I locali di piaggia della biblioteca
di Luca Patrassi (foto di Fabio Falcioni)
Avere un immobile e non saperlo oppure avere un immobile nel quale si muove da proprietario un altro. L’elenco dei beni del comune di Macerata è ancora discretamente vasto nonostante che da decenni l’ente si sia privato di diverse proprietà per fare cassa. Sui beni immobili del Comune se ne sono viste e sentite di tutti i colori iniziando da un celebre commerciante che per decenni ha utilizzato locali del Comune in centro storico senza mai versare una lira o un euro di affitto semplicemente perchè mai richiesto. Ora sembra stia per nascere un contenzioso inedito: protagonisti il comune di Macerata e la Diocesi. Oggetto del contendere i locali sotto la biblioteca comunale Mozzi Borgetti, lato piaggia della biblioteca. Sono gli spazi che fino a una decina di anni fa ospitavano il circolo culturale De Gasperi, la Lega operaia e contadina e un circolo ricreativo.
Un luogo di incontro che spaziava dalla politica con i convegni promossi dal circolo che faceva capo all’onorevole Adriano Ciaffi fino alla convivialità enogastronomica, in passato rappresentata dalla “cantina de Cicciò” dal soprannome del gestore. Spazi che dunque i maceratesi ben conoscono, noti da secoli.
Ora la Diocesi sembra muoversi come se quei locali fossero di sua proprietà ed ha chiesto di averne la piena disponibilità, dunque via arredi e i libri contenuti. Sembra che il tutto origini dalla volontà della Diocesi di mettere quei locali al servizio delle attività legate alla chiesa di San Giovanni. Operazione che sembra aver sollevato perplessità ed anche qualche polemica in Comune da dove ribadiscono la proprietà.
Peraltro si tratta di locali ampi, alcuni anche affrescati che bene si presterebbero ad essere utilizzati dall’Ente per incontri, esposizioni, attività varie se non da mettere a reddito dandoli in gestione a privati.
Dalla Diocesi invece fanno sapere che la proprietà è la loro e che è il Comune ad aver “invaso” uno spazio non suo ricordando che quegli spazi erano parte integrante del collegio di Gesuiti di qualche secolo fa. Collegio dei Gesuiti che aveva sede nell’attuale biblioteca Mozzi Borgetti, per la quale – a titolo di cronaca – non ci sono dispute sulla proprietà. Per ora il contenzioso Comune-Curia è relegato tra le mura dei palazzi, ma sono diverse le voci che si alzano da parte di chi vorrebbe ribadire a chiare note il concetto legato alla proprietà. E’ la Diocesi che rivendica una proprietà non sua o è il Comune che utilizza abusivamente da parecchi decenni, forse secoli, spazi della Diocesi?
Allora che la Diocesi paghi almeno 30 anni di arretrati Imu
Lunica funzione funzionale,era la Cantina de Ciccio!!!
Lunica funzione funzionale,era la Cantina de Ciccio!!
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Scusate, se la memoria non mi fa difetto per acquisire la qualità di bene immobile ad uso esclusivamente ecclesiastico dovrebbe essere assoggettato ad una “deputatio ad cultum,” ovvero ad una destinazione al culto che si realizza con un atto rituale dell’autorità ecclesiastica ( consistente o nella consacrazione di cui è ministro competente il vescovo ovvero nella benedizione, proveniente da qualsiasi sacerdote).
Solo a seguito di tale provvedimento sarà sottoposto al regime del diritto canonico che ne prevede l’inutilizzabilità per usi profani nonché l’impossibilità per il privato cittadino di far valere diritti vantati sullo stesso. Nasce quindi un vincolo di destinazione che assoggetta i beni ecclesiastici allo stesso regime giuridico dei beni demaniali così come regolati dal Codice Civile.
Preso atto di ciò ed escludendo, presumibilmente, un utilizzo precipuamente sacrale del bene ( la cantina de Cicciò con tutti i conseguenti improperi ed ornate bestemmie….), e sempre presumendo il possesso pacifico, ininterrotto, pubblico e prolungato, allo stesso appare applicabile il comune principio giuridico dell’usucapione.
Se non hanno mai pagato l’ IMU è prima l’ ICI è questa la prova che l’ immobile è della diocesi. Perché io so io e voi nun siete un c…o!
Quei locali sono di chi paga l’IMU. Se nessuno paga questa imposta i locali sono del Comune.
L’intero edificio di San Giovanni, ex Collegio dei Gesuiti, è definitivamente proprietà comunale almeno dal 1814. Che atto di valore pubblico può accampare la Chiesa per una rivendicazione immobiliare così antistorica?
Ma San Giovanni non è dei cinesi?
Tranquilli, la Diocesi fa professione di umiltà e non è attaccata ai beni terreni……..forse.