Fabiola Santini, coordinatrice provinciale di Italia Viva
Referendum abrogativo del Jobs act, Italia Viva esprime il proprio dissenso: «Iniziative che dimostrano il livello di autolesionismo e la spinta propagandistica che avvolgono la politica italiana».
Italia Viva Macerata commenta la proposta della Cgil e della segretaria Pd Elly Schlein di indire un referendum per la cancellazione della riforma del lavoro bandiera del governo Renzi: «non possiamo che esprimere il nostro assoluto sconcerto di fronte ad una iniziativa politica di tal fatta – le parole della presidente provinciale di Italia Viva Fabiola Santini – Col Jobs act gli occupati sono aumentati di 1.782.000 unità nonostante la pandemia, di cui 1.256.000 sotto i governi Renzi e Gentiloni. Il tasso di occupazione è aumentato di 6,5 punti arrivando al record storico del 65,1% della popolazione in età lavorativa. La disoccupazione è scesa dal 13% al 7,4%.
La disoccupazione giovanile si è dimezzata scendendo dal 43,1% al 21,3%. I posti di lavoro a tempo indeterminato sono cresciuti di 1.333.000 unità. Abrogare una legge che funziona e che migliora la vita di così tanti italiani è vera politica? Basare la propria propaganda su slogan senza numeri e dati è serio e funzionale alla crescita del Paese? Ci auguriamo che l’elettorato riformista del Pd e tutti gli elettori che pretendono competenza e serietà dai politici sappiano rispondere con il voto».
Per le elezioni europee Italia Viva Macerata e la lista Stati uniti d’Europa propongono alcuni incontri con i cittadini: sabato 18 e domenica 19 maggio a Macerata in corso Cavour e ai giardini Diaz, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 18 alle 20 insieme al candidato Gerardo Stefanelli, a Tolentino sabato dalle 18 alle 20 in Piazza Martiri di Montalto, e a Potenza Picena domenica dalle ore 11 alle 12 in Traversa Torresi.
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Per me il jobs-act ha portato ad una maggiore povertà, con stipendi e salari inferiori a venti anni fa.
Il jobs-act non c’entra niente con i contratti a termine e con la precarietà. Va rammentato anzi che sono stati firmati centinaia di migliaia di contratti a tempo indeterminato proprio con i provvedimenti del governo Renzi perché le imprese potevano risparmiare sui contributi. Quanto al famoso art. 18, non è stato affatto cancellato, ma adattato alle varie situazioni perché era proprio quello che impediva l’aumento dei posti di lavoro. Voglio anche rammentare che all’epoca i sindacati erano contrari allo Statuto dei Lavoratori perché dicevano che quelle norme dovessero essere incluse nei contratti collettivi. E’ stato il governo democristiano Rumor che l’ha voluto per forza.