La nuova targa dedicata a Jimmy Fontana
di Marco Ribechi
Macerata ha una nuova via. O meglio un nuovo loggiato. Ieri pomeriggio, alla presenza di tutte le autorità cittadine e non solo, il porticato di palazzo degli Studi è stato intitolato all’artista Jimmy Fontana, fortunato interprete della musica italiana attraverso capolavori indimenticati come “Il mondo” e “Che sarà”.
Il sindaco Sandro Parcaroli con la moglie e il figlio di Jimmy Fontana
Due le targhe posizionate su ciascun lato del loggiato ricordano il cantautore che, proprio in quegli spazi, ha trascorso parte della sua vita famigliare e lavorativa. «Il caffè Venanzetti era stato preso in gestione da mio padre – ricorda Luigi Fontana, figlio del cantautore – abbiamo trascorso qui serate indimenticabili insieme agli ospiti, più o meno famosi, che mio padre portava da Roma. Dove ora ci sono le auto si cantava e ci si divertiva fino a tarda notte in quella che era chiamata l’isola Venanzetti». Al momento della rivelazione della targa da parte del sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, incaricato di rimuovere il tricolore messo a copertura, un attimo di commozione: «Prima, passando – spiega Luigi Fontana – mi sono fermato un attimo a guardare la targa coperta. Ho avuto un attimo di commozione, ho iniziato a piangere. Grazie, grazie Macerata».
Luigi Fontana
Parole di ringraziamento anche dal Prefetto Isabella Fusiello che ha spiegato: «Spesso le amministrazioni si dimenticano dei personaggi che hanno reso famosa la città dove il protagonista ha vissuto. Quindi un plauso va fatto per aver voluto questo ricordo irremovibile». Insieme al sindaco anche la giunta al completo, i rappresentanti della Provincia in quanto l’edificio appartiene all’istituzione, i responsabili della sovrintendenza e anche alcuni consiglieri regionali della città, Anna Menghi e l’ex sindaco Romano Carancini.
Dopo l’intitolazione anche il racconto, con John Vignola e l’accademico Massimiliano Stramaglia, impegnati a catturare alcuni ricordi della vita di Luigi con suo padre attraverso le pagine di “Il mondo che sarà”, libro autobiografico di recente uscita raccontato nell’appuntamento pomeridiano de La Controra di Musicultura. Ospite a sorpresa il cantante Massimo di Cataldo, grande amico dello stesso Luigi Fontana. «Mio padre purtroppo per me non è stato un grande maestro – spiega Luigi Fontana – nel senso che aveva un talento straordinario che non riusciva a trasmettermi. Mi diceva sempre che il talento non lo poteva insegnare. Quando gli chiedevo come avesse fatto a scrivere una determinata cosa mi rispondeva E che ne so Luì… m’è venuto. Poi, un giorno, dall’adorazione che avevo per lui da bambino, è passato a chiedermi consigli sulle sue canzoni, è stato davvero bello lavorare con lui per 30 anni».
L’incontro in galleria Scipione per La Controra di Musicultura
Due gli insegnamenti più importanti lasciati dal mitico Jimmy: la professionalità maniacale e la capacità di rilanciare dopo una difficoltà. «Sicuramente per lui un colpo durissimo fu attraverso la canzone Che sarà – racconta Luigi Fontana – i discografici non credevano molto in questo pezzo poi, una volta che riuscì a far breccia e ad essere sostenuta, gliela tolsero e la fecero cantare a Sanremo ai Ricchi e Poveri che dovevano essere lanciati dalla casa discografica. Lui accettò di malincuore ma si pentì la sera stessa perché era un pezzo che amava e voleva presentarla lui al festival. Credo che ne sia dispiaciuto ancora adesso anche se va ricordata la splendida esibizione di José Feliciano che rimane tra i punti più alti del festival».
L’intervista, alternata da alcuni duetti con Massimo di Cataldo legati appunto ai brani più celebri, ha anche raccontato dell’episodio di Beguine che l’artista portò a Sanremo circondato da 8 ballerini e un “pezzo di tronco”. «Quello ero io! – aggiunge divertito Luigi Fontana – praticamente mio padre organizzò tutto solo per portarmi sul palco. Poi mi chiese se volevo seguirlo nel suo lavoro e non ci siamo più separati».
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Luigi Fontana? Non sapevo che si potessero ereditare, oltre ai diritti SIAE, un cognome estrapolato dal nome d’arte del genitore. Per me lei è il signor Sbriccoli, nipote del Professor Americo Sbriccoli primario di Chirurgia a Macerata negli anni 80.
Ero un ragazzo quando ascoltai per la prima volta Enrico Sbriccoli cantare suonando la chitarra in uno spettacolino con amici maceratesi al teatrino parrocchiale di Corridonia.
Successivamente divenne Jimmy Fontana con le sue indimenticabili canzoni. L’ultima sua esibizione insieme ad amici cantanti avvenne proprio in Piazza Cesare Battisti, dove oggi hanno posto la targa commemorativa. Nella quale avrei citato pure il suo vero nome e cognome. Perché per molti maceratesi di una certa età è rimasto sempre il nostro “Enrico” (Sbriccoli). Non ho mai sentito qualcuno chiamarlo “Jimmy”.