Il presidente della Regione Francesco Acquaroli con il direttore di Atim Marco Bruschini oggi al Ttg di Rimini
«Una sfida che a inizio stagione, maggio e giugno, sembrava molto difficile, per via degli eventi alluvionali e del meteo sfavorevole ma che invece fino a qui si può considerare vinta, anzi andata oltre le aspettative». È il primo commento del presidente Francesco Acquaroli oggi al Ttg di Rimini, dove ha presentato i dati della stagione turistica gennaio-agosto 2023 e che registrano un dato positivo su tutti, l’aumento di stranieri: +7,93% di arrivi e +5,60% di presenze nella nostra regione. Anche se in realtà gli arrivi complessivi sono calati rispetto all’anno scorso.
Gli chef stellati Nikita Sergeev, Davide Fi Fabio, Pierpaolo Ferracuti ed Errico Recanati con Acquaroli e Bruschini
Nelle Marche infatti c’è stata una leggera flessione complessiva di arrivi pari a -0,86%. In totale i turisti nelle Marche arrivati da inizio anno fino ad agosto sono stati 1.942.007 per gli arrivi e 8.764.547 per le presenze. Dati in controtendenza, per esempio, rispetto alla città di Macerata che oggi ha fornito il proprio bilancio (leggi l’articolo).
«Dati tutto sommato di tenuta e insieme di crescita molto soddisfacenti e significativi che testimoniano la bontà di molte scelte strategiche – ha aggiunto il presidente Acquaroli – soprattutto se si considera che sono stati registrati prima dell’incidenza dei nuovi voli e la riapertura delle destinazioni internazionali che hanno condizionato il turismo in linea generale. Certamene dati che da soli non bastano perché siamo consapevoli che occorre lavorare molto sulla recettività e sui servizi, continuando ad investire in promozione in Italia, in Europa e soprattutto a costruire un sistema turistico che si sta sempre più compattando verso scelte condivise. Grazie anche a un brand unico che permette una riconoscibilità immediata e una visibilità importante».
Anche il direttore dell’Atim, Marco Bruschini, nel corso della presentazione ha parlato di «validità delle scelte operate che hanno portato a risultati sperati: dal brand “Let’s Marche” unico per le Marche plurali , che sta ricevendo ottimi riscontri, allo stand rinnovato da 460 metri quadrati e soppalco/attico di 100 metri quadrati in cui sono presenti 30 aziende. Abbiamo osato – ha detto Bruschini – con questo nuovo allestimento ma l’afflusso di persone ci sta confermando l’entusiasmo con cui vengono accolte le Marche del turismo ed è motivo di grande soddisfazione».
Oltre all’illustrazione dei numerosi eventi di Pesaro Capitale della Cultura 2024 ad inizio mattinata, la seconda giornata del Ttg Rimini, nello stand delle Marche, si è caratterizzata per il progetto, ideato dall’Atim “Firmamento di stelle” e già avviato alla Bit di Milano. Gli chef stellati marchigiani, Nikita Sergeev, Davide Fi Fabio, Pierpaolo Ferracuti ed Errico Recanati, collaborano con il sistema turistico e promuovono l’immagine del territorio, dando una spinta in più all’attrattività della nostra regione sotto il profilo della qualità enogastronomica. In questa occasione un menù tributo al tartufo, attrattore principe per le Marche, definito “paladino del gusto” e ambasciatore di un’offerta di destagionalizzazione. «Gli chef trasmettono il senso dell’eccellenza – ha aggiunto il presidente Acquaroli – ma rappresentano anche compiutamente la sintesi delle buone tradizioni dei territori».
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Che importa se ci sono più stranieri? Il fatto che in complesso i turisti sono stati di meno.
Che importa se ci sono stati più stranieri? Il fatto preoccupante è che in tutto i turisti sono stati di meno.
Pensa tu che se questi geni del turismo dicessero, come lo afferma l’Economist, che la Cappella Palatina di Carlo Magno è nell’Aquisgrana qui a San Claudio, cosa avverrebbe col turismo… Non avremmo strutture per ospitare i turisti, fregati che vanno ad Aachen in Germania, che sono 2 milioni e mezzo all’anno, per vedere una chiesa gotica che non è la Cappella Palatina e il teschio di Carlo Magno con un buco sulla testa, che non è di Carlo Magno, ma di Carlo il Grosso, che il buco ce lo aveva davvero, fatto dai monaci dell’epoca per fagli passare il mal di testa.
E se i turisti sapessero che forse il corpo di Carlo Magno è sepolto a Santa Maria a Piè di Chienti, cosa avverrebbe?
Ma i tedeschi non vogliono questo; non lo vuole la Chiesa; non lo vogliono le pie donne di San Claudio, non lo vuole l’Università di Macerata (e magari pure la Massoneria), non lo vuole l’Amminsitrazione Comunale di Corridonia, e non lo vogliono i politici di centrodestra e di centrosinista.
E allora? Attacchiamoci al tram e facciomo il solito turimo di basso cabotaggio, a cui siamo stati abituati: Sferisterio, Buonaccorsi, magari Palazzo Ricci, insieme ai sogni di un Museo del 9oo, dove nessuno andrà, come dimostrano muesi simili di Arte moderna..