«Ma quale Reddito di civiltà,
esclude i giovani ed è arbitrario:
servirà a fare 6 mesi sottopagati»

MACERATA - Mozione in Consiglio di Stefania Monteverde che boccia il provvedimento: «Semmai chiamatelo misura anticrisi. E' anche contrario alla normativa regionale e non indica la retribuzione in cambio di 18 ore di lavoro settimanali. Va modificato»

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Stefania Monteverde

 

«Il Reddito di Civiltà non è una misura civile», così Stefania Monteverde, consigliera di “Macerata bene comune” che con una mozione in Consiglio comunale chiede di correggere la misura. La delibera con cui la Giunta Parcaroli ha recentemente istituito il Reddito di civiltà deve essere corretta ed emendata secondo Monteverde.

«Esclude i più giovani, è contraria alla normativa regionale di settore, non indica la retribuzione in cambio di 18 ore di lavoro settimanali per sei mesi, è arbitraria nell’assegnazione del beneficio senza criteri per la graduatoria e i punteggi secondo principi di imparzialità e trasparenza, non dice come sono selezionati enti, aziende, associazioni quali sedi di lavoro e, oltretutto, presenta errori normativi».

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La vice sindaca Francesca D’Alessandro

Dunque una bocciatura sonora per Monteverde che con una mozione chiede dei cambi: «Non può chiamarsi reddito una misura di sostegno parziale e limitata nel tempo. Tanto meno può dirsi civile il fatto che non sono dichiarati i punteggi con cui saranno scelti gli aventi diritto per le graduatorie. Nè sono indicati i criteri di scelta degli enti, aziende, associazioni che dovrebbero dare la disponibilità ad assumere le persone beneficiarie in cambio di lavoro. Con la mozione chiediamo un atto di serietà e trasparenza al sindaco Sandro Parcaroli e all’assessora ai Servizi sociali Francesca D’Alessandro: trasparenza nelle graduatorie, indicazione del beneficio pubblico, chiarezza nella selezione degli enti che beneficeranno di un lavoratore, ampliare l’età dei beneficiari. Se è vero, come dichiarato da D’Alessandro alla stampa ma non nella delibera, che il beneficio potrebbe essere di 400 euro, con 60mila euro di fondi impegnati appena 25 persone potrebbero avere il beneficio. Il lavoro si paga il giusto e l’arbitrio nel sistema pubblico non è ammesso. Questo non è un reddito e non è civiltà. Meglio dire Misura di Sostegno Anticrisi, una misura assistenziale. È più onesto e non fa propaganda sulla pelle della gente».

Monteverde continua dicendo che «secondo la delibera potranno accedere al Reddito solo le persone che abbiano una residenza da almeno cinque anni nel Comune e che abbiano un’età compresa tra i 45 e i 65 anni. In questo modo la Giunta incomprensibilmente esclude la popolazione di età inferiore a 45 anni, scelta che pesa soprattutto sulla popolazione femminile che più fa fatica al reinserimento nel mondo del lavoro per le difficoltà nella conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Il comune di Macerata, a differenza di quanto ha fatto il comune di Ascoli da cui la delibera è mutuata, ha deciso che un’intera generazione e i suoi problemi lavorativi e di inserimento sociale non abbiano né cittadinanza né dignità, tanto da essere esclusi e lasciati ai margini. E pensare che la giunta dichiara: “una azione politica volta a sostenere concretamente la centralità della famiglia e i soggetti a rischio esclusione sociale”. Estromettere gli under 45 è evidentemente una precisa scelta politica, ma che c’entra tutto questo con la Civiltà?».

E ancora «Le linee guida approvate con la delibera non stabiliscono né criteri chiari di individuazione dei beneficiari né un sistema di punteggi tali da definire il diritto di accesso al progetto. Tutto verrà gestito, quindi, in modo arbitrario» dice Monteverde e inoltre «se si esamina il provvedimento nel merito emergono altre forti criticità. L’investimento di un fondo di soli 60mila euro per una misura di contrasto alla povertà, definita con grande enfasi Reddito di Civiltà, risulta irrisorio» e ancora «Non si comprende come un periodo di sei mesi di tirocinio, completamente scollegato da una qualsiasi progettualità che tenda alla formazione e alla riqualificazione lavorativa in relazione e in sintonia con le opportunità offerte dal mercato del lavoro, possa avere un benchè minimo successo. Inoltre, non si capisce come avviene l’incontro tra il beneficiario, con il suo bagaglio attitudinale e di competenze professionali, e il soggetto ospitante e come viene selezionato quest’ultimo, al quale, peraltro, non viene chiesto alcun impegno rispetto al prosieguo e alla prospettiva del tirocinio. E’ facile presumere che, alla fine, tutto si ridurrà in sei mesi di attività lavorativa sottopagata, magari in luogo e in sostituzione dell’assunzione di personale con regolare contratto di lavoro, senza alcuna prospettiva di sviluppo e di stabilità. Ovvero si tratterà di un’opportunità, limitata nel tempo, a beneficio di poche persone, che è quello che sembra: un intervento assistenziale a tutto tondo».

Infine parla di errori e incongruenze: «La delibera prevede che anche il Comune possa ospitare tirocinanti ma questa fattispecie è espressamente vietata dalla normativa regionale che dice “il soggetto promotore non può coincidere con il soggetto ospitante”. Da ultimo, la delibera fa il riferimento al Reddito di Inclusione che però, come è noto, è stato abrogato nel 2019». Sulla mozione: «chiediamo all’amministrazione di riconoscere errori e mancanze e migliorare il progetto. In questa ottica, modificare il titolo dell’intervento in “Misura Anticrisi”. È un fatto che l’amministrazione, sbandierando impropriamente il vessillo della civiltà per dare dignità ad una misura di basso profilo e di ancor minore impatto, finisce con l’alimentare forti aspettative che inevitabilmente saranno deluse».



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