ci si orienterà verso una o tutte le soluzioni – ha ammesso Marinelli – ma quello che dobbiamo cercare di capire è cosa succede all’interno e come possiamo guidare al meglio questo processo».
Un caso emblematico è l’area commerciale di piazza Maria Cappa, l’area di Borgo San Giovanni occupata dalle Sae e con il campo sportivo mai ripristinato. «La domanda che ci dobbiamo porre insieme è capire se questa cosa, il ripristino in quest’area o in un’altra area, è una priorità necessaria», ha detto l’architetto.
Il futuro delle aree Sae si lega anche alla redazione del nuovo piano urbanistico generale, previsto dalla legge regionale 19/2023. Gli indirizzi strategici del Psr si articolano in cinque assi fondamentali: rigenerazione urbana e qualità dell’abitare, paesaggio e risorse naturali, servizi, cultura e turismo, infrastrutture e mobilità, resilienza e sicurezza territoriale.
A partire da questi obiettivi, il Comune di Visso ha individuato tre linee di sviluppo per il futuro: Visso città d’acqua e resiliente, centrata sulla sicurezza e la gestione delle risorse idriche; Visso porta del Parco, dedicata all’accoglienza e alla naturalità; Visso cultura, servizi e accessibilità, orientata alla qualità dell’abitare e alla coesione sociale.
Nel percorso rientra anche la gestione sostenibile delle acque pluviali urbane, con interventi su superfici permeabili e drenaggi naturali per ridurre il deflusso e favorire l’infiltrazione delle acque di pioggia, limitando i rischi di dissesto idrogeologico.
Il primo tavolo di lavoro è fissato per mercoledì 15 ottobre alle 18, dedicato alle aree di Villa Sant’Antonio e Pretare. Seguiranno altri appuntamenti nelle settimane successive per coinvolgere tutti i residenti nelle Sae. È stata riattivata anche una casella mail per raccogliere osservazioni e proposte.
sae-visso-6-650x366«L’invito è quello di partecipare ai diversi tavoli di lavoro cercando di dialogare con noi», ha esortato Marinelli, sottolineando come l’attività sia finalizzata anche alla redazione del nuovo piano urbanistico generale previsto dalla recente legge regionale.
Filippo Sensi ha invitato a superare le aree emergenziali, alleggerendo il carico urbanistico che le Sae hanno prodotto ed ha invitato a ragionare più sul riutilizzo del centro storico piuttosto che sul mantenimento delle Sae, citando anche i rischi legati ai costi di gestione.
Il vicesindaco Sara Tomani ha replicato assicurando che «da circa 12 mesi stiamo colloquiando sia con la Regione, con la Protezione Civile» sul futuro delle aree, e ha ribadito l’impegno dell’amministrazione per il centro storico, citando il ritorno del municipio a palazzo dei Priori. «Questa amministrazione è sul pezzo e insieme all’architetto Marinelli stiamo veramente affrontando il futuro della nostra comunità», ha dichiarato Tomani. È intervenuto anche Massimo Pomanti, residente in una delle aree Sae, che ha parlato della necessità di un piano di sviluppo complessivo che renda Visso attrattiva e possa portare gente.
I dati presentati evidenziano una crisi demografica profonda: dal 2001 al 2025 Visso ha perso il 20% della popolazione. Attualmente le 487 famiglie residenti sono composte per oltre il 60% da persone in età lavorativa, mentre il resto si divide tra under 14 e over 65.
«È un territorio che ha bisogno della propria comunità – ha concluso Marinelli – non è un parco divertimento, non possiamo immaginare un luogo che non ha la propria comunità che lo cura, anzi vorremmo che la comunità fosse in grado e fosse abilitata alla cura del territorio e questo lo possiamo fare solo se la qualità dell’abitare è più alta».


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