Reddito di civiltà, solo 20 domande.
Monteverde: «Misura sbagliata
Il Comune fa solo propaganda»

MACERATA - Pubblicata la determina di approvazione della graduatoria, la consigliere di opposizione rileva come non sia credibile pensare che sia quello il numero delle persone in difficoltà in città

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La vicesindaca Francesca D’Alessandro ha promosso l’iniziativa

di Luca Patrassi

Esce la graduatoria del reddito di civiltà del Comune di Macerata e parte subito la polemica. Ieri il vicesegretario comunale Simone Ciattaglia ha firmato e fatto pubblicare all’albo pretorio la determina di approvazione della graduatoria per l’accesso al reddito di civiltà. Ventidue le domande presentate, due  quelle escluse perchè presentate in ritardo. La misura, a carico delle finanze comunali,  prevede l’erogazione di un contributo ai destinatari purché si impegnino a svolgere delle attività formative socialmente utili. L’amministrazione comunale aveva anche specificato, nell’approvare la delibera proposta dalla vicesindaca Francesca D’Alessandro, che «i progetti relativi al “Reddito di Civiltà” non costituiscono rapporto di lavoro, ma sono percorsi di inserimento/reinserimento lavorativo finalizzati all’inclusione sociale, all’autonomia e alla riabilitazione delle persone prese in carico dai Servizi sociali del Comune di Macerata. Tutte le spese relative all’assicurazione saranno garantite dal Comune di Macerata mentre al lavoratore, il Comune erogherà un contributo mensile pari a 400,00 euro. Una volta effettuato il match tra azienda e beneficiario il Comune provvederà a stipulare un’apposita convenzione che disciplinerà il rapporto assicurativo tra Ente e azienda senza oneri a carico della ditta ospitante».

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Stefania Monteverde, consigliera comunale di opposizione

Alla fine, venti domande. Tante, poche?  Il primo commento arriva dalla consigliera comunale di Macerata Bene Comune Stefania Monteverde. «Solo 22 domande in  tutta Macerata per il cosiddetto Reddito di civiltà progettato dall’amministrazione Parcaroli. Da una parte solleva pensare che a Macerata non ce ne sia bisogno. Dall’altra però ci  crediamo poco, perché la crisi dei redditi  delle famiglie e l’impoverimento generale li vediamo bene. Lo ha anche denunciato  il ventunesimo Rapporto Caritas su povertà e esclusione sociale, presentato poche settimane fa, che ha evidenziato un drammatico impoverimento delle Marche con un aumento della povertà assoluta pari all’11% , un punto sopra la media nazionale. In realtà si dimostra che il tanto pomposamente chiamato Reddito di civiltà non è una vera misura di contrasto alla povertà crescente. Primo perché premia chi ha residenza a Macerata da almeno 5 anni, quasi una “patente di maceratesità” che sembra prevalere  sul  bisogno reale delle persone e di una società molto più articolata. E poi perché 400 euro mensili per 18 ore di lavoro alla settimana per 6 mesi non può dirsi “reddito” e tanto meno “di civiltà”.  L’assessora D’Alessandro ci tiene a dire che non si offre lavoro, ma si offre un “percorso inserimento lavorativo finalizzati all’inclusione sociale”. Allora, con più correttezza non parli più di reddito, e chiami la misura con il suo nome, contrasto al disagio sociale con rimborso spese per il trasporto e i pasti. Anche perché  il partito della vicesindaco, Fratelli d’Italia, ha smantellato il reddito di cittadinanza, e la conseguenza sarà che dal primo gennaio 2024 aumenteranno i bisogni delle persone che lo perderanno. Sono necessarie  e urgenti politiche anticrisi più efficaci, capaci di dare risposte ai bisogni reali, e meno propaganda». Sessantamila euro la somma messa inizialmente in bilancio dal Comune, somma che appare superiore a quella che sembra materializzarsi con le venti richieste di accesso ai contributi.

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