di Alessandra Pierini
Viene definita la rockstar della fisica Gabriella Greison, scienziata, giornalista, scrittrice e performer. Una combinazione di talenti che l’hanno portata a tracciare le linee di una nuova forma di divulgazione scientifica che spazia dai libri, al teatro, passando per podcast e social.
Gabriella Greison racconta storie di uomini e donne di scienza e fa conoscere al grande pubblico la fisica quantistica, l’unica capace di spiegare il comportamento della materia nel mondo dell’infinitamente piccolo.
Lo farà anche all’Università di Camerino, nella Giornata nazionale delle università mercoledì 20 marzo con un doppio appuntamento: la mattina nella sala convegni del Campus universitario dove porterà in scena La donna della bomba atomica, al suo debutto nelle Marche, e il pomeriggio alle 16,30 con il seminario La fisica nucleare e i cambiamenti climatici.
Gabriella Greison, qual è l’obiettivo del suo lavoro?
«Racconto storie partendo da fatti realmente accaduti e ricostruisco i fatti e i personaggi del passato per trarne beneficio ed ispirazione per il presente e il futuro».
Chi è la donna della bomba atomica?
«E’ Leona Woods, la scienziata più giovane del Progetto Manhattan diretto da Robert Oppenheimer. Leona, in prima persona, racconta il più grande evento scientifico della storia dell’umanità. Una storia inedita, che viene raccontata per la prima volta su un palco e nella letteratura, e di cui anche gli americani hanno rimosso l’esistenza».
Nei panni di Leona Woods
Lei le ha restituito voce e dignità attraverso un romanzo e uno spettacolo teatrale.
«Racconto il lato femminile dell’invenzione della bomba atomica. “La donna della bomba atomica” è un viaggio interiore, un lungo flusso di coscienza, vissuto in prima persona quindi che ci permette di identificarci con la protagonista della storia, e ci consente di rivivere i momenti più elettrizzanti e i momenti più deliranti di questo mostruoso Progetto. Fino ad arrivare ai giorni nostri, e alle conseguenze di tutto quello che è stato deciso e ideato in quegli anni».
Qual è l’insegnamento di Leona Woods?
«E’ il coraggio di fare quello che siamo portati a fare. Sono tante le persone che vengono frenate per molti motivi. Lei è la dimostrazione che il coraggio dà la possibilità di arrivare dove vogliamo e anche di realizzarci in un ambiente prettamente maschile come quello della fisica nucleare».
Alla luce dell’uso fatto con la bomba atomica, pensa che Leona Woods avrebbe comunque lottato per far parte di quel mondo?
«Leona ha avuto un ripensamento quando ha capito l’uso che la politica avrebbe fatto della scienza. Ha quindi preso parte a una petizione in cui l’83% degli scienziati chiedeva l’uso della bomba in mare aperto per le sperimentazioni ma non furono ascoltati dal presidente Truman il quale fece sganciare lebombe su Hiroshima e Nagasaki».
Il libro di Gabriella Greison
A Unicam parlerà di cambiamenti climatici e nucleare. Cosa li lega?
«Il nucleare può portare beneficio per i cambiamenti climatici, può consentire una ricostruzione dell’ambiente ed essere al servizio del disastro che stiamo vivendo».
“Unicam svelata” tra seminari, incontri e aperitivi scientifici
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Non è una storia dimenticata, quella della prof. Leona Woods, invece è una storia che non è stata mai raccontata ad un pubblico digiuno o quasi in fisica.