Elisa Isoardi ai piedi della torre civica in piazza della Libertà
di Marco Pagliariccio
Linea Verde, atto secondo. Dopo il primo sbarco su Rai 1 di due settimane fa nel format “Fast” a cura di Federico Quaranta, Macerata e dintorni sono tornati a fare bella mostra nel sabato del primo canale all’interno del contenitore “Life” condotto da Elisa Isoardi e Monica Caradonna.
La Isoardi coi piedi a mollo al percorso Kneipp di Pieve Torina
Un viaggio che ha visto le due fare avanti e indietro tra storia e futuro, tradizione e innovazione, per scoprire le perle del territorio. Un viaggio partito in piazza della Libertà, ai piedi della Torre Civica e del suo orologio astronomico, e che dal cuore della città si dipana anche fuori dai confini comunali, tra artigianato green, alta sartoria e tecnologia futuristica, per conoscere tradizioni mai dimenticate e realtà che hanno saputo reinventarsi.
Isoardi, accompagnata da Carlo Pagliacci, salta così dal salotto buono della città ai piedi dei Sibillini per percorrere il “Sentiero delle acque” di Pieve Torina, tra leggende, aneddoti, ponti romani e mulini riqualificati, cimentandosi nell’apprezzatissimo percorso Kneipp, mentre Caradonna non si muove di molto, visitando la “House of silence” di Laura Salvucci, realtà che ha saputo reinventarsi realizzando abiti nuovi, di altissima sartoria, partendo dal riutilizzo di vecchi abiti da sposa.
Isoardi con Sergio Ciriaco
Il palleggio i due volti del programma riparte con Isoardi che scende dai monti per raggiungere Treia e fare la conoscenza di un’altra realtà molto particolare: l’azienda Carpa Koi di Sergio Ciriaco, leader in Italia nell’acquaponica, ossia una tecnica che prevede l’allevamento delle carpe koi per usare le loro deiezioni, trattate da lombrichi e batteri, per coltivare dei vegetali sani senza ricorso a sostanze chimiche potenzialmente dannose per l’ambiente circostante e per il prodotto finale. L’acqua viene poi recuperata e restituita ai pesci.
Isoardi in piaggia della Torre con la Mabo Band
Le due conduttrici si ritrovano poi in centro storico per fare la conoscenza della Mabo Bando, anima del Clown&Clown Festival di Monte San Giusto, e di Marco Cecchetti, per parlare di Artemigrante, passando tra le luci multicolori di Vicolo Consalvi e i sampietrini di Piaggia della Torre e piazza Mazzini. Da lì Caradonna sale in macchina per raggiungere Camerino e fare la conoscenza del progetto di Unicam che sta sperimentando un pane realizzato con la farina di ghianda e delle mattonelle che consentono il riutilizzo, virtuoso e sostenibile, delle macerie del terremoto. Non si muove di molto, invece, Isoardi, che scopre la storia “carbonara” del Teatro della Filarmonica e il cinquecentesco Astromicum Caesareum conservato alla biblioteca Mozzi Borgetti.
Il finale, come tradizione del programma, è all’insegna delle leccornie del territorio, con i dolci realizzati da Roberto Cantolacqua, pluripremiato pasticcere tolentinate che insegna a Caradonna i segreti del dolce dedicato a San Nicola e della “ciambella strozzosa”, mentre Elisa Isoardi resta dentro le mura maceratesi, all’Osteria dei Fiori, per assaggiare un piatto dell’antica tradizione maceratese, le pinciarelle. Gran finale con aperitivo a base di ciauscolo, formaggi e vini maceratesi all’enoteca Zerodicia9, da cui le due conduttrici ripartono simbolicamente in sella a un tandem dopo una breve sosta ai giardini Diaz. Senza ruota panoramica, che nei giorni delle registrazioni non era ancora stata installata.
La puntata, andata in onda stamattina alle 12.30 su Rai 1, è comunque visibile on demand sul sito di Rai Play nell’archivio delle puntate di “Linea Verde Life”.
L’arrivederci delle due conduttrici in sella a un tandem in piazza Mazzini
Le telecamere di Linea Verde Life alla scoperta del sentiero delle acque
La riscossa della ghianda: un progetto per trasformarla in farina, olio e snack
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Bella puntata molto originale mi e’ piaciuta.
Puntata molto bella peccato che, causa tempo, rimangono indietro tante altre cose belle della nostra città
Non si capisce cosa poteva importare al telespettatore della eccezionale qualità della cacca delle carpe giapponesi o delle orribili mattonelle di cemento progettate dall’università di Camerino, dei patetici affreschi della filarmonica, di una ristampa dell’Astronomicum Caesareum, della farina di ghiande introvabile sul mercato, dei borghesucci pagliacci di Monte San Giusto.
Veramente infimo poi il siparietto feticistico dei piedoni della Isoardi nell’acqua gelida di Pieve Torina…
Rispondo al Sig. Pavoni Franco una domanda che mi faccio tutti i giorni ma a lei c’è qualcosa della città di Macerata che gli piace perché mi sembra che sia il classico cittadino maceratese con la puzza sotto il naso.
Un tempo mi piaceva molto vicolo Cassini, mi piaceva guardare l’aurora dal colle di santa Lucia con le lucine del cimitero sotto, anche la torretta del boia a San Liberato era carina…je vous écris d’un pays lointain…