I lati oscuri del giovedì universitario:
tra malamovida e spaccio a cielo aperto

MACERATA - Il commento dell'avvocato Giuseppe Bommarito che ha trascorso una serata tra le vie del centro registrando come agiscono i pusher nell'incontrare i clienti, protetti da "sentinelle" che spariscono al passaggio delle forze dell'ordine

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L’avvocato Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito*

Il mio giovedì universitario a Macerata, la fotografia di un divertimento che va oltre il lecito con episodi di spaccio di droga che avviene con strette di mano e “sentinelle”. Ho provato ad improvvisarmi così, un visitatore nel cuore delle serate universitarie. E così che ho potuto assistere a situazioni che non sono divertimento, ma fanno parte di quel mondo oscuro e illegale che è lo spaccio di droga.

La droga gira con le strette di mano, il pusher lascia la dose, il “cliente” il denaro. Poi due chiacchiere fintamente amichevoli, un saluto e via, in attesa del nuovo “cliente”, che di certo non mancherà, e del prossimo giovedì universitario che, tra un drink e l’altro, si rivelerà, come sempre, occasione di baldoria e di lauti guadagni sulla pelle di tanti ragazzi, universitari e no.

A Macerata la tradizione del giovedì universitario esiste da tempo immemorabile. In quelle serate gli universitari invadono in gran numero il centro storico e i locali che propongono musica e drink. Il tutto all’insegna di un’interazione e di una socializzazione tra i presenti in realtà del tutto superficiale. A bisbocciare insieme a loro anche molti minorenni studenti delle scuole superiori, e ragazzi maggiorenni non universitari provenienti dai paesi limitrofi che nulla in teoria avrebbero a che spartire con l’ateneo maceratese ma che vogliono egualmente partecipare al rito dello sballo settimanale.

E, egualmente da tempo immemorabile, durante la notte o la mattina successiva, fioccano le proteste dei cittadini residenti in centro costretti ogni settimana a sorbettarsi situazioni che vanno rapidamente degenerando.

L’elenco degli episodi avvenuti nel corso degli anni è lungo: musica a palla, urla, schiamazzi, cori da stadio, risse che di tanto in tanto esplodono per la sovraeccitazione che gradualmente cresce, bicchieri di plastica seminati ovunque e tracce di vomito (per la gioia dei netturbini che la mattina dopo devono ripulire tutta la zona), urina contro i muri o i portoni delle case, e persino insulti pesanti e aggressivi nei confronti di chi osa lamentarsi.

Insomma, un gran casino e situazioni che vanno ben oltre il legittimo e indiscutibile desiderio di divertimento dei ragazzi che hanno passato la settimana chinati sui libri e alle lezioni dei docenti delle varie facoltà. Anzi, a volte, oltre al buon senso – e qui veniamo al punto –, in queste serate vengono violate anche norme di carattere penale. Parlo di una ben organizzata e stabile organizzazione di spaccio di varie sostanze stupefacenti, con prevalenza assoluta di stimolanti quali crack, cocaina, metamfetamine, pasticche, hashish e simili.

Anche a Macerata, come sulla costa, esiste una ben ramificata e organizzata struttura di spaccio, che qui ovviamente punta molto sul giovedì universitario, proprio perché, in quanto occasione di forte aggregazione giovanile, raggruppa centinaia di ragazzi in cerca di svago e soprattutto di sballo, le vittime ideali per chi vende la morte.

Struttura in mano ad un clan albanese con diversi innesti locali in alcuni casi in posizione pure di rilievo, che da molti anni monopolizza questo segmento criminale, anche se negli ultimi tempi pare che stia perdendo un po’ di terreno per la crescita esponenziale di un nuovo gruppo che si è formato per scissione ed è molto cresciuto, sino ad arrivare a crearsi autonome fonti di approvvigionamento e autonomi canali di trasporto e di deposito in zona.

L’organizzazione del traffico di sostanze, in questi giovedì, è ferrea. Gli spacciatori presidiano senza posa i locali del centro. Nei pressi, costante la presenza di referenti più adulti, che sembrano essere lì per controllare la situazione e dare eventuali disposizioni in caso di necessità, e che regolarmente spariscono quando passa qualche pattuglia della polizia o dei carabinieri. Tra i ragazzi e le ragazze, nessuno bada a nessuno, e tutti, più che a fare quattro chiacchiere, pensano solo a bere e a sballarsi, incuranti dei pericoli e dei rischi connessi ad uno stato di alterazione. Insomma, se Civitanova piange, Macerata certo non può ridere.

*Presidente dell’associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”



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