Marche Pride, non solo parata:
“Kiss in” al Varco per i diritti
«Saremo almeno 5mila»

CIVITANOVA - L'arrivo del corteo in partenza dallo stadio oggi pomeriggio avrà come apice dimostrativo il flash mob pensato come dimostrazione solidale nei confronti della coppia pesarese che ha subito una aggressione omofoba. Al centro della manifestazione la richiesta degli attivisti di poter aprire un dibattito sulle questioni ancora non affrontate nel Paese e la garanzia di diritti uguali per tutti i cittadini. In primo luogo la gestazione per altri

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Nella foto da sinistra, Giacomo Galeotti, presidente arcigay agorà Pesaro Urbino, Matteo Marchegiani, tesoriere Marche pride e Arcigay Ancona, Mariacristina Mochi, presidente Marche Pride e Agedo Marche e Cinzia Massetti della Cgil settore nuovi diritti.

di Laura Boccanera

Un “Kiss in” al Varco sul mare fra tutti i partecipanti al corteo per testimoniare la vicinanza e la solidarietà nei confronti dei due ragazzi pesaresi che qualche giorno fa hanno subito un’aggressione omofoba per essersi scambiati un bacio in un fast food. L’arrivo del corteo del Marche pride in partenza dallo stadio di Civitanova oggi pomeriggio avrà come apice dimostrativo il flash mob al bacio pensato come dimostrazione solidale nei confronti della coppia pesarese. conferenza-marche-pride-3-325x244Ma non sarà solo la parata colorata e allegra che ormai da due anni è organizzata da Agedo e Associazione Marche pride. Al centro della manifestazione la richiesta degli attivisti di poter aprire un dibattito sulle questioni ancora non affrontate nel Paese e la garanzia di diritti uguali per tutti i cittadini. In primo luogo la gestazione per altri: «la Madonna è stata la prima gestazione per altri se ci pensate», ma anche i diritti dei bambini delle coppie omogenitoriali, passando per le discriminazioni in ambito lavorativo e sociale delle persone Llbtqi+ che come confermano i dati Istat «subiscono sempre maggiormente dileggi e provocazioni sul luogo di lavoro e si dicono impaurite dal mostrarsi in coppia mentre passeggiano mano nella mano».

Questa mattina per presentare i temi del Pride si è tenuta nella biblioteca comunale una conferenza stampa con gli organizzatori. C’erano Mariacristina Mochi, presidente Marche Pride e Agedo Marche, Giacomo Galeotti, presidente arcigay agorà Pesaro Urbino, Matteo Marchegiani, tesoriere Marche pride e arcigay Ancona e Cinzia Massetti della Cgil settore nuovi diritti.

«Ci aspettiamo non meno di 5mila persone – dicono gli attivisti – ci saranno anche rappresentanti nazionali della Cgil come Sandro Gallittu, referente nazionale Cgil nuovi diritti e sindaci del territorio che ci sostengono come Matteo Ricci di Pesaro. Ma il Pride è sì una festa ma soprattutto un atto politico per parlare di diritti». Non nasconde l’emozione per essere nella sua città Matteo Marchegiani che è civitanovese di origine: «Da civitanovese è emozionante essere qui, anche perché la città è stata accogliente, associazioni, ma anche singoli cittadini si sono messi a disposizione per aiutarci – e tornando di passaggio sulle polemiche dice – i patrocini non sono una validazione delle nostre lotte, ne siamo felici ma ne possiamo farne anche a meno se non ce li concedono, fermo restando che non promuoviamo atti illeciti come la gestazione per altri, ma chiediamo che se ne possa parlare. La manifestazione è un atto politico e fa bene anche a chi non condivide le nostre posizioni». Mariacristina Mochi rappresenta con Agedo i genitori di figli con orientamento sessuale differente e afferma: «il Pride è un luogo per le famiglie, un luogo allegro libero e gentile in cui i nostri figli possono essere se stessi, è il luogo dove chi non ha coraggio viene fuori e pretendiamo rispetto per loro. Ringrazio la città che anche se in modo non ufficiale ci accoglie. Il messaggio che portiamo è di rispetto per tutti, tutte e tutt*. E’ la parata di chi crede nella felicità. Pago le tasse e mi spiace vivere in uno stato che non tutela la sicurezza di mio figlio. Ogni volta che vado a letto sto male per quello che immagino possa succedergli semplicemente perché esprime ciò che è, che possa venire picchiato, come già una volta è successo. Io vorrei uno Stato italiano che riconoscesse che anche i nostri figli producono Pil e abbiano diritto alla sicurezza. Vogliamo il pane, ma anche le rose». E sulla gestazione per altri aggiunge che in Agedo ci sono diverse sensibilità e posizioni, ma tutte nel rispetto reciproco: «nella nostra associazione abbiamo una parte di genitori che non condivide la scelta perché magari di religione cattolica e hanno un’opinione diversa, ma sono persone evolute e non giudicano chi ha un’opinione diversa dalla loro. Io da femminista credo che l’utero è mio e lo gestisco io, se io voglio o non voglio fare un dono è una mia scelta, capisco che è un tema delicato, che può portare a contraddizioni, ma di cui possiamo donare, ma io posso donare e chiedo di farlo in libertà e in sicurezza. Lo Stato deve capire come non farlo diventare un business, come fanno invece le coppie etero. Chiedo di riflettere sulla prima gestazione per altri avvenuta che è quella della Madonna che ci ha donato un grande uomo come Gesù Cristo».

conferenza-marche-pride-2-325x244Di un periodo difficile per le discriminazione omotransfobiche ha parlato anche Giacomo Galeotti presidente Arcigay Pesaro Urbino: «E’ un momento complesso , non solo nella nostra regione – ha detto – come Arcigay abbiamo fatto la proposta di un kiss in quando arriveremo al Varco sul mare, un bacio con chi vogliamo per esprimere solidarietà ai ragazzi che hanno subìto quella aggressione a Pesaro. C’è un movimento reazionario in occidente che sta portando molti Stati a bandire i percorsi di affermazione di genere o pensiamo al movimento transescludente nel Regno Unito. Ma oggi lo spauracchio è la gestazione per altri finito quello per il gender. Nel governo di questo Paese, in questa regione e forse anche in questa città c’è una grandissima ipocrisia perché anche gli etero utilizzano la gestazione per altri».

A concludere con il quadro impietoso dei numeri Cinzia Massetti della Cgil che ha sottolineato come secondo i dati Istat siano in crescita le discriminazioni sul lavoro e l’insicurezza da parte delle coppie omosessuali: «le ricerche dell’Istat confermano un rapporto peggiorativo delle condizioni. 8 persone su 10 hanno subito una micro aggressione in ambito lavorativo, il che significa parole di dileggio e un clima pesante e dispregiativo. Il 71% ha avuto almeno un episodio di discriminazione, il 61,2% delle coppie di fatto o unito civilmente evita di parlare della vita privata in ambito lavorativo e il 74,5% persone con diverso orientamento ha paura a  tenersi per mano col partner per paura di subire una violenza».

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